[di Andrea Turco]
Il mercatino solidale di Emmaus permette il riuso di beni che altrimenti diventerebbero rifiuti, all’interno della Fiera del Mediterraneo
Sinossi
Un’associazione di volontariato che prima di tutto è una comunità: così Emmaus Palermo da quattro anni porta avanti il mercatino solidale dell’usato, unica esperienza del genere in città. Lo fa attraverso un costante lavoro educativo: verso i clienti ma anche verso il Comune che, pur apprezzandone l’importanza sociale, non ne riconosce ancora ufficialmente l’esistenza. Ogni oggetto è frutto di donazione, con il mercatino che gli dà nuova vita attraverso una rivendita a prezzi popolari. Al contrario però di realtà similari, chi sceglie di regalare qualcosa non avrà nessuna percentuale sull’eventuale acquisto. Quel che più conta, però, per i volontari è che qui “si lavora di più per aiutare gli altri”. A loro, considerati gli ultimi della città–ex tossicodipendenti,migranti, poveri-Emmaus dà una chanche che sa di dignità. Nelle parole del presidente Nicola Teresi “da quando siamo qui abbiamo cominciato a carpire i bisogni del quartiere”. Ed è per questo che l’associazione di volontariato offre da un anno anche il tempo d’estate gratuito e il dopo scuola popolare per i ragazzini della zona. Sempre all’insegna dell’idea di comunità.
“L’inverno sta arrivando” sorride Riccardo. Sono le 4 del pomeriggio di un’afosissima estate, quanto più di lontano insomma dalla stagione più gelida dell’anno. Ma la sua citazione di Game of thrones si rifà evidentemente al significato metaforico della frase, anche se rovesciato in chiave ironica. Come ogni martedì, giovedì e sabato, Riccardo si accinge ad aprire il padiglione 3 della Fiera del Mediterraneo, che da cinque anni ospita il mercatino solidale dell’usato. Mica tanto ino, in realtà: circa tremila metri quadrati di spazio in quella che è una delle tante periferie palermitane, proprio sotto il Monte Pellegrino che domina il capoluogo siciliano.
“L’inverno sta proprio arrivando” ripete Riccardo di fronte ai 30 volontari, provenienti da ogni parte d’Italia per dare una mano all’associazione di volontariato Emmaus Palermo, che del mercatino è anima e muscoli allo stesso tempo. È questo infatti il periodo più caldo per chi vuole donare o comprare roba usata. Il padiglione 3 è talmente saturo di cose che forse si fa prima a dire quello che non contiene. Perché qui c’è davvero di tutto: dai libri alle librerie e poi vestiti, giocattoli, mobili, arredi per la casa, dvd, pupazzi, passeggini, bici, divani e tanto altro ancora. Ogni oggetto è frutto di donazione dei palermitani e delle palermitane, che così rivendono ciò che hanno utilizzato attraverso il mercatino. Al contrario però di realtà similari, chi sceglie di regalare qualcosa non avrà nessuna percentuale sull’eventuale vendita. Capita spesso che siano gli stessi volontari di Emmaus a svuotare le case della gente, sempre in maniera gratuita. Si accetta di tutto, purché sia funzionante e in buone condizioni. Il ricavato viene interamente reinvestito nella comunità che autogestisce il mercato, composta da ex tossicodipendenti, migranti, ex carcerati. Coloro che sono considerati scarti della società qui recuperano la dignità, prima ancora di essere valorizzati.
1. COME NASCE UNA COMUNITÀ
E’ l’8 ottobre 2015 quando, dopo anni di faticosi tentativi, a Palermo si realizza un sogno che allo stesso tempo è un aiuto concreto ai tanti poveri che popolano la città. “Li chiamano invisibili, e invece sono visibilissimi” dice Mara, che quel giorno sceglie di percorrere 30 chilometri solo per assistere alla nascita di Emmaus. “Circa 500 volontari da tutto il mondo – ricorda l’associazione di volontariato sul proprio sito – riuscirono, in collaborazione con il Comune di Palermo e molte realtà sociali della città, ad animare differenti quartieri e allestire un grandissimo mercato solidale dell’usato all’interno della Fiera del Mediterraneo, rendendo concreta l’utopia di un’accoglienza autofinanziata all’interno del contesto urbano palermitano. Da allora, centinaia di cittadini continuano a contribuire a questo modello di economia circolare che, permettendo il recupero di merce usata in buono stato, riesce a finanziare accoglienza incondizionata per le persone più deboli, vittime di un impoverimento generalizzato della società”.
A distanza di quattro anni, Mara continua a tornare spesso al mercatino. “Ci trovo davvero di tutto, a prezzi veramente popolari. In questi tempi di perenne crisi non è poco. E ancor di più mi piace l’idea di contribuire, attraverso un semplice acquisto etico, a sostenere persone, idee ed ideali”. Le fa eco Marta, che per il terzo anno consecutivo ha scelto di “gettare alle ortiche le vacanze” (dice sorridendo) per sostenere una realtà sociale lontana 1200 chilometri da Padova, la città dove vive. “Non ero mai stata in Sicilia, il mio primo contatto con l’isola è stato Emmaus. Anche in Veneto faccio volontariato, ma qui è diverso … Quando le cose ti vanno bene in fondo è più facile essere altruisti. Voglio dire, a Palermo ci sono talmente tante di quelle situazioni da cambiare che non sai da dove cominciare. A volte dico che qui ci sarebbe da aiutare prima di tutto se stessi. Invece a Emmaus il precario aiuta il precario, il disoccupato sostiene il migrante e così via”. Non è allora un caso se la parola più ricorrente tra i volontari è proprio comunità.
“Siamo al quinto anno di campo estivo, e i volontari portano ancora un’energia infinita – racconta Nicola, presidente di Emmaus Palermo – Circa la metà di loro sono esperti, nel senso che sono stati qui negli anni precedenti e quindi sanno già cosa fare. Ciò vuol dire che si sentono accolti, perché abbiamo creato una responsabilità collettiva”. Emmaus Palermo, poi, non è solo il mercato.
“Da quando siamo arrivati qui alla Fiera – continua Nicola – abbiamo cominciato a carpire i bisogni del quartiere. Attivando ad esempio il tempo d’estate gratuito, una sorta di doposcuola popolare che ha visto coinvolti l’anno scorso 50 bambini attraverso l’ausilio di 15 nostri volontari. Le mamme poi sono state fondamentali e ci hanno chiesto di continuare l’attività durante l’inverno, impegno che siamo riusciti a mantenere attraverso un progetto di alternanza scuola/lavoro con gli studenti di due istituti. Un’esperienza bellissima che replicheremo già a partire dal prossimo settembre e coinvolgendo ancora più scuole”.
2. “NON E’ TUTTO ROSE E FIORI, MEGLIO COSI’”
Riccardo è tra i soci fondatori di Emmaus Palermo. Rispetto a Nicola parla di meno, di sé dice di essere “uomo d’azione e di serie tv”. A volte capita di dover interpretare certe sue frasi. Succede anche al sottoscritto, che all’inizio rimane un po’ interdetto quando gli sente dire che “non è tutto rose e fiori, meglio così”. Ma basta osservare quel caos calmo che precede la seconda vendita straordinaria in un mese – tutto viene venduto col 50% di sconto – per capire il senso delle parole di Riccardo.
Nonostante la riconosciuta importanza sociale di Emmaus Palermo, il Comune ha sì affidato ai volontari il padiglione 3 ma senza un atto formale. E ciò alimenta le mire di chi su quel posto intende creare profitto. Proprio il contrario di ciò che realizza l’associazione di volontariato. “Lavoriamo 7/8 ore al giorno – dice Nicola – Mediamente il mercatino crea un introito di 80mila euro l’anno. E potrebbero crescere molto di più se il Comune puntasse su di noi come primo centro di riuso in città. Basti pensare che noi raccogliamo in media almeno 100 tonnellate di ingombranti al mese”. Non male per una città che nel 2019 ha raggiunto anche picchi di mille tonnellate di ingombranti in un mese, secondo i dati diffusi da Rap – l’azienda municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti a Palermo.
“Tra l’altro noi in magazzino abbiamo almeno il triplo di quello che viene esposto – osserva ancora Nicola – Oppure penso alle tonnellate di carte e di vestiti che senza la nostra attività andrebbero al macero, o gettati chissà dove. Di fronte a tutto ciò il Comune deve certamente fare un passo in avanti. Ma non è il solo. Penso ad esempio al continuo lavoro educativo che facciamo coi clienti, affinché comprendano che da noi non ci si libera degli scarti o, per volare già più alto, per fare affari. A Emmaus non si rende solo un servizio ma si pratica il mutualismo. Attraverso azioni che sono cerchi concentrici”.
Attualmente i volontari di Emmaus Palermo sono sei: tre sono gli italiani e tre i gambiani. Quando non lavorano per gli altri, come viene ribadito dalle regole affisse sui muri d’ingresso del padiglione 3, vivono presso un bene confiscato alla mafia. Che però ha avuto un iter di assegnazione piuttosto complicato. “Nel 2016 attraverso una vendita straordinaria di Emmaus Europa abbiamo recuperato 40mila euro per mettere l’immobile a norma – racconta Nicola – per poi ritrovarci l’anno scorso con una superbolletta dell’acqua da 7500 euro, che si riferiva tra l’altro alla precedente gestione mafiosa, se così si può definire. Bolletta che abbiamo dovuto pagare noi, nonostante io stesso abbia fatto presente che con quei soldi noi portiamo avanti la nostra comunità per due mesi. Allora forse varrebbe la pena avviare una riflessione più generale sui beni confiscati, affinché da risorsa non diventino un problema”.
3. OBIETTIVI
Del tentativo di diventare ufficialmente primo centro comunale di riuso si è già detto, così come delle trattative col Comune per un riconoscimento ufficiale dell’esperienza di Emmaus. Ma sono davvero tanti gli obiettivi che la comunità palermitana vuole realizzare. A volte sembrano davvero difficili da realizzare, considerando che nello statuto l’associazione di volontariato ha stabilito di non voler partecipare a bandi o progetti di qualsivoglia natura o ente, per poter mantenere la propria indipendenza e il proprio ruolo di supporto senza mediazioni a chi è in difficoltà. “Vogliamo realizzare un padiglione interamente ecologico – sostiene Nicola – con pannelli fotovoltaici che permettano non solo di avere energia per noi ma, come è proprio nello spirito di Emmaus, di donarlo anche al resto della Fiera. Inoltre vogliamo ulteriormente rafforzare le nostre collaborazioni con le altre realtà sociali, da Libera ad Addiopizzo fino a Mediterranea, alla quale forniamo i vestiti. E ci piacerebbe, perché no, essere ancora di più punto di riferimento per il mondo del cinema e della tv. Non molti lo sanno, ma molte produzioni che in questi anni hanno girato a Palermo sono venute da noi per allestire i propri set: da Pif a Bellocchio per l’ultimo film su Buscetta”.
Charles Bukowski una volta scrisse che “la gente è il miglior spettacolo del mondo, e non si paga neanche per vederlo”. Mi piace pensare che avesse in mente esperienze come quella di Emmaus.