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lunedì, Dicembre 16, 2024

L’etichetta “monstre” del panettone, una lezione da tenere a mente

Panettone o pandoro? Di sicuro c'è che entrambi sono contenuti all'interno di multi-imballaggi. Un caso emblematico: 5 oggetti diversi da conferire in 4 contenitori. Tra trasparenza e semplicità, in attesa dell'obbligo di etichettatura che scatta l'1 gennaio, segnalateci le etichette più strane

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Redazione EconomiaCircolare.com

Dove butto la confezione del panettone? In una miriade di posti. Potrebbe essere questa la lettura da dare all’etichetta del panettone Motta che circolata nei giorni scorsi su Linkedin. È uno dei post che più hanno fatto discutere in questi giorni pre-natalizi: a scriverlo è stata Eliana Farotto, che lavora da più di 25 anni nel campo dell’analisi e della pianificazione ambientale ed è coordinatrice del Gruppo di Lavoro Imballaggio e Ambiente in UNI, l’Ente Italiano di Normazione.

Dall’etichetta si apprende che l’astuccio va gettato nella carta, il sacchetto nella plastica, lo stampo di cottura nell’organico, il laccetto nel metallo e la maniglietta nella plastica. E come se non bastasse, l’azienda specifica di verificare le disposizioni del Comune di residenza. Un multi-imballaggio, dunque, che fa discutere: perché se è vero che è dettagliato in ciascuna sua componente, è innegabile che una composizione così variegata rischia di mandare in tilt anche il più attento dei consumatori. Se la raccolta differenziata è un obbligo sul quale il nostro Paese vanta buoni dati, è anche vero che per potenziarla occorre che non diventi un percorso a ostacoli per il consumatore, che nel caso in questione deve conferire 5 oggetti diversi in 4 contenitori.

Vale la pena specificare che non si tratta di una questione ascrivibile a una singola marca: se ci fate caso è ciò che accade per (quasi) ogni prodotto legato al Natale. Cosa ci insegna dunque la vicenda dell’etichetta “monstre” sulla scatola del panettone, a pochi giorni dalla festa più consumistica e sprecona dell’anno?

Leggi anche: Etichettatura ambientale degli imballaggi: cosa cambia dal primo gennaio con le nuove linee guida

I commenti degli esperti al panettone

Sul post di Farotto si sono concentrate decine di commenti che, in ogni caso, hanno contribuito a dare qualche chiarimento in più su una materia, quella del packaging, che continuerà a far discutere anche a gennaio 2023, quando scatterà l’obbligatorietà dell’etichettatura degli imballaggi. “Non credo basti scrivere dove vanno tutte le parti dell’imballaggio per essere sicuri che il cittadino differenzi. Meno sono meglio è” scrive Silvia Ricci, collaboratrice della nostra testata e coordinatrice della campagna A buon rendere per attivare anche in Italia il deposito su cauzione. “Un imballaggio con così tante componenti lo vedo come un rischio e un incubo per gli anziani. Ho un dubbio sullo stampo di cottura. A mio avviso la parola d’ordine per i progettisti di packaging dovrebbe essere: semplificazione e massimo due materiali”.

Sulla stessa linea commenta il manager Fabio Paloschi: “Dare informazione su dove buttare i vari componenti è lodevole ed educativo ma mi sembrerebbe ancora più importante ragionare nella direzione di ridurre il numero di componenti dell’imballaggio in modo da semplificare la separazione e destinazione. Non tutti – aggiunge – sono pronti a ragionare su una simile frammentazione e quindi il rischio è poi nella realtà di non avere raccolta differenziata”.

Giovannibattista Pallavicini, manager presso Assica, l’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, invece obietta: “Vi siete resi conto che è il normale imballaggio di un qualsiasi panettone che avete sempre mangiato durante le feste da decenni? Scatola di cartone, sacchetto con panettone all’interno, carta sul bordo del panettone, laccetto a chiudere il sacchetto e maniglietta della scatola. Non mi sembra un packaging lunare, solo consueto da decenni. Preferiamo il panettone sfuso, nel sacchetto di carta del panettiere? Ok. Siamo sicuri di poter ugualmente garantire durabilità, igiene, salubrità e proprietà organolettiche per lo stesso periodo di tempo? Mmmmm”.

Il dibattito però non si esaurisce qui: Giulio Ghisolfi, esperto di bioplastiche, evidenzia: “Se la carta del vassoio non è certificata compostabile non è corretto indicarlo, esiste anche l’opzione dell’indifferenziata ma capisco che non fa molto ‘green’ indicarlo”.

Leggi anche: Cosa c’è da sapere sul Regolamento Ue sugli imballaggi in arrivo

La lezione del panettone: noi, voi e le etichette

Parlare del Natale e di uno dei suoi prodotti di punta per parlare dell’insostenibilità dell’economia lineare: non pensavamo che sarebbe stato possibile ma così è stato. A noi di EconomiaCircolare.com, lo sa bene chi ci legge da tempo, piacciono le sfide. E allora ve ne lanciamo una: ci segnalate le etichette più strane in cui vi capiterà di imbattervi in queste feste? Sia nei commenti che sui social che alla mail redazione@economiacircolare.com

Noi raccoglieremo le vostre segnalazioni di #etichettemonstre e le analizzeremo con l’aiuto degli esperti: chissà che non ci daranno qualche altro spunto per il nuovo dossier sulle etichette che stiamo preparando e che aggiornerà quello già realizzato a luglio 2021. Capiremo insieme cosa è cambiato – e in che direzione – con l’emanazione delle linee guida sull’etichettatura, anche con il contributo di lettrici e lettori.

Leggi anche: “Così l’Italia può diventare un modello sull’etichettatura ambientale degli imballaggi”

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