Un quinto degli scaffali dei supermercati francesi sarà destinato esclusivamente ai prodotti sfusi. È quanto delineato da una proposta di legge voluta dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron che promette una rivoluzione green all’interno della grande distribuzione d’Oltralpe.
Le nuove misure, che mirano a ridurre imballaggi e rifiuti di plastica per incentivare l’acquisto di prodotti “alla spina”, interesserà tutti i punti vendita alimentari con una superficie di oltre 400mq.
Questi store, se la legge ora al vaglio del Senato diventerà definitiva, dovranno dedicare il 20 per cento dei loro scaffali a prodotti sfusi, acquistabili dai clienti solo all’interno di contenitori propri e riutilizzabili.
Addio plastica?
L’obiettivo del governo francese è di sostituire gli imballaggi di plastica con le “refill station”, postazioni interamente destinate a prodotti alla spina. La road map indicata nel dispositivo punta ad un quinto degli scaffali dei supermercati entro il 2030.
La novità fa parte delle misure “sul clima e la resilienza” promosse da Barbara Pompili, ministra della transizione ecologica francese.
“Integrare le questioni ambientali nell’istruzione, nella pubblicità e nel consumo porta l’ecologia al cuore della società, della nostra cultura – ha dichiarato Pompili – Facendo acquisti, acquistando online, insegnando ai nostri figli le cose giuste da fare: tutti possiamo fare la nostra parte nella transizione ecologica”.
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Cittadini protagonisti del cambiamento
La misura arriva dopo l’istituzione di una Convenzione di cittadini composta da 150 persone estratte a sorte, voluta per dare un contributo attivo al raggiungimento dell’obiettivo di abbassare del 40 percento le emissioni di gas serra entro il 2030.
Frutto di uno sforzo inedito, questo progetto di legge rappresenta la concretizzazione delle proposte avanzate dai cittadini stessi. Le misure abbracciano 6 grandi macro temi: consumo, produzione e lavoro, mobilità, edilizia sostenibile, abitudini alimentari ed inasprimento delle pene per reati ambientali.
Tra le varie proposte formulate dai cittadini è arrivata la richiesta che il 50 per cento dei prodotti dei supermercati sia venduto senza imballaggio entro il 2030.
Macron ha fissato la soglia al 20 per cento, considerando che, ad oggi, solo l’1 per cento della merce è venduto sfuso. L’iter è iniziato e manca solo l’approvazione del Senato perché la proposta diventi legge.
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Le voci contrarie
Secondo quanto riportato dal Times, i vertici di diverse catene della grande distribuzione francese prevedono rischi di “caos” con l’implementazione delle stazioni “refill” nei supermercati.
Alle resistenze dei rivenditori, che temono disordine causato dai clienti, si affianca quella dei produttori che lamentano grandi rischi per le campagne pubblicitarie basate su marchi che perderebbero spazio all’interno degli store.
La Francia nel 2017, l’ultimo anno per il quale sono disponibili dati, ha prodotto 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Ben 2,1 milioni di questi provengono dagli imballaggi.
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Il confronto con l’Italia
E nel nostro Paese? Per chi ricorderà il decreto Clima, diventato legge a dicembre 2019, tra le più importanti novità c’erano le “Misure per l’incentivazione di prodotti sfusi o alla spina”, disciplinate dall’art.7, che prevede, in via sperimentale, il contributo a fondo perduto a favore di esercenti commerciali di vicinato e di media struttura per incentivare la vendita di detergenti o prodotti alimentari, sfusi o alla spina. Nel passaggio parlamentare tale contributo era stato esteso anche agli esercenti di grande struttura.
Eppure, a distanza di un anno e mezzo dalla legge, mancano ancora i decreti attuativi. Così le misure sono rimaste finora sulla carta e non si sono mai concretizzate. Allo stesso modo, come abbiamo già raccontato, un altro comma dell’art.7 della legge n°141 del 13 dicembre 2019 stabilisce il diritto del consumatore a portare da casa i propri contenitori con coperchio per alimenti. Nel passaggio si legge che “al fine di ridurre la produzione di rifiuti e contenere gli effetti climalteranti” negli esercizi commerciali “di media e grande struttura” i clienti “possono utilizzare contenitori propri purché riutilizzabili, puliti e idonei per uso alimentare”.
Anche qui, però, alle buone intenzioni non seguono le buone pratiche. A incidere sulla cattiva attuazione, in questo caso, è stato l’arrivo del Covid-19.
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