Quella che si accinge a concludersi è una strana campagna elettorale. In cui si è parlato di ambiente – anche se non abbastanza – ma lo si è fatto spesso male e con poca sostanza al di là degli slogan. Ecco perché abbiamo sottoposto alcune domande, sui temi che ci stanno a cuore, ai partiti che chiedono il nostro voto il 25 settembre.
A rispondere oggi è Ilaria Fontana: già sottosegretaria al Ministero della Transizione Ecologica, capolista per il M5S per il collegio Lazio 2, Fontana da anni si occupa di economia circolare e ambiente.
Come giudica la corsa a sostituire il gas russo con altre forniture? Che fine hanno fatto le rinnovabili? Qual è la ricetta della sua forza politica per risolvere il problema energetico a breve e lungo termine?
La corsa verso la sostituzione di un fornitore di gas con un altro più sicuro così come la nostra capacità attuale di stoccaggio di gas, pur connessa all’emergenza, non può essere una soluzione nel futuro, non solo per il semplice fatto che rischiamo di dipendere in futuro comunque da qualcun altro, e peraltro di non sottrarci alle logiche speculative, ma impone invece di accelerare sul ricorso a fonti energetiche a basso impatto ambientale. Guardarsi indietro verso la superata stagione fossile, o peggio ancora attraverso una opzione nucleare, vorrebbe dire correre il rischio non solo di non riconoscere che siamo partiti troppo tardi ma paradossalmente di fermarci, o rallentare significativamente, nel nostro percorso verso la transizione ecologica ed energetica. Non dobbiamo percorrere strade già abbandonate non solo dalla politica ma dagli operatori stessi come nel caso delle trivellazioni di gas a casa nostra. Gli operatori delle rinnovabili ci dicono invece che sono già pronti per realizzare l’equivalente di energia prodotta da venti centrali a gas nei prossimi tre anni. Occorre a tale riguardo, e così rispondo anche alla sua domanda su dove sono finite le rinnovabili, adottare quanto prima i decreti sul regime incentivante di tutte le tipologie di rinnovabili così come indicato nel provvedimento “Fer2” . Ciascuna fonte di produzione di energia rinnovabile può, e deve dare, il proprio contributo.
Come vi ponete in merito al piano di contenimento dei consumi energetici? Avete alternative e proposte che si possano accompagnare al contenimento?
La sua domanda contiene già la risposta. Il contenimento significa in primis interventi per il risparmio e per l’efficienza energetica. Un binomio che non solo comprende strumenti di applicazione significativi come il Superbonus, unitamente agli altri bonus edilizi, ma che presuppone vere e proprie condotte e opzioni virtuose poste in essere da famiglie e imprese così come lo strumento delle comunità energetiche rinnovabili insegna. Il concetto di risparmio non vale solo per l’energia, se solo lo consideriamo sotto il profilo idrico ove carenze infrastrutturali e cambiamenti climatici impongono scelte ancor più urgenti di quanto già non lo fossero. È naturale che a tali strumenti come l’efficienza e la riduzione si accompagnino – come detto- misure la produzione di energia da fonti rinnovabili, oltre a una estesa elettrificazione dei consumi finali di energia.
Crisi energetica e delle materie prime: qual è secondo voi il ruolo dell’economia circolare?
Mi faccia partire da una doverosa premessa: l’economia circolare ha dato ottima prova di sé anche in un momento drammatico come la pandemia da COVID -19. La raccolta differenziata, così come il riciclo, non si è fermata, anche in ragione del ruolo di servizio pubblico essenziale assegnato alla gestione dei rifiuti. Analogamente non deve fermarsi ora per l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia ma deve contribuire da un lato a sostituire proprio le materie prime, sempre più costose a causa della congiuntura energetica ed internazionale, così come deve avanzare in una ottica di bioeconomia circolare, affinché a quel cambio di paradigma energetico rappresentato dall’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili si accompagni lo sviluppo di filiere di prodotti anch’essi rinnovabili. Come ho più volte ripetuto, per porre le condizioni della crescita attraverso l’economia circolare servono tecnologia e innovazione da parte delle imprese, regole certe da parte dello Stato e scelte responsabili da parte delle autorità competenti (come nel caso dell’end of waste), una politica per l’espansione della domanda pubblica delle materie prime seconde (criteri ambientali minimi) e controlli diffusi (più che a campione!) per non dare un illecito vantaggio competitivo a chi non rispetta le regole.
Il maggiore uso di materia prima-seconda comporterà anche la riduzione di consumi energetici.
Quali iniziative prevede il vostro programma per la prevenzione della produzione dei rifiuti?
Lo abbiamo scritto e detto in ogni sede a partire da quella privilegiata del Parlamento. Servono sistemi di restituzione e deposito cauzionale degli imballaggi. E, prima ancora, virtuose pratiche di somministrazione dei prodotti, non solo alimentari, sfusi o alla spina, per coinvolgere, sin dall’acquisto, consumatori sempre più attenti e consapevoli dei rischi per l’ecosistema e la loro salute. Infine dobbiamo completare il quadro giuridico per consentire il riuso e la riparazione dei beni usati.
Inceneritori: favorevoli o contrari? Quanti dovrebbero essere nel Paese? Come si finanziano?
Siamo stati da sempre contrari e continueremo ad esserlo così come prescritto a livello europeo. L’Europa, anche nel più recente pacchetto sull’economia circolare, ha ribadito la residualità del recupero energetico rispetto al recupero di materia. Scorciatoie non ne esistono. Ovviamente tale opzione comporta assunzione di responsabilità che significa in primis realizzare i crescenti target di riciclo fissati dalla legislazione italiana ed europea, oltre ai richiamati interventi per la prevenzione e riduzione a monte dei rifiuti.
La sua forza politica è favorevole o contraria a:
– divieto di usa e getta
– plastic tax
– deposito su cauzione
Siamo responsabilmente favorevoli a tutte e tre le opzioni enumerate nella domanda. Rilevo che sul divieto del monouso in plastica l’Europa e l’Italia si sono già espresse, abbracciandolo. Sul tema plastic tax è naturale coordinare qualsiasi previsione comunitaria con quanto disposto a livello di diritto interno per evitare aggravi insostenibili per le imprese che non sono di certo l’obiettivo del Movimento.
Imprese energivore: come il suo partito intende supportarne la transizione energetica?
Lo ripeto: lo stanziamento di risorse congiunturali non deve mancare ma l’obiettivo è cambiare il nostro mix energetico, a favore delle rinnovabili, anche grazie alle promettenti opzioni legate all’idrogeno verde.
Come giudica l’attuazione del PNRR finora sul fronte della transizione ecologica? Cambierebbe qualcosa alla luce della attuale situazione economica?
Dobbiamo rispettare i target e le milestone che abbiano davanti fino al 2026. È naturale tuttavia che il Pnrr deve accompagnarsi a una ordinaria e virtuosa programmazione economica a tutti i livelli che deve andare avanti e che, alla luce della riforma costituzionale in chiave ambientale, ora impone che essa sia indirizzata a fini ambientali, oltre che sociali come previsto dal novellato art.41 della Costituzione. La transizione ecologica non si può e non si deve fare solo con le risorse PNRR, deve essere il volano per investimenti strutturali.
© Riproduzione riservata