La Camera ha approvato martedì 13 marzo a larghissima maggioranza (i voti a favore sono stati 409, un solo contrario, 22 gli astenuti, tutti di Fratelli d’Italia) una mozione che torna sulla questione del deposito nucleare nazionale, dopo le roventi polemiche sulla pubblicazione della Cnapi (la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari) e dopo gli emendamenti al milleproroghe che hanno allungato i tempi per la presentazione di osservazioni alla Carta.
Principali obiettivi della mozione, che vincola il governo, sono ottenere una maggiore coinvolgimento di territori e comunità, anche allargando la platea di soggetti che possono partecipare; prevedere, per il progetto del deposito, garanzie di sicurezza aggiuntive e ridondanti; approfondire il tema delle aree insulari e valutare l’esclusione dei territori patrimonio dell’umanità Unesco; avviare, contestualmente all’iter per il deposito, i processi per lo smantellamento dei depositi provvisori.
Nel frattempo – mentre i deputati delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera, in audizione con l’amministratore delegato di Sogin, Emanuele Fontani, hanno auspicato che il seminario nazionale sul deposito nucleare si tenga in presenza e non online – si avvicina il termine per la presentazione delle osservazioni alla Cnapi. Dopo che il Milleproroghe ha portato da 60 a 180 giorni, infatti, la fine della consultazione pubblica cadrà il 4 luglio. In attesa di quella data, intanto, Puglia e Sardegna hanno fatto sapere di aver già inviato a Sogin le controdeduzioni.
La Commissione Ecomafie, inoltre, il 30 marzo ha approvato all’unanimità la relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia, che, oltre a benedire il deposito unico nazionale, evidenzia alcune criticità nella gestione attuale delle scorie.
Seminario pubblico: più spazio a territori e comunità.
La mozione unitaria di maggioranza sul deposito nucleare, approvata dopo una complessa riformulazione che mettesse d’accordo tutte le anime della compagine di governo, ha ribadito alcuni concetti e introdotto alcune novità sulle quali la Camera impegna il governo.
Tra cui:
- Tutte le fasi che porteranno alla localizzazione del deposito e del Parco tecnologico dovranno essere “caratterizzate dalla concertazione e condivisione con le Regioni, i territori e le comunità locali interessate”. Al seminario pubblico dovranno partecipare anche i Comuni “non direttamente interessati ma comunque limitrofi rispetto alle aree individuate come potenzialmente idonee”, nonché enti parco nazionali e regionali presenti nei territori interessati, associazioni territoriali, Insomma un importante allargamento della platea;
- Si dovranno ampliare i termini per presentare osservazioni dopo la conclusione del Seminario nazionale;
- Il Parlamento dovrà essere informato preventivamente di tuti i passaggi dell’iter, inclusi gli eventuali accordi con le Regioni, e i previsti benefici economici connessi alla realizzazione delle opere;
- Nelle valutazioni sulle aree idonee si dovranno ampliare ulteriormente le metodologie di indagine, coinvolgendo anche le strutture universitarie La Camera, dunque, parrebbe insinuare qualche dubbio sulle valutazioni di Sogin;
- Si richiedono maggiori approfondimenti riguardo i siti nelle due isole maggiori, per gli ovvii limiti legati ai trasporti per mare; E insieme di “valutate le esclusioni delle proposte relative all’ubicazione delle aree nei siti definiti dall’Unesco Patrimonio dell’umanità”;
- Nella progettazione del deposito si dovranno fare le stime più cautelative possibili sulle precipitazioni e sugli eventi meteoclimatici estremi. Anche le strutture antisismiche dovranno essere “molto più cautelative di quelle previste dalle più rigorose norme vigenti per impianti nucleari”;
- Verificare se, nell’elaborazione della Cnapi, siano state presi in considerazione le aree militari dismesse o in fase di dismissione, le aree destinate a siti produttivi dismessi o in corso di dismissione;
- Si dovranno debitamente informare gli enti territoriali sulle “effettive e congrue” compensazioni economiche previste per chi ospiterà il deposito e il Parco tecnologico.
Oltre a misure sul deposito nucleare, la mozione della Camera impegna il governo anche a:
- Mettere in campo “tutte le iniziative utili […] volte a definire risorse, modalità e tempi certi relativamente allo smantellamento alla messa in sicurezza alla bonifica completa e al ripristino ambientale di tutti i siti temporanei” che oggi ospitano i rifiuti radioattivi;
- Adottare prima possibile le norme attuative del decreto legislativo 31 luglio 2020 n.101, in attuazione della direttiva 2013/59/Euratom che aggiorna a rivede tutte le norme europee per la gestione e la sicurezza dei rifiuti radioattivi;
- Rivedere i criteri attualmente previsti dalla normativa vigente in materia di compensazioni a favore dei siti che attualmente ospitano centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare.
“Lazio baricentro nazionale”, secondo Sogin. Ma “nulla è deciso”
Prima dell’approvazione della mozione, il 6 marzo il Parlamento ha ascoltato, in audizione nelle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera, l’amministratore delegato Sogin. Dal punto di vista del trasporto delle scorie verso il deposito nazionale, ha affermato tra l’altro Emanuele Fontani, il Lazio è la Regione “più interessante perché baricentrico sul territorio nazionale”. Ha poi spiegato: “È preferibile avere meno distanza da dove ci sono rifiuti”. Queste parole dell’Ad di Sogin hanno costretto la società responsabile della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi a precisare: la frase “era riferita alla mera valutazione della distanza dai siti che attualmente ospitano i rifiuti radioattivi sul territorio nazionale. Tale considerazione era, pertanto, del tutto esemplificativa e finalizzata a sconfessare che esistano già scelte precostituite”. La Sogin spiega che “l’esempio era volto a evidenziare che nulla è deciso.
La Puglia rimanda al mittente le candidature Sogin
La giunta pugliese ha approvato, il 29 marzo scorso, il documento tecnico con le osservazioni relative al progetto preliminare del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e alle le ipotesi di localizzazione che coinvolgono i comuni pugliesi di Laterza, Gravina in Puglia, Altamura. La sintesi del documento – frutto del lavoro del tavolo di coordinamento istituito dall’esecutivo regionale – la fornisce il presidente della Regione, Michele Emiliano: “Il documento che oggi la giunta ha approvato è il risultato di un importante e corposo lavoro che ha dimostrato scientificamente e sulla base di dati, analisi e recenti studi, la inadeguatezza delle valutazioni di Sogin, spesso non riferibili all’attuale conoscenza scientifica delle caratteristiche idrogeomorfologiche e sismiche dei siti individuati”. La Regione, spiega ha supportato i Comuni interessati dall’ipotesi di deposito “ad esprimere in maniera tecnica e scientifica la propria contrarietà”. Se il documento non bastasse a scongiurare le candidature, aggiunge Emiliano, “siamo pronti a mettere in campo qualunque azione, politica e legale, a tutela della salute dei cittadini e della bellezza e biodiversità di un Parco nazionale, che rappresenta uno dei luoghi più singolari del Mediterraneo”.
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La Sardegna: abbiamo già dato
Il via libera in giunta alla delibera sulle osservazioni della Regione alla Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee è arrivato il 26 marzo. “Ho dato mandato alla Direzione generale della presidenza di trasmettere alla Sogin le osservazioni della Regione, corredate degli allegati tecnico scientifici”, afferma il governatore Christian Solinas. Il Comitato tecnico scientifico, spiega “ha svolto un lavoro di approfondimento estremamente gravoso, procedendo all’elaborazione di osservazioni riguardanti i trasporti, la radioprotezione, gli insediamenti antropici e gli aspetti paesaggistici e archeologici, geologici, geostrutturali, idrogeologici, le valenze agrarie e naturali del territorio sardo”. Scontate le conclusioni: “L’intero territorio regionale appare non idoneo ad ospitare il deposito, sia per l’aggravio di costi legati al trasporto via mare dei rifiuti stessi, che per i peculiari pericoli per l’ambiente marino e costiero, e per la popolazione, derivanti da potenziali incidenti durante le fasi di trasporto e stoccaggio”. In particolare, dalle analisi svolte dal Comitato, sarebbero emersi elementi di natura geologica che confliggono con le analisi della Sogin: tutte le aree individuate nella Cnapi sarebbero “caratterizzate dalla presenza di una falda acquifera superficiale di importanza strategica per il compendio agro-zootecnico, che costituisce la vocazione economica principale del territorio”. Ci sono poi le considerazioni politiche del presidente della Regione: “La Sardegna ha fatto da sempre, generosamente, la sua parte quando si è trattato di supportare la Nazione e di tollerare dei sacrifici in nome del bene comune del Paese. Sia sufficiente ricordare, in quanto dato obiettivo, riscontrabile e manifestamente sproporzionato, che circa il 65% di tutto il territorio nazionale asservito a scopi militari si trova in Sardegna”.
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La relazione della Commissione Ecomafie sui rifiuti radioattivi
La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (Commissione Ecomafie) ha approvato all’unanimità, il 30 marzo, la relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse (relatori: Stefano Vignaroli, Pietro Lorefice, Rossella Muroni).
Il lavoro d’indagine, svolto tra il 2019 e il mese di marzo 2021, ha messo in luce diverse criticità di gestione, in particolare su alcuni siti specifici, e criticità normative. Sia in termini di decreti attuativi mancanti, come il decreto interministeriale per l’entrata in vigore delle Convenzioni internazionali sulla responsabilità civile nucleare. Sia rispetto al recepimento della direttiva europea 2013/59: il decreto legislativo 101/2020, infatti, “introduce rilevanti modifiche e risolve importanti situazioni, ma contiene ancora errori, introduce talune incertezze operative, rinvia a numerosi decreti applicativi”, si legge nel documento.
I problemi di Saluggia
Il lavoro di indagine della Commissione Ecomafie ha inoltre ricostruito la situazione di alcuni siti che ospitano rifiuti radioattivi e che versano in condizioni non adeguate, a volte critiche. Come l’impianto di cementificazione di rifiuti liquidi CEMEX di Saluggia, dove le attività che porteranno alla solidificazione dei rifiuti liquidi stanno subendo notevoli ritardi. Oppure, ancora a Saluggia, nel deposito Avogadro dove è conservato combustibile esaurito: sito per il quale, a causa di ripetuti problemi, la Commissione prospetta la possibilità di sistemazioni alternative in caso di rotture o guasti della piscina che ospita i rifiuti. Sempre a Saluggia, nel deposito LivaNova Site Management, è in corso un’inchiesta della Procura di Vercelli sull’interramento di fusti. Nel deposito CEMERAD di Statte (Taranto), invece, l’urgente lavoro di bonifica e ripristino reso necessario da una situazione che non assicurava una gestione dei rifiuti in sicurezza, ha subito una brusca frenata a causa della mancata erogazione di fondi. Tra le attività che, di conseguenza, non sono più garantite, la vigilanza armata 24 ore su 24, ritenuta necessaria dalla Commissione.
In generale, conclude la Commissione, “si ritiene che quanto prima debbano essere individuati meccanismi per tenere sotto controllo ed avviare a soluzione i problemi alla base della mancata applicazione di provvedimenti legislativi o della mancata gestione di situazioni note che richiedono interventi”. Anche grazie ad una “maggiore efficacia e tempestività di intervento da parte degli organi di Governo e delle amministrazioni ad essi collegate, soprattutto quando essi devono agire in maniera coordinata e concertata”.
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