Nelle abitudini di consumo gli italiani sono attenti all’ambiente, in particolare all’economia circolare? Dipende. Dipende da dove vogliamo fisare l’asticella delle nostre ambizioni. A fornirci una fotografia sugli stili di consumo nazionali è arrivato nei giorni scorsi un sondaggio, su un campione rappresentativo di cittadini, realizzato da Circular Economy Network (CEN) e Legacoop in collaborazione con IPSOS,.
“Un tema troppo spesso sottovalutato riguarda le modalità di consumo, fondamentale invece per lo sviluppo di un’economia circolare”, sottolinea il CEN. “Le scelte e le abitudini dei consumatori influiscono infatti sia sulla produzione di beni e servizi, sia durante il loro utilizzo e nel fine vita”. Il sondaggio Cen- Legacoop-IPSOS presentato durante la Conferenza nazionale sull’economia circolare, prende le mosse dalla pubblicazione “Enabling consumer choices for a circular economy” dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, che ha fornito la griglia di riferimento per il sondaggio.
Usato, rigenerato, noleggio e sharing
Negli ultimi 3 anni meno della metà degli italiani (il 45% degli intervistati) ha acquistato un prodotto usato e uno su 3 (il 36% del campione) un prodotto ricondizionato o rigenerato. Sia il noleggio (26%) sia lo sharing (15%) che il leasing (15%) risultano, stando al sondaggio, servizi utilizzati da una minoranza della popolazione.
Eppure, a parole, la propensione alla circolarità è alta: quasi sempre il doppio o più, in termini percentuali, dell’attuale pratica quotidiana. Infatti in futuro intendono acquistare un prodotto usato l’82% delle persone, noleggiare un prodotto il 64%, ricorrere allo sharing il 52% e al leasing il 55%. Ci si rivolgerà ai servizi di noleggio, di sharing e di leasing di più per le moto e le auto, mentre l’usato verrà scelto di più per l‘abbigliamento e gli accessori e l’usato rigenerato per prodotti tecnologici. I più propensi a queste alternative all’acquisto sono uomini tra i 18 e i 30 anni.
Se guardiamo ai risultati nei singoli raggruppamenti di persone (età, estrazione sociale, collocazione geografica) notiamo che gli under 30 e i 31-50’enni, appartenenti al ceto medio e residenti al sud sono i maggiori utilizzatori di forme alternative all’acquisto di prodotti nuovi. Più resistenti invece gli over 65. Appartengono al ceto popolare quelli che più spesso hanno acquistato prodotti usati.
Tra i meno propensi ad utilizzare in futuro i servizi alternativi all’acquisto del nuovo soprattutto donne, over 65, residenti in piccoli Comuni periferici, appartenenti al ceto popolare, a bassa scolarizzazione e senza un’occupazione.
Proprietà, vantaggi e svantaggi
Tra le diverse opzioni per godere di un bene, l’acquisto è ritenuto più costoso ma anche quello più semplice; lo sharing quello che apporta più vantaggi ambientali.
Al di là di queste considerazioni, il 61% degli italiani preferisce la proprietà. Il18% invece punta sulle alternative: si tratta soprattutto di 18-30enni con titolo di studio alto.
Usato e rigenerato, dubbi e problemi
Quanto ai vantaggi ambientali dei prodotti usati o rigenerati, un terzo degli intervistati ritiene che, rispetto al nuovo, abbiano benefici ambientali (legati all’uso delle risorse e alla produzione dei rifiuti) “abbastanza limitati, molto limitati o nulli”.
Anche se sette italiani su dieci ritengono che l’acquisto di un prodotto usato ricondizionato o rigenerato comporti benefici ambientali, è rilevante la quota di quanti considerano tali prodotti meno facili da trovare (31%), meno affidabili (36%) e meno duraturi (46%).
La riparazione dei prodotti viene effettuata raramente perché troppo costosa; perché i prodotti tech ed elettrodomestici non sono fatti per essere riparati; abbigliamento, arredamento e bici/monopattini non vengono riparati perché mancano le professionalità; auto e moto perché i tempi sono troppo lunghi.
Tra i principali limiti alla diffusione di prodotti usati ricondizionati o rigenerati il fatto che, secondo gli intervistati, viviamo in una società non abituata al riuso (32%), le persone preferiscono avere sempre l’ultimo modello uscito sul mercato (28%), molti prodotti sono fatti per durare poco (25%), la possibilità di acquistare prodotti rigenerati o ricondizionati è poco conosciuta (25%), l’acquisto di prodotti usati è associato a un basso status sociale (24%).
Fra le difficoltà ad acquistare un prodotto usato, è elevato il timore di essere truffati dal venditore (49%). Nel venderlo, uno degli ostacoli dichiarati è, per esempio, il tempo richiesto per gestire la vendita (31%), al punto che il 38% degli intervistati preferisce donare i prodotti usati ad amici e conoscenti.
Per incentivare un approccio più circolare alle scelte d’acquisto, secondo gli intervistati servono quindi iniziative per le quali gli stessi intervistati esprimono ampio consenso (83-86%), su: riduzione di prezzo, sconti e promozioni; maggiori informazioni sull’affidabilità; incentivi economici; diffusione delle vendite online; campagne informative; adozione di sistemi di certificazione.
Non funziona più, e ora?
Cosa fanno in genere i consumatori italiani se un prodotto non funziona più? Cercano di ripararlo in percentuali più elevate per quanto riguarda auto e moto (50%), grandi elettrodomestici (43%), bici e monopattini (41%), un po’ più basse per quanto riguarda prodotti tech (39%), arredamento (33%) e abbigliamento (27%). Se il prodotto non è riparabile, il ricorso alla raccolta differenziata per avviarlo al riciclo è una scelta ormai consolidata (69%).
Packaging
L’80% degli italiani chiede di ridurre gli imballaggi. Tra chi (il 20%) ritiene che “non si può fare nulla per ridurli, servono per il trasporto e per la sicurezza dei prodotti” una percentuale più alta della media si riscontara tra i 18-30enni (quasi uno su tre).
Larghissima (sopra l’80%) la maggioranza di chi chiede imballaggi riciclabili e in materiali riciclati; che l’imballaggio sia ridotto al minimo; she sia riutilizzabile. Il 62% afferma di preferire prodotti sfusi.
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