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lunedì, Dicembre 16, 2024

Il servizio idrico italiano spiegato coi numeri

Quanto sono soddisfatti gli italiani del loro servizio idrico? Quanta acqua si spreca lungo gli acquedotti? Quanto investono e quanto guadagnano gli operatori del settore? Qualche numero per raccontarvi il servizio idrico italiano

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Redazione EconomiaCircolare.com

EconomiaCircolare.com ha dedicato, in occasione della giornata mondiale dell’acqua, uno speciale ad una delle risorse più essenziali del Pianeta. Approfittando di un recente report (il Blue Book di Fondazione Utilitatis, la Fondazione delle Utilities italiane, realizzato con Istat e Cassa depositi e prestiti) vi raccontiamo, in cifre, il servizio idrico italiano:

 

16        E’ il valore dell’indice WEI (Water Explotation Index). Questo indice (calcolato dividendo il prelievo idrico annuo per la risorsa idrica rinnovabile media, ossia la pioggia meno l’evotraspirazione) mette in relazione appunto disponibilità e consumo di acqua. Questo valore qualifica l’Italia come un Paese a stress idrico medio, in linea con la Francia e la Germania. Tuttavia, a differenza di questi due Paesi, l’Italia è la nazione europea che consuma di più: il consumo medio pro-capite è di oltre 236 litri/abitante al giorno (dato Istat relativo ai 109 comuni capoluogo di provincia e città metropolitana, 2020);

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86%     Le famiglie residenti in Italia che – secondo l’indagine annuale sulle famiglie ‘Aspetti della vita quotidiana’, condotta da Istat – complessivamente si ritengono molto o abbastanza soddisfatte del servizio idrico (2021). L’anno prima erano state l’87,4%. Marcate le differenze territoriali: molto o abbastanza soddisfatte circa il 92% delle famiglie residenti al Nord, l’84,1% nel Centro e l’82,4% nel Sud; nelle Isole la percentuale scende a poco meno del 70%;

51%     La quota di affidamenti in-house del servizio idrico, sul totale nazionale: l’in-house providing, dunque, è la tipologia prevalente. Seguono gli affidamenti a società quotate (18%), a società miste (12%), e altre gestioni e concessioni a terzi (9%). La restante quota di popolazione risulta servita da gestioni cosiddette “in economia” (10%). In Italia, nel 2022, si osservano 1.560 gestioni in economia, con 8,3 milioni di residenti abitanti serviti: contesti in cui la gestione è controllata direttamente dai Comuni. La gran parte (77%) si trova nel Meridione. Tuttavia, anche nel Nord Ovest se ne osserva un numero significativo, soprattutto nella Valle d’Aosta e in alcune zone della Liguria e della Lombardia;

7,8       I miliardi di euro fatturati complessivamente dagli operatori “industriali” (operatori che gestiscono il servizio in forma societaria). Questi operatori in Italia sono 231 e servono l’83% della popolazione residente. Le analisi di Fondazione Utilitatis hanno stimato appunto un fatturato complessivo nel 2020 di 7,8 miliardi di euro e l’impiego di circa 28 mila addetti;

4          Le procedure di infrazione che l’Italia ha subito per la mancata o inadeguata attuazione alla direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane. Sono 939 gli agglomerati interessati da procedure di infrazione, per un complesso di 29 milioni di abitanti equivalenti (l’abitante equivalente è convenzionalmente definito come la quantità di carico inquinante biodegradabile prodotto ed immesso in fognatura da un abitante stabilmente residente nel centro urbano nell’arco della giornata, Wikipedia). Le non conformità si registrano soprattutto al Sud dove, spiega il report di fondazione Utilitatis, “spesso sono presenti situazioni di assenza o di inoperatività degli enti di governo, o elevati gradi di frammentazione gestionale, sia verticale che orizzontale, con più operatori che insistono in uno stesso ambito”. Non mancano però casi di non conformità anche nelle regioni del Centro e del Nord. Dal 2016 è stato nominato un Commissario unico straordinario con compiti di coordinamento e realizzazione degli interventi funzionali a sanare le inadempienze;

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48,6     Il valore pro capite in euro degli investimenti effettuati dai gestori industriali nel 2019 (+21% rispetto al 2017). Sebbene il trend risulti in crescita, con un tasso medio annuo di poco inferiore al 7%, come sottolinea Fondazione Utilitatis, “il valore nazionale appare ancora lontano dalla media europea di circa 100 euro per abitante”. La situazione nazionale, come è ovvio, è molto diversificata. Si passa infatti dai 49 euro per abitante delle gestioni del Nord Est ai 61,5 delle gestioni del Centro, ai 56 euro del Nord Ovest, mentre il Sud si ferma ad appena 26 euro. Investimento molto minori per le gestioni “in economia”: 8 euro per abitante;

5          I miliardi di euro di valore delle obbligazioni emesse nel 2020 dale utilities italiane per far fronte agli investimenti;

40%     La quantità media delle perdite idriche lungo gli acquedotti italiani. Al Nord si perde il 32% dell’acqua immessa, al Centro il 48%, al Sud il 50%;

4,38     I miliardi del Pnrr italiano destinati ad investimenti nel settore idrico. Il nostro è uno dei Paesi che ha investito di più: la Spagna, ad esempio, ha stanziato 2 miliardi, la Francia 300 milioni;

333      La spesa media, in euro, per un’utenza domestica italiana (3 componenti, 150 metri cubi di consumo). Grandi anche in questo caso le differenze regionali: il Nord registra una spesa media annua di 285 euro, il Centro 405 euro il Sud 343 euro.

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