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mercoledì, Dicembre 25, 2024

Cosa rende sostenibile uno smartphone? Ecco i modelli che puntano al green

Gli smartphone tradizionali hanno un costo elevato per il Pianeta. Ma sul mercato sono sempre più diffusi gli “eco-smartphone”, che mirano a ridurre consumi, imballaggi e rifiuti. Ecco le ultime novità del settore

Antonio Carnevale
Antonio Carnevale
Nato a Roma, giornalista pubblicista dal 2012, autore radiofonico ed esperto di comunicazione e new media. Appassionato di sport, in particolare tennis e calcio, ama la musica, il cinema e le nuove tecnologie. Da qui nasce il suo impegno su StartupItalia! e Wired Italia, dove negli anni - spaziando tra startup, web, social network, piattaforme di intrattenimento digitale, robotica, nuove forme di mobilità, fintech ed economia circolare - si è occupato di analizzare i cambiamenti che le nuove tecnologie stanno portando nella nostra società e nella vita di tutti i giorni.

Intelligenza artificiale, fotocamere sempre più potenti, maggior spazio d’archiviazione. La scelta del nostro smartphone è spesso vincolata alle sue caratteristiche tecniche (oltre che al prezzo).

Secondo il V Rapporto Censis-Auditel, nel 2021 in Italia sono stati pagati più di 7,8 miliardi di euro per l’acquisto di telefoni e apparecchiature telefoniche. Un numero in costante aumento. Inseguiamo i progressi tecnologici, sempre alla caccia del modello più performante. Ma ci sono dei prodotti sul mercato che, oltre ai progressi tecnologici, incarnano anche un profondo impegno per la responsabilità ambientale.

Diverse aziende si stanno distinguendo per il loro impegno per la sostenibilità cambiando il modo in cui producono, spediscono e imballano i loro dispositivi. I cosiddetti eco-smartphone, ad esempio, danno priorità all’uso di parti e imballaggi riciclati, riducono al minimo il consumo di risorse e gli sprechi. Inoltre, la loro attenzione alla durabilità aiuta a ridurre i rifiuti elettronici, prolungando la durata dei dispositivi. Questi smartphone mirano anche a ridurre l’impronta di carbonio durante la produzione e la spedizione, promuovendo un consumo responsabile e la salvaguardia dell’ambiente.

L’impatto ambientale dei nostri telefoni

Gli smartphone tradizionali spesso hanno un costo elevato per il pianeta. Il solo processo di produzione emette fino a 80 chilogrammi di anidride carbonica. Inoltre, l’estrazione di metalli preziosi come l’oro e il cobalto, vitali per la loro lavorazione, contribuisce a liberare inquinanti tossici da miniere e raffinerie, sconvolgendo il delicato equilibrio ecologico.

Nonostante l’Easac (il Consiglio consultivo scientifico delle accademie europee) abbia stimato che entro il 2050 tra il 40 e il 77% dei metalli necessari alle tecnologie verdi in Europa potrà essere ottenuto dal riciclo, continua infatti incessante la pericolosa estrazione di materie prime, ora anche nei nostri mari (Deep Sea Mining).

I rifiuti elettronici poi, sono un grandissimo problema. Basti pensare che sono oltre 6,8 miliardi gli smartphone utilizzati nel mondo: quasi il doppio di quelli che erano diffusi nel 2016 (3,6 miliardi). Inoltre, l’Onu ha stimato che l’industria tecnologica sia responsabile del 2-3% di tutte le emissioni a livello globale. “Penso che dal punto di vista della sostenibilità, i consumatori debbano sapere che molto tempo sullo schermo di uno smartphone equivale a inquinamento digitale e rifiuti digitali”, ha detto a CNBC Lotfi Belkhir, professore associato di ingegneria presso la McMaster University.

Parte del problema è che l’utilizzo del telefono comporta una maggiore necessità di infrastrutture per archiviare ed elaborare i dati. “Se non avessimo gli smartphone, non avremmo tutti i data center e quindi l’impatto indiretto attraverso la proliferazione e la rapida crescita dell’infrastruttura è davvero ciò che sta creando questo aumento esplosivo dell’impronta di carbonio delle TIc”, ha affermato Belkhir.

Leggi anche: Riciclare metalli preziosi dagli smartphone: la sfida tra nuove tecnologie e buone pratiche

Allungare la vita allo smartphone

Un recente rapporto di Deloitte ha stimato che nel 2022 sono stati spediti 1,4 miliardi di nuovi smartphone. Un dato preoccupante: gran parte delle emissioni dei telefoni cellulari, infatti, provengono dalla produzione, dalla spedizione e dall’utilizzo del primo anno (ben l’83%). Non a caso, nel 2022 i nuovi smartphone hanno generato l’equivalente di 146 milioni di tonnellate di CO2.

Perché cambiamo così spesso cellulare? Il problema dell’obsolescenza programmata si estende ad ogni apparecchio elettronico, ma sicuramente gli smartphone sono i più interessati da questo fenomeno. Sebbene i produttori abbiano migliorato la durata dei dispositivi digitali, continuiamo a sostituire i nostri dispositivi ben prima del necessario.

Secondo i calcoli dell’Unione Europea estendere il ciclo di vita degli smartphone oltre gli attuali 2-3 anni permetterebbe di risparmiare emissioni per circa 10 milioni di tonnellate di C02 che equivarrebbe a togliere più o meno 5 milioni di auto dalla strada. Non solo. Se l’hardware degli smartphone fosse reso più riparabile e riciclabile si ridurrebbe di un terzo il consumo energetico associato alla loro produzione e si risolverebbero problemi enormi relativi allo smaltimento dei modelli obsoleti.

Evitare di acquistare un nuovo dispositivo ogni anno è certamente la scelta più sostenibile. Le generazioni più giovani sembrano avere un’attenzione maggiore alla sostenibilità e quindi estendono consapevolmente il ciclo di vita dei propri dispositivi. Secondo i dati Gfk Consumer, nel 2018 (rilevazione da gennaio a settembre) solo il 48% dei consumatori utilizzava il proprio smartphone per due anni e oltre. Questa quota è ora salita al 57% nello stesso periodo del 2022. Questo trend è particolarmente evidente proprio all’interno della Generazione Z (15-25 anni), dove la quota si attesta di 14 punti percentuali sopra la media.

L’ascesa di smartphone sostenibili riflette una crescente consapevolezza e preoccupazione per l’impatto ambientale dei dispositivi elettronici. I consumatori fanno sempre più acquisti etici e responsabili, ricercano una maggiore durata della batteria, più materiali riciclati o a base biologica e maggiore riciclabilità a fine vita dei dispositivi. Una recente indagine di Astraricerche ha evidenziato che oltre il 90% del campione intervistato gradisce dispositivi progettati e realizzati con materiali sostenibili e circa il 43% è disposto a pagare di più per avere in mano un prodotto eco-friendly.

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Progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica

A giugno la Commissione Europea ha presentato le proposte di regolamento su progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica. Il primo pacchetto di norme mira ad aumentare la durata di smartphone e tablet, migliorandone l’efficienza energetica e la riparabilità.

Secondo la proposta europea, i produttori dovranno rispettare alcuni standard. Le batterie, ad esempio, dovranno sostenere almeno 800 cicli di carica e scarica mantenendo almeno l’80% della loro capacità iniziale. I pezzi di ricambio, invece, dovranno essere disponibili entro 5-7 giorni lavorativi e dovranno essere reperibili per sette anni dopo il loro ritiro dal mercato. Bisognerà garantire anche aggiornamenti software per almeno 5 anni dall’immissione in commercio.

La Commissione Europea ha approvato anche un testo che prevede una serie di nuove norme per aiutare i consumatori a compiere scelte consapevoli e sostenibili quando acquistano telefoni cellulari, telefoni cordless e tablet. Il testo approvato da Bruxelles prevede che gli smartphone e i tablet immessi sul mercato dell’Ue presentino informazioni relative a efficienza energetica, indice di riparabilità, longevità delle batterie, protezione da acqua e polvere e resistenza alle cadute accidentali. Inoltre, per la prima volta in Europa viene imposto l’obbligo di mostrare un indice di riparabilità sui prodotti. I nuovi prodotti utilizzeranno le già note etichette energetiche dell’Ue in scala A-G, mentre la banca dati europea del registro europeo dei prodotti per le etichette energetiche (EPREL) fornirà ulteriori informazioni sul prodotto.

“Queste misure contribuiscono a rendere l’economia dell’UE più circolare, risparmiare energia, ridurre la nostra impronta di carbonio, sostenere modelli di business circolari e offrire ai consumatori i vantaggi del Green Deal europeo”, spiegano. Le norme sull’etichettatura energetica proposte saranno ora sottoposte al Parlamento europeo e al Consiglio per un periodo di esame di due mesi, dopodiché saranno formalmente adottate se non vi saranno obiezioni al testo.

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Gli smartphone che si presentano come green

Alcuni dei telefoni più popolari oggi sul mercato, come l’iPhone 14 Pro e persino la serie Samsung Galaxy S23, sono realizzati con materiali riciclati, non un parametro sufficiente per decretare la sostenibilità di un smartphone ma un piccolo tassello apprezzabile. Vi sono però altri modelli di smartphone meno conosciuti.

Fairphone. Fairphone è l’unico telefono sostenibile certificato sul mercato e attualmente è il telefono con l’etichettatura eco rating più alta di tutti. Gli aspetti su cui si basa la valutazione sono cinque: durabilità, riparabilità, riciclabilità, efficienza climatica ed efficienza delle risorse.

In effetti, Fairphone si distingue per il suo design modulare che rende più facile l’assemblaggio e la sostituzione di pezzi, consentendo agli utenti di eseguire autonomamente le riparazioni più semplici. L’azienda fornisce anche pezzi di ricambio con una garanzia di cinque anni, assicurando un supporto a lungo termine in caso di malfunzionamenti, e cinque anni di aggiornamenti software.

L’ultimo nato, il Fairphone 4, è realizzato in alluminio da fornitori certificati ASI (Aluminium Stewardship Initiative) ed ha una cover posteriore in plastica riciclata al 100%. La quarta generazione di Fairphone però ha tutte le caratteristiche tecniche degli smartphone più conosciuti: doppia fotocamera, display HD e velocità 5G.

Fairphone spedisce, inoltre, i suoi telefoni in imballaggi privi di plastica. E, per ogni telefono venduto, l’azienda ricicla l’equivalente in rifiuti elettronici. Attualmente è disponibile solo in Europa, ma la società punta a espandersi presto negli Stati Uniti.

Nokia X30 5G. Nel settembre 2022, HMD Global, la società finlandese che propone sul mercato gli smartphone a marchio Nokia, ha lanciato una nuova linea di smartphone che punta molto sui materiali riciclati. Il Nokia G60 5G, ad esempio, è realizzato con il 100% di plastica riciclata sul retro e il 60% sul frame. Ma il dispositivo di spicco è il Nokia X30 5G, che è il dispositivo che l’azienda di dichiara come più ecologico della sua gamma, con un telaio costruito con il 100% di alluminio riciclato e una cover posteriore in plastica riciclata al 65%.

L’azienda offre inoltre tre anni di aggiornamenti di sicurezza, garantendo agli utenti un’esperienza più sicura e protetta per un lungo periodo di tempo.

HMD Global ha poi lanciato in alcuni Paesi come Germani e Gran Bretagna il piano Circular, che propone agli utenti di accantonare il modello di business basato sulla proprietà e passare invece al noleggio a lungo termine, con la sicurezza che il terminale a fine vita possa o avere una seconda chance, oppure essere riciclato recuperando chip e materiali inquinanti.

Nothing Phone 2. L’ultimo smartphone della startup inglese Nothing Inc, il Phone 2, ha ricevuto la certificazione Société Générale de Surveillance (SGS) per la sua impronta di carbonio, pari a 53,45 chili di CO2 equivalente, ovvero circa l’8,6% in meno rispetto al suo predecessore.

Il telefono incorpora un mid-frame (un componente strutturale che comprende la batteria del telefono, i circuiti stampati e simili) realizzato interamente con 100% alluminio riciclato e utilizza anche un circuito principale realizzato interamente con lamina di rame riciclato al 100%. In questo modo, riduce i processi di estrazione di nuovi materiali e il problema dei rifiuti elettronici. Inoltre, per ridurre ulteriormente il suo impatto ambientale, il materiale di imballaggio è progettato per essere privo di plastica ed è costituito da oltre il 60% di fibra riciclata.

Samsung Galaxy S23. È il modello più sostenibile dell’azienda, realizzato con plastica riciclata, vetro e alluminio. Il Galaxy S23 Ultra ha ottenuto la certificazione “ECOLOGO” di UL e la certificazione “Carbon Footprint” di Carbon Trust.

L’azienda afferma di aver compiuto sforzi eco-consapevoli durante l’intero ciclo di vita del prodotto, dall’approvvigionamento alla produzione, da distribuzione e utilizzo del prodotto fino allo smaltimento e al riciclaggio. Anche la confezione punta ad essere sostenibile: Samsung utilizza carta riciclata al 100%, inclusa una pellicola protettiva realizzata con plastica riciclata. Fa tutto parte del programma Galaxy for the Planet, che include piani per incorporare materiale riciclato in tutti i nuovi prodotti mobile, eliminare la plastica negli imballaggi e raggiungere zero rifiuti in discarica entro il 2025.

iPhone 14 Pro. Apple punta invece all’obiettivo emissioni zero entro il 2030, anche se, sul fronte riparabilità finora i tentativi del colosso non sembrano essere andati a buon fine: secondo la classifica di US PIRG, anche sul fronte degli smartphone, Apple si aggiudica la maglia nera classificandosi ultima tra i suoi competitor.

Il 14 Pro è l’iPhone che si pone come il più green tra tutti modelli. Secondo il Product Environmental Report di Apple, è realizzato con il 99% di tungsteno riciclato (o wolframio) e gli altri suoi elementi di terre rare sono riciclati al 98%. Inoltre, la casa di Cupertino ha affermato di utilizzare il 35% o più di plastica riciclata in 15 componenti dell’iPhone 14 Pro e il 100% di oro riciclato per le sue fotocamere.

Il consumo di energia è un altro fattore importante. Apple afferma di aver ridotto il consumo di energia di oltre la metà rispetto al suo predecessore e la sua impronta di carbonio totale per l’intero ciclo di vita (dalla produzione al riciclaggio), è di circa 65 chilogrammi, quasi il 6% in meno rispetto all’iPhone 13 Pro. Anche la confezione dell’iPhone 14 Pro è sostenibile e il 95% della confezione è a base di fibre, con il 100% della fibra proveniente da fonti riciclate e responsabili.

Teracube 2e. Un brand meno conosciuto nel mercato degli smartphone, ma che afferma di essere molto attento alla sostenibilità, è Teracube. Il suo ultimo smartphone, il Teracube 2E, è realizzato con il 25% di policarbonato riciclato, ha il 50% di imballaggio in meno rispetto ad altri modelli e viene fornito con una custodia per telefono biodegradabile.

Inoltre, ha una garanzia di 4 anni, batteria sostituibile e le riparazioni di base possono essere eseguite dall’utente, come con Fairphone. Per ogni dispositivo venduto, Teracube pianterà un albero attraverso una partnership con l’organizzazione One Tree Planted.

Realme GT2. Anche Realme collabora con un’azienda italiana, Treedom per realizzare una campagna globale che prevede la piantumazione di nuovi alberi per ogni smartphone della serie Realme GT 2 acquistato dagli utenti. Ci vorranno così meno di 24 mesi per compensare la quantità di CO₂ causata dalla produzione di uno smartphone. In questo modo, con l’aiuto dei consumatori, Realme ritiene di essere in grado di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità annunciati in occasione del Mobile World Congress 2022.

L’azienda è impegnata a ridurre le emissioni di carbonio dei suoi smartphone della serie GT del 50% in cinque anni, riducendo al minimo l’impronta di carbonio dell’intero ciclo di vita, attraverso un processo che va dalla selezione dei materiali alla progettazione, alla produzione, all’imballaggio, all’uso e infine al riciclo. Realme GT 2 Pro sarebbe il primo smartphone a utilizzare un biopolimero per il suo intero pannello posteriore, riducendo le emissioni di carbonio della sua produzione del 35%. Questo smartphone ha anche ricevuto la certificazione di sostenibilità TCO 9.0, che richiede un processo di produzione socialmente responsabile per Realme e tutti i suoi fornitori. Anche la percentuale di plastica utilizzata nella confezione del telefono è stata ridotta dal 21,7% allo 0,3%.

GooglePixel 7. Il telefono Pixel 7 di Google è realizzato con il 100% di alluminio riciclato, riducendo l’impronta di carbonio complessiva dell’involucro di oltre il 35%. Big G ha anche assunto l’impegno di reintegrare il 120% dell’acqua che consuma durante la produzione entro il 2030.

In generale, la società sta puntando a realizzare dispositivi che durino più a lungo. Proprio l’anno scorso ha annunciato una partnership con iFixit per fornire parti di ricambio, strumenti e documentazione Pixel originali, per incoraggiare le riparazioni piuttosto che le sostituzioni.

Leggi anche: E se il nostro smartphone durasse 10 anni? Le richieste di Right to Repair e il modello Fairphone4

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