Ventisette milioni in quattro anni per “contenere la produzione di rifiuti in plastica”, “favorirne la raccolta selettiva” e “migliorarne l’intercettazione e il riciclo”. Il tutto attraverso le cosiddette macchinette mangiaplastica, gli eco-compattatori per bottiglie in PET. È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 ottobre scorso il cosiddetto decreto Mangiaplastica firmato lo scorso due settembre dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Il decreto permette, a quasi due anni dalla promulgazione, di dare corso ai finanziamenti in favore dei Comuni previsti dal decreto Clima (decreto legge 14 ottobre 2019, n. 111, governo Conte II). Superati, parrebbe, i primi dubbi legati alla tipologia di macchinari da finanziare, restano quelli sull’opportunità e utilità di avviare questa sperimentazione mentre l’Italia ha già dichiarato che avvierà un sistema di deposito su cauzione per gli imballaggi delle bevande (DRS, Deposit Return System). E resta l’impressione – alimentata anche dall’inserimento quasi fortuito del DRS nel decreto Semplificazioni – di navigare a vista senza una strategia precisa.
Decreto clima
Il decreto Clima del 2019 istituiva il fondo “Programma sperimentale Mangiaplastica” con una dotazione appunto di 27 milioni da distribuire ai Comuni negli anni dal 2019 al 2024. Obiettivo, sostenere “progetti finalizzati all’acquisto di eco-compattatori, ai fini dell’ottenimento di un contributo corrisposto sino ad esaurimento delle relative risorse e nel limite di uno per comune ovvero di uno ogni 100.000 abitanti”. Solo pochi giorni fa è il decreto del Mite che regolamenta il bando.
I fondi
Il decreto conferma 16 milioni per il 2021 (i fondi previsti dal decreto Clima raggruppando per l’anno in corso gli stanziamenti per il 2019 e 2020), 5 per il 2022, 4 per il 2023 e 2 per il 2024. Come accennato sarà finanziato 1 compattatore ogni 100mila abitanti, e ai Comuni vincitori del bando verranno assegnati fino ad un massimo di 15.000 euro (in due rate: anticipo e saldo) per l’acquisto di un eco-compattatore di capacità media (sotto i 30 kg di capienza o le 1000 bottiglie da 1,5 litri), e fino a 30.000 per uno di alta capacità (sopra quella soglia).
“Una cifra considerevole per coinvolgere i Comuni nella grande sfida che è quella del trattamento della plastica”, ha scritto qualche settimana fa in un comunicato stampa la sottosegretaria alla Transizione ecologica Vannia Gava (Lega). “Si tratta di un programma sperimentale in cui crediamo molto – prosegue -: Il vero nemico dell’ambiente, infatti, non è la plastica, ma la mancanza di impianti e di organizzazione di una gestione industriale dei rifiuti”.
I Comuni beneficiari si impegnano a mantenere i macchinari in uso per almeno tre anni e a fornire al Ministero della transizione ecologica, “su base annuale e per almeno tre anni, le informazioni utili a verificare l’efficacia e la sostenibilità del programma sperimentale in oggetto”. Informazioni che serviranno a valutare la sperimentazione.
I destinatari e le scadenze
Il bando è rivolto ai Comuni (nel tempo saranno esclusi dall’erogazione quelli che ne avranno beneficiato l’anno precedente) che dovranno presentare – su una piattaforma dedicata – un’istanza con la descrizione del progetto. La documentazione andrà presentata entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta per i fondi relativi al 2021, e poi per gli anni successivi nella finestra dal 31 gennaio al 31 marzo. Come si è detto si accede in ordine di presentazione, fino ad esaurimento dei fondi.
Il ministero fa sapere, inoltre, che verrà attivato un call-center dedicato all’assistenza tecnica per la compilazione della domanda (ma sul sito web non è indicato un numero specifico).
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L’istruttoria
I progetti presentati verranno sottoposti a una istruttoria, condotta della Direzione generale Economia Circolare del ministero, i cui risultati saranno pubblicati sul sito del ministero entro 90 giorni dal termine di presentazione delle istanze. Si può aspirare ai fondi solo se non si è stati tra i vincitori del bando l’anno precedente.
L’istruttoria condotta dei tecnici del Mite servirà a valutare le domande, attribuendo a ciascun progetto un massimo di 60 punti.
I criteri più rilevanti saranno l’efficacia dei servizi di ritiro (numero di ritiri programmati e utenza servita, efficienza di trasporto e avvio a riciclaggio: da 0 a 25 punti); e le misure di sensibilizzazione ambientale messe in campo (da 0 a 10 punti). Peseranno poi da 0 a 5 punti ciascuno il dimensionamento degli eco-compattatori rispetto agli abitanti; la loro localizzazione sul territorio comunale (punteggio minimo se collocati in luoghi isolati e difficilmente raggiungibili, punteggio massimo se ubicati in luoghi molto frequentati); gli eventuali strumenti di incentivazione al conferimento nell’eco-compattatore. Fino a 10 punti, infine, verranno attribuiti sulla base dei risultati attesi.
Per valutare i progetti, ad esempio, nelle schede da inviare al Mite (il cui formato è indicato negli allegati del decreto) andranno fornite anche informazioni sulle specifiche tecniche dell’eco-compattatore, sulla sua manutenzione e su come le attività di raccolta si integreranno con il servizio di raccolta attualmente vigente nel Comune. Viene ad esempio chiesto di indicare se il soggetto incaricato allo svuotamento sarà il gestore della raccolta differenziata o un soggetto diverso; qual è la raccolta stimata ogni mese e il numero di svuotamenti previsti. Il tutto, presumibilmente, per evitare che i materiali raccolti dalle macchine mangiaplastica incontrino, una volta raccolti, una strozzatura per arrivare nei flussi del riciclo.
La revoca
I fondi assegnati possono essere revocati nel caso il Comune non acquisti l’eco-compattatore entro 180 giorni dalla prima rata del finanziamento; nel caso il Mite, durante attività istruttoria per l’erogazione della seconda rata, riscontri che la documentazione non è adeguata e, infine, in caso di mancata realizzazione del progetto.
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Le perplessità
L’idea di finanziare eco-compattatori aveva sollevato qualche dubbio che si appuntava sulla mancata definizione di questi macchinari. Nel nostro Paese, spiega a EconomiaCircolare.com chi si occupa di produrli e commercializzarli, i modelli presenti sono molto diversi tra loro. E vanno da quelli in grado solo di contabilizzare le aperture dello sportello per l’inserimento e poi compattare ciò che viene inserito, senza verifica sui materiali in ingresso (quindi se si inserisce una lattina viene compattata anch’essa); a quelli che invece sanno discernere – attraverso codice a barre, forma e peso – cosa viene affidato alla macchina (fino a dividere le bottiglie per colore) e poi fare una rendicontazione digitale precisa dei conferimenti. È evidente che gli strumenti del primo tipo non portano vantaggi ambientali né economici (sui i materiali raccolti andrebbe fatta comunque una selezione, che ha un costo e produce scarti da smaltire).
Il decreto Mangiaplastica, però, da questo puto di vista chiarisce quali macchinari verranno finanziati: “Ai fini del presente decreto per eco-compattatore si intende un macchinario per la raccolta differenziata di bottiglie per bevande in PET, in grado di riconoscere in modo selettivo le bottiglie in PET e ridurne il volume favorendone il riciclo”. Quindi macchina per la selezione e il compattamento.
Fugata, parrebbe, questa preoccupazione, resta tra gli addetti ai lavori la domanda dell’utilità di avviare una simile sperimentazione quanto il nostro Paese ha già deciso – anche se siamo all’inizio del processo e date per l’avvio ancora non ne circolano – di adottare un sistema di deposito su cauzione, finalizzato al riciclo, di bottiglie in plastica, vetro e lattine.
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