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venerdì, Novembre 15, 2024

Self-repair, riuso e riciclo. I big dell’hi-tech promettono di allungare la vita dei prodotti

Riparazione fai da te e catene di approvvigionamento green: i piani per smartphone e tablet più “circolari” di Samsung, Google e Vodafone

Lucia Guarano
Lucia Guarano
Giornalista e autrice, ha firmato per Round Robin editrice il romanzo-inchiesta: “La Guerra è finita”, candidato al premio Strega 2016. Ha collaborato con numerose testate internazionali (Al Jazeera English, Al Arabiya, The National, T- Qatar - The New York Times Style Magazine e Qatar Tribune) e nazionali (Giornalettismo, Huffington Post, Apcom). Ha tradotto dall’inglese il graphic novel “La Lucha” (Ed. Verso Books). Nel 2020 ha firmato, “Ilaria Alpi. Armi e veleni, le verità interrotte”, inchiesta a fumetti uscita in edicola, in allegato al Fatto Quotidiano.

Secondo lo studio del Comitato economico e sociale europeo sull’economia circolare, pubblicato nel 2019, utilizzare uno smartphone per un anno in più può ridurre l’impatto di CO2 del device fino al 29%, così come acquistare un prodotto ricondizionato può far risparmiare circa 50 Kg di CO2, il 20% in meno rispetto ad un equivalente smartphone nuovo.

Questi dati confermano come l’innovazione tecnologica non possa limitarsi semplicemente a progettare prodotti e imballaggi più ecologici, ma debba promuovere lo sviluppo di un’economia circolare all’interno del settore tech, limitando la produzione di rifiuti e il loro impatto sull’ambiente. E, come noto, il modo più sicuro per eliminare i rifiuti elettronici è – semplicemente – costruire e acquistare meno elettronica.

In quest’ottica, i big dell’high tech stanno muovendo primi passi per allungare la vita dei loro prodotti. Da Samsung a Vodafone, passando per Google ed Apple, in tanti stanno aprendo a nuove misure per mettere i loro prodotti su una traiettoria più sostenibile. Vediamo nel dettagli alcune delle esperienze emerse recentemente.

Samsung risponde ad Apple self-service per i cellulari Galaxy

Lo scorso anno, Apple aveva sorpreso tutti annunciando un piano di riparazione self-service per iPhone 12 e 13, partito a fine 2021. Un cambiamento importante per un’azienda che negli ultimi anni aveva, per lo più, sempre criticato l’autoriparazione.

Il 31 marzo è arrivata la “risposta” di Samsung: il nuovo programma self-service per i possessori di Galaxy S20, S21 e Tab S7+ con offerta di strumenti, parti e guide per riparare elementi come display, vetro posteriore e porte di ricarica. Il piano prevede, inoltre, l’aggiunta di ulteriori modelli di cellulare che verranno inseriti più avanti.

Il programma, che Samsung ha sviluppato in collaborazione con iFixit, noto sito specializzato nel teardown dei dispositivi mobili, dovrebbe arrivare quest’estate.

Leggi anche: Con i nuovi kit Apple apre al diritto alla riparazione? Gli attivisti: ”Restiamo cauti”

Google: presto componenti riciclate nella gamma dei prodotti

Il colosso di Mountain View sta invece lavorando alla creazione di una catena di approvvigionamento dei rifiuti elettronici più circolare. Google si è infatti impegnata a includere materiale riciclato nel 100% dei prodotti Made by Google entro il 2022 e ad utilizzare plastica riciclata o rinnovabile in almeno il 50 per cento dei suoi prodotti hardware entro il 2025.

“Per Google, una grande azienda tecnologica con grandi richieste di materiali, l’integrazione di componenti riciclati nei propri prodotti impone una pressione sul lato della domanda affinché la catena di approvvigionamento diventi più circolare”, ha spiegato David Bourne, responsabile della strategia per l’economia circolare di Google e membro fondatore del team per la sostenibilità di dispositivi e servizi.

In altre parole, se grandi aziende come Google iniziano ad acquistare materiali riciclati, manderà un messaggio alle fabbriche che esiste un incentivo economico per riciclare questi rifiuti di plastica. Inoltre, secondo Bourne, “la domanda dei consumatori di prodotti più sostenibili stimola le aziende a diventare più sostenibili, scendendo lungo la catena di approvvigionamento”.

Anche Google, al pari di Samsung, ha stretto una partnership con iFixit per fornire componenti hardware per riparazioni fai-da-te degli smartphone (dal Pixel 2 al Pixel 6 Pro). Il programma prenderà il via nei prossimi mesi, con le parti di ricambio acquistabili direttamente dal noto sito e sarà disponibile negli Stati Uniti, in Canada, Australia e in tutti i paesi dell’Unione Europea.

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Vodafone e il riutilizzo dei device

Dalla primavera 2022, Vodafone ha iniziato ad offrire ai suoi clienti un pacchetto di servizi che include assicurazione, supporto tecnico e riparazioni per i dispositivi.

Collegata all’iniziativa, l’operatore ha lanciato anche una nuova piattaforma digitale per favorire la permuta degli smartphone. E proprio in relazione a questa strategia, ha annunciato una partnership con Recommerce, gruppo attivo dal 2009 sul mercato europeo nel servizio di permuta, ricondizionamento e vendita di dispositivi elettronici high-tech usati.

L’offerta prevede, tra le altre cose, l’assicurazione per l’acquisto di un nuovo smartphone, opzioni flessibili di permuta tramite app, servizi di riparazione e vendita al dettaglio di smartphone usati e ricondizionati di elevata qualità.

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Leggi sul diritto alla riparazione: le contromosse delle big tech

Tuttavia, l’implementazione di questi, come di altri programmi, da alcuni è vista come una difesa dei big dell’high tech contro potenziali leggi in arrivo che diano più poteri ai consumatori. Essenzialmente, piani strategici che le aziende utilizzano per dimostrare che, in realtà, sarebbero già dalla parte dei consumatori.

Molte associazioni dei consumatori stanno infatti chiedendo da tempo l’introduzione del diritto alla riparazione, una legislazione che “inchioderebbe” i colossi tech a produrre prodotti di lunga durata che possano essere riparati, con una migliore etichettatura, oltre all’estensione della garanzia.

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