“I cammini dolci sono molto diversi dagli itinerari dell’escursionismo classico montano e del trekking, come il Sentiero Italia o le Alte Vie: sono cammini che permettono di ammirare sia ambienti naturali che centri storici e che entrano letteralmente dentro i piccoli borghi, scrigni preziosi di cultura, storia e tradizioni”, ci spiega Paolo Piacentini, fondatore e ex presidente nazionale di Federtrek, ente di promozione sociale che ha come missione far crescere in Italia la consapevolezza di quanto camminare contribuisca al benessere individuale e collettivo.
E continua: “Dal 2016, anno in cui i cammini dolci sono iniziati ad essere conosciuti ed apprezzati in tutta la Penisola, ne sono stati scoperti moltissimi dal valore storico culturale immenso: permettono difatti a chi si mette in cammino di calarsi fisicamente e psicologicamente dentro un territorio, creando uno scambio e una connessione autentica tra popolazioni locali e viandanti”.
Ecco dunque sei nuovi cammini, che sono stati recentemente aperti e che hanno un altissimo valore umano, ambientale e sociale.
1. Il cammino per un nuovo umanesimo – da Arcidosso (Monte Amiata) a Montorio Romano in 13 tappe
Il cammino per un nuovo umanesimo parte da Arcidosso, nel cuore dell’Amiata e arriva fino a Montorio romano, attraversando borghi, riserve naturali, aree faunistiche, le gole del Nera fino ai Monti Sabini. Tutte le tappe vanno dai 15 ai 25 chilometri e sono raggiungibili con i mezzi pubblici, quindi fattibili anche in giornata. In totale sono 260 chilometri tra Toscana, Umbria e Lazio, passando per la via Francigena (vai alla pagina Facebook).
“È un cammino che unisce alla scoperta di un territorio naturale favoloso, una forte dimensione spirituale”, ci racconta Paolo Piacentini, che lo ha ideato personalmente. È legato alla figura di un mistico, un’asceta, di nome Davide Lazzaretti, che proprio nel territorio di Arcidosso, precisamente sul monte Labbro, fondò la sua comunità ascetica, quella dei giurisdavidici.
“Durante il cammino – continua – proponiamo delle pause di riflessione, con delle letture su Davide Lazzaretti, ma anche su Padre Ernesto Balducci, altra figura dalla forte carica spirituale e simbolica, originario di Santa Fiora, un bellissimo borgo medievale vicino ad Arcidosso”.
Si tratta di una novità nello scenario dei cammini italiani perché permette di accendere un riflettore sulla capacità dei territori locali di resistere e creare pratiche ed esperienze fruttuose di sostenibilità ambientale con un occhio rivolto anche alla dimensione spirituale, interna, presente in ogni essere umano.
Piacentini sottolinea che si tratta di “un un cammino interessante perché riporta all’attenzione della società le realtà territoriali locali, le associazioni, le istituzioni locali e religiose. Proprio per questo motivo, abbiamo scelto di raccontare il cammino e la sua genesi attraverso un Manifesto, Il Manifesto per un Nuovo Umanesimo, in cui si spiega la volontà di far emergere attraverso questo nuovo percorso in tappe, tutte le realtà territoriali e locali che fondano la loro pratica sull’attenzione alla sostenibilità ambientale vera e accendere un riflettore sulle tantissime e significative esperienze di economia circolare e legame col territorio che si incontrano durante le varie tappe”.
2. Il cammino del Duca – da Urbino a Gubbio in 5 tappe
Il cammino del Duca è il primo cammino in Italia ideato da un’Università, l’Università di Urbino, insieme al CAI di Montefeltro e di Gubbio: un cammino breve, di sole 5 tappe, che prende il nome proprio da Federico di Montefeltro e che attraversa i territori dell’antico ducato con un percorso che collega le due città principali del dominio del Montefeltro, partendo da Urbino, che ne fu capitale dal 1226 al 1631, per terminare a Gubbio, città natale del Duca Federico. I punti ideali di partenza e di arrivo di questo percorso sono i Palazzi Ducali edificati al centro delle città (vai alla pagina Facebook).
“È un cammino particolare e all’avanguardia, – precisa Paolo Piacentini, – pensato appositamente per coinvolgere le popolazioni locali che lo vivono. Con il prezioso aiuto del Dipartimento di sociologia, geografia, di storia economica dell’Università di Urbino, ma anche di storia medievale e geologia, infatti, ci si è concentrati sul cammino a 360 gradi, approfondendo gli aspetti storici culturali che lo attraversano, al fine di ampliare la conoscenza che le popolazioni locali hanno del loro stesso territorio. L’università in questo ha giocato un ruolo molto importante, perché ha messo a disposizione la sua expertise per coinvolgere le comunità locali stesse in questo percorso di riscoperta del territorio e della storia locale”.
3. Il cammino delle Terre Mutate – da Fabriano (Marche) fino all’Aquila in 14 tappe
Il cammino delle Terre Mutate è uno dei cammini emotivamente più forti da attraversare ed è il primo cammino solidale d’Europa: percorre infatti tutti i luoghi del sisma del 2016/2017 passando da L’Aquila, Accumoli, Amatrice, Norcia e Campotosto (visita il sito ufficiale).
“È stato aperto e realizzato – afferma Piacentini – appositamente per collegare i luoghi del sisma del 1997 tra Umbria e Marche con quelli dell’Aquila del 2009. Nel 2016, mentre il cammino era in fase di apertura e sistemazione, scoppia il terribile terremoto che spazza via parti di territorio e lo modifica radicalmente, durante l’apertura stessa del cammino: per questo è stato chiamato cammino delle Terre Mutate. Il cammino ha anche una guida editata da Terre di Mezzo che è molto utile e nasce appunto come cammino solidale, per riportare nei luoghi colpiti dal sisma un turismo sano, che aiuti concretamente i borghi a rinascere e che stimoli una microeconomia solidale in grado di consentire alle popolazioni locali di sopravvivere anche dopo la catastrofe abbattuta su quei luoghi. È un cammino molto importante perché porta le esigenze di chi vive quei territori martoriati ad essere conosciute e consente un reciproco scambio di esperienze, racconti e narrazioni”.
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4. Il cammino dei Borghi Silenti – 5 giorni nei borghi dei Monti Amerini (Umbria)
Il cammino dei Borghi Silenti si snoda tra piccolissimi borghi dell’Umbria sulle pendici settentrionali dei Monti Amerini. È un cammino della durata di 5 giorni, percorribile anche in mountain bike, ideato da un giovane ragazzo, Marco Fioroni, e in cinque tappe attraversa luoghi incontaminati e piccoli borghi medievali umbri ancora intatti. Prende il nome dalla sua caratteristica più peculiare: il silenzio e il costante contatto con la natura. Attraversa infatti boschi di lecci e castagni che lasciano il passo ad antiche mura e centri di piccoli paesi: una fusione perfetta tra natura, storia e cultura.
Sul sito ufficiale del cammino si legge: “Il camminatore che saprà ascoltare il silenzio che lo circonda, sarà in grado di effettuare un viaggio fuori dal tempo e dallo spazio, come in una sorta di macchina del tempo: si percorre con buone gambe ma soprattutto con un gran cuore!”.
5. Il cammino Francescano della Marca – da Assisi ad Ascoli Piceno in 9 tappe
Il cammino francescano della Marca nasce nel 2016 e va da Assisi ad Ascoli Piceno, unendo due regioni bellissime d’Italia, Umbria e Marche, e 17 comuni, nel nome del Santo ambientalista per eccellenza: San Francesco da Assisi (vai al sito ufficiale).
Sono in tutto 167 chilometri, da percorrere a piedi per sterrati e sentieri attraverso l’Appenino Umbro-Marchigiano e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ripercorrendo una delle vie che San Francesco utilizzò ottocento anni fa per le sue predicazioni nelle Marche meridionali. Lungo il cammino vi sono 3 strutture per i Pellegrini chiamate Spedali, che danno ospitalità ai viandanti: sono a Comunanza, Venarotta ed Ascoli Piceno.
“Si tratta di un cammino spirituale, – prosegue Piacentini – che ricalca le strade dove camminò 800 anni fa San Francesco, passando da gole, fiumi, boschi, cascate, come quelle del Menotre e paludi, come quelle del Parco Naturale di Colfiorito. Le tappe dell’itinerario sono 9 e contano dai 10 ai 30 chilometri di cammino al giorno”.
6. Il cammino dei briganti – in Abruzzo in 7 giorni ripercorrendo le tappe del brigantaggio
Il cammino dei Briganti è un cammino ad anello percorribile in sette giorni, a quote medie (tra gli 800 e i 1300 metri di quota) sulle orme dei briganti della Banda di Cartore tra la Val de Varri, la Valle del Salto e le pendici del Monte Velino (vai al sito ufficiale).
“Il territorio attraversato da questo cammino, – ci spiega Paolo Piacentini, – è un territorio di confine, oggi tra Abruzzo e Lazio, ieri tra Stato Pontificio e Regno Borbonico. I briganti vivevano sul confine per passare da una parte all’altra, a seconda della minaccia che incombeva su di loro. Il cammino, snodandosi fra sentieri e boschi, mette in luce le caratteristiche del brigantaggio italiano, legato a doppio filo ad un’idea di difesa delle proprie Terre rispetto all’invasore straniero, in questo caso i Sabaudi, che avevano costretto il popolo a entrare nell’esercito. Erano spiriti liberi, che non volevano assoggettarsi ai nuovi padroni, e per questo erano entrati in clandestinità”.
Natura e ambiente al centro dei cammini, ma anche benefici economici e sociali per borghi e popolazioni locali
Cammini come quelli citati sono importanti a livello sociale e umano, perché si snodano in territori inesplorati, poco conosciuti o martoriati da catastrofi ambientali, come il cammino delle Terre Mutate. Divengono fondamentali però anche sotto un altro punto di vista, quello ambientale, perché permettono di comprendere come in molte zone l’azione dell’uomo debba necessariamente tenere conto del paesaggio, della natura, del terreno sul quale si cammina.
Continua a spiegarci Paolo Piacentini: “questi cammini consentono di mappare i luoghi e fare monitoraggio, per valutare la salute dei boschi, dei fiumi e degli elementi naturali. Alcuni cammini più di altri diventano così elementi di aiuto nella prevenzione dei rischi ambientali e nella conoscenza diretta del territorio. L’enorme vantaggio di un tipo di cammini come questo è dato dai benefici economici e sociali che ricadono a pioggia sulle comunità locali, che lavorano e vivono in loco. Alberghi, ristoranti e locande si aprono quindi al turismo slow e permettono un effettivo scambio fra chi visita un luogo e chi lo vive, lontano dalle folle e dal turismo mordi e fuggi”.
Il cammino degli Dei è il Cammino che, in questo senso, ha fatto letteralmente scuola rispetto a tutti gli altri, con più di 40 bed and breakfast aperti lungo la strada, 15 mila passaggi soltanto nel 2021 e 4 milioni e mezzo di euro di indotto lungo il suo tragitto, che va da Bologna a Firenze. Il vantaggio di alberghi, ristoranti e popolazioni locali è stato infatti enorme: si sono sviluppate microeconomie di sostenibilità ambientale che sostengono le popolazioni locali rispettando l’ambiente e la natura.
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A che punto è la governance in Italia sui cammini e la mobilità dolce
In Italia al momento non esiste né un ministero né una legge nazionale che disciplini su cammini e sentieri (come per esempio avviene da tempo Francia) e in generale sulla mobilità dolce.
“Questo fa sì che ci sia una forte confusione, – afferma Piacentini – essendo la governance poco chiara e i criteri regionali caotici, anche rispetto all’attribuzione delle competenze e delle responsabilità rispetto a tematiche molto importanti, quali ad esempio la manutenzione della segnaletica o dei sentieri stessi, che spesso viene realizzata dai volontari e abitanti del luogo o da chi ha deciso di aprire il cammino. Per esempio, il cammino dei Borghi silenti, sui monti amerini, esiste perché il ragazzo che l’ha scoperto e ideato ha messo in totale autonomia le tracce, che vanno scaricate per orientarsi. Stesso discorso vale per l’accoglienza dedicata ai viandanti (ostelli, rifugi, ristoranti etc..), che, per esempio lungo il cammino di Santiago, è pensata e strutturata per essere alla portata economica di tutti, mentre in Italia no. Questo fa sì che non sia così semplice strutturare un cammino e permettere a tutti di percorrerlo in totale autonomia e sicurezza. I cammini, per loro stessa natura, devono essere percorribili da tutti, anche da chi non ha soldi in tasca. Ognuno li arricchisce con la propria anima o con una donazione spontanea. L’auspicio è quindi quello che si arrivi all’implementazione di una legge nazionale che faccia ordine e aiuti le centinaia di persone che in autonomia tengono vivi e percorribili queste vie verdi nel nostro Paese”.
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Come organizzare un viaggio a piedi
Ci sono alcune accortezze da tenere a mente per organizzare un viaggio a piedi, lungo uno dei cammini che vi abbiamo raccontato o in generale nel nostro Paese.
- È necessario scaricare tracce e mappe sul cellulare in modalità offline, così da poterle consultare anche senza linea. Dopodiché è necessario accertarsi che sia ben tracciato il percorso sul territorio, affidandosi al sito web dedicato o scaricando app specifiche che consentano di avere sempre a disposizione le mappe durante il cammino, come outdoor active. Questo perché a volte le segnaletiche orizzontali o verticali mancano o si danneggiano, e bisogna essere comunque in grado di mantenere il tracciato, per non perdersi.
- Importante è poi identificare nelle mappe le sorgenti di acqua dolce, dove è possibile ricaricare le borracce (sempre meglio portarne più di una, per non rischiare di rimanere senza acqua e quindi rischiare la disidratazione, soprattutto d’estate).
- Dato che alcuni cammini sono più impegnativi di altri, è necessario informarsi prima di intraprendere il cammino sui dislivelli presenti e sul meteo previsto per i giorni a seguire e organizzare di conseguenza l’attrezzatura sportiva
- Non è necessario essere allenati per intraprendere i cammini dolci, ma è bene abituare il corpo alle lunghe camminate, camminando qualche ora alla settimana nelle settimane precedenti, meglio se con le scarpe da trekking con cui affronteremo il cammino.
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