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venerdì, Novembre 15, 2024

RAEE IN CARCERE

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Redazione EconomiaCircolare.com
[di Giovanni Di Prizito]
Materie Prime Secondarie: la strada verso il recupero umano, ambientale ed economico parte dal Carcere. Inserimento lavorativo, prevenzione della creazione dei rifiuti per dare una seconda vita a materia e persone.


Sinossi

Formula Solidale è una cooperativa sociale che si propone di favorire l’inserimento lavorativo di persone in condizioni di svantaggio e prevenire la creazione dei rifiuti, con la ferma convinzione che tutto può essere di recupero. In tale contesto, l’obiettivo del progetto RAEE in Carcere è quello di promuovere l’inclusione socio-lavorativa di persone svantaggiate in esecuzione penale o reduci dal carcere, attraverso la corretta gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), al fine di favorirne il pieno rientro nella legalità e nella vita civile della comunità. L’attività di recupero si avvale dell’articolo 15 dell’Ordinamento Penitenziario, individuando nel lavoro uno degli elementi essenziali del trattamento rieducativo del detenuto.
Il progetto, di natura interprovinciale, nasce dall’interazione tra Cooperative sociali, Agenzie di formazione, Istituzioni e Consorzi. Formula Solidale gestisce il laboratorio di pre-trattamento RAEE di Forlì, primo esempio in Italia di laboratorio esterno alla struttura penitenziaria, dove i detenuti in esecuzione di pena lavorano al disassemblaggio dei RAEE R4 (piccoli elettrodomestici) favorendone il recupero. L’esperienza di RAEE in Carcere ha il merito di far interagire, all’interno della stessa drammaturgia, rigorosamente circolare, attori di natura ambientale, sociale ed economica alzando l’immaginario sipario posto tra società libera e società detenuta.

Sipario

“Il lavoro e l’indipendenza economica possono dare dignità alle persone.” Manuela Raganini è la Presidente di Formula Solidale, Cooperativa sociale che si pone come obiettivo l’inserimento lavorativo di persone particolarmente svantaggiate. “Al recupero di materia si unisce il recupero della persona, nella consapevolezza che per tutti c’è una seconda possibilità.” Sostenibilità e riconversione, queste le parole chiave laddove tutto può essere di recupero, che siano oggetti, che siano persone.

Formula Solidale nasce a Forlì nel 2015 dall’incorporazione di realtà preesistenti sul territorio già operative nell’ambito dell’inserimento lavorativo da oltre 20 anni. Politiche attive del lavoro, equità, utilità sociale, senso di appartenenza e tutela della sicurezza e dell’ambiente, questi i valori fondanti di Formula Solidale.

Nell’ambito di tali valori si colloca il progetto di economia circolare RAEE in Carcere, dove ambiente, coesione sociale ed economia interagiscono tra loro in quanto ingranaggi dello stesso meccanismo a trazione circolare.

RAEE in Carcere è un progetto interprovinciale che si pone l’obiettivo di promuovere l’inclusione sociale e lavorativa di persone in esecuzione di pena, inserendole in un processo industriale professionalizzante nell’attività di recupero dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE); Bologna, Ferrara e Forlì Cesena le province coinvolte. Il progetto si avvale dell’interazione tra istituzioni, produttori di apparecchi elettrici ed elettronici, consorzi di raccolta e cooperative sociali dell’Emilia Romagna. Ad ogni provincia fa riferimento un laboratorio dove viene svolta l’attività di pre-trattamento dei rifiuti.

Il laboratorio di Forlì, primo esempio in Italia di laboratorio esterno a una struttura penitenziaria dedicato al disassemblaggio dei RAEE, è stato realizzato dalla Cooperativa sociale Gulliver divenuta poi nel 2015 Formula Solidale. Il laboratorio è attivo dal 2009 ed è sostenuto dal Consorzio Ecolight, che riveste un ruolo fondamentale di sostegno sia tecnico che sociale.

Atto I – Dentro la Casa

La Casa circondariale di Forlì è composta da 4 edifici posti in parallelo tra loro attraversati da un unico corridoio che li collega da parte a parte. Quattro le sezioni detentive: ordinaria maschile, ordinaria femminile, sezione protetti e promiscui e sezione per detenuti dimittendi, semiliberi e che fruiscono dell’articolo 21. Attorno l’articolo 21 ruota l’attività di inserimento lavorativo di Formula Solidale nell’ambito del progetto RAEE in Carcere.

Per fare chiarezza, occorre una breve digressione legislativa sugli articoli 15 e 21 dell’Ordinamento Penitenziario.

L’articolo 15 individua il lavoro come uno degli elementi del trattamento rieducativo stabilendo che, salvo casi di impossibilità, al detenuto è assicurata un’occupazione lavorativa.

L’articolo 21 regola invece le condizioni necessarie affinché a un detenuto possa essere assegnato un lavoro all’esterno del carcere.

Condizione necessaria affinché l’articolo 21 sia attuabile è che il detenuto abbia ricevuto una condanna definitiva. Qui si colloca il vero tema dolente, come lo definisce Manuela, ossia quello dei tempi della giustizia penale. Dal primo grado di giudizio alla sentenza della Cassazione, ovvero il terzo grado, i tempi sono lunghi, dell’ordine degli anni. “Il valore educativo rischia di perdersi nel tempo” dice Manuela, sostenendo l’efficacia di un intervento tempestivo ai fini del percorso rieducativo.

Sulla durata della condanna, la Casa circondariale di Forlì prevede come pena massima 5 anni di reclusione. I reati più frequenti sono dovuti a tossico dipendenza, furti e rapine che, come dice ancora Manuela, “sono spesso legati tra loro.”

Atto II – Plastica con la Plastica, Ferro con il Ferro

Telefonini, computer, stampanti, giochi elettronici, ventilatori, lampade, asciugacapelli, tostapane. Cos’hanno in comune? Appartengono tutti alla categoria AEE, Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Quando non servono più, diventano RAEE, laddove la R sta per Rifiuti. Ri-fiutare: fiutare di nuovo.

L’ONU ha già lanciato un allarme relativo al picco di rifiuti RAEE che ci attende nei prossimi anni, urgono quindi soluzioni per ridurne l’impatto ambientale. Dal report dell’International Telecommunication Union delle Nazioni Unite (ewastemonitor.info) relativo al recupero e smaltimento dei RAEE pubblicato a fine 2017, emerge che nel 2016 sono state prodotte 55 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici e solo il 20% dei RAEE prodotti a livello mondiale sono stati smaltiti correttamente, mentre il restante 80% è finito in discarica o, peggio, disperso nell’ambiente. Il mancato recupero dei RAEE, oltre a rappresentare un danno ambientale, ne comporta anche uno economico. Secondo le stime del report, le materie prime su scala mondiale che potevano essere recuperate dai RAEE nel 2016 avevano un valore di oltre 55 miliardi di dollari.

I RAEE rappresentano una tipologia di rifiuto composta da una varietà di materiali che, se individuati e distinti, possono essere avviati al recupero e quindi rendere nuovamente disponibile materia prima “secondaria” evitando la dispersione nell’ambiente di sostanze pericolose.

Raccoglierli e riciclarli in modo corretto significa quindi ridurre le emissioni di CO2 e risparmiare energia.

In Italia la loro corretta gestione, complice anche la normativa che ne regola raccolta e smaltimento (Decreto Legislativo 49/2014), sta divenendo pratica diffusa.

Nel laboratorio di pre-trattamento RAEE di Forlì i rifiuti vengono lavorati uno per uno, si tratta in particolare di rifiuti non pericolosi appartenenti alla categoria R4, ovvero piccoli elettrodomestici. Manuela ha le idee chiare sulla modalità di lavoro. “Bisogna disassemblare qualunque apparecchiatura massimizzando ogni prodotto puro che può dare, plastica con la plastica, ferro con il ferro. Una volta separate, le componenti pure sono pronte per essere inviate ad impianti di valorizzazione o recupero.”

Interludio – Rifiuti come l’Oro

Trapano avvitatore, mazzetta, martello e cacciavite, quanto basta per disassemblare le apparecchiature. Il laboratorio apre i battenti alle 8. La maggior parte dei detenuti usa la bicicletta per percorrere i 4,3 km che separano la Casa circondariale da Via Karlsruhe, dove si trova la struttura. In virtù dell’articolo 21, possono spostarsi in maniera autonoma, privi di scorta. Di norma sono in 3 a lavorare con la presenza di un “tutor”, un lavoratore più esperto.

Terminato il turno, alle 13, ognuno quantifica il proprio lavoro effettuando quelle che in gergo vengono definite pesate ossia quanto materiale si è lavorato; l’obiettivo individuale è 400 kg. “L’obiettivo è fissato affinché la Cooperativa, dati i costi, non ci rimetta” afferma sorridendo Manuela, “lavorare con i rifiuti è un po’ come lavorare in Borsa, il loro valore economico può variare di giorno in giorno, come l’oro.”

L’impianto di pre-trattamento gestito da Formula Solidale è privato e come tale deve far fronte a determinati oneri, “l’obiettivo per ogni detenuto è individuare la tecnica che nel più breve tempo possibile gli faccia ottimizzare il lavoro, per questo è importante che ogni lavoratore sviluppi il proprio metodo” continua Manuela, in una mano l’aspetto socio-ambientale, nell’altra quello economico.

Ogni detenuto segue un percorso personalizzato di inserimento lavorativo (PPIL). Per ognuno vengono individuate specifiche mansioni, orari, colleghi e la definizione di obiettivi a medio e lungo termine; è prevista inoltre una costante azione di monitoraggio attraverso incontri periodici. L’obiettivo del PPIL è quello di stimolare la persona a consolidare i risultati raggiunti e a proseguire nella crescita umana e professionale. I detenuti, dopo una fase iniziale di formazione/tirocinio e se in linea con gli obiettivi, vengono assunti dalla Cooperativa.

Nel laboratorio, dunque, si uniscono recupero umano e recupero di materia, in un circolo virtuoso dove tutto può essere recuperato e valorizzato. Ad oggi, dall’avvio dell’attività nel 2009, sono state 43 le persone coinvolte nel progetto di cui 8 assunte dalla Cooperativa, mentre il totale dei RAEE lavorati nel laboratorio di Forlì ammonta a 1.172.497 kg.

Atto finale – Il cerchio che si chiude

Oggi il progetto RAEE in Carcere rappresenta una realtà di economia circolare radicata nel territorio, “un percorso che è diventato un fiore all’occhiello, soprattutto in termini di qualità della vita dei ragazzi che sono transitati nel nostro laboratorio” afferma orgogliosa Manuela.

La prospettiva è quella di estendere la rete avviando, in accordo con la Regione Emilia Romagna, progetti in ambito transnazionale di promozione della figura professionale del valorizzatore di rifiuti al fine di coinvolgere un numero sempre maggiore di detenuti. Altro obiettivo è promuovere l’aspetto artistico del recupero avviando, in collaborazione con il Museo del Riciclo (portale di Ecolight), iniziative di artigianato rielaborando i materiali derivanti dal trattamento dei RAEE.

Secondo rilevazioni dell’Osservatorio delle misure alternative del D.A.P. (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), la recidiva di chi resta tutto il tempo chiuso in prigione è tre volte superiore a quella di chi sconta la condanna con misure alternative alla detenzione. Circa il 68% dei detenuti che scontano tutta la loro pena all’interno del carcere quando escono tornano a commettere un reato. Quelli che accedono a misure alternative al carcere tornano a commettere reati solo nel 19% circa dei casi.

“Dare lavoro a persone in difficoltà è fonte di risparmio e di maggiore sicurezza per l’intera comunità” sostiene Manuela, “c’è una capacità ancora inespressa molto ampia” aggiunge prima di salutarmi.

La sensazione è che il progetto RAEE in Carcere possa fare ulteriori passi in avanti alimentando un autentico meccanismo a trazione circolare laddove, come in un cerchio magico, ogni fine è un nuovo inizio.

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