Superato l’esame del Parlamento europeo, la revisione della direttiva sulle emissioni industriali attende solo il via libera dei 27 governi dell’Ue per poter entrare effettivamente in vigore. Con 393 voti a favore, 173 contrari e 49 astensioni, la sessione plenaria del Parlamento a marzo ha approvato l’accordo raggiunto con il Consiglio europeo a fine novembre 2023 sul principale strumento dell’Ue per regolare l’inquinamento degli impianti industriali, compresi gli allevamenti intensivi.
I processi e le attività industriali generano emissioni di inquinanti come l’ossido di azoto, l’ammoniaca, il mercurio e il biossido di carbonio, che inquinano l’acqua, l’aria e il suolo e danneggiano la salute umana e l’ambiente. Secondo stime del 2017, ogni anno le emissioni industriali causano danni alla salute umana e all’ambiente compresi tra i 277 e i 433 miliardi di euro.
La produzione di energia elettrica, il trattamento e la gestione dei rifiuti, l’allevamento di bestiame o la fabbricazione di cemento sono esempi di attività industriali che rilasciano nell’ambiente emissioni inquinanti. Lo scarico di inquinanti nell’ambiente può causare patologie quali asma, bronchite, cancro e insufficienza cardiaca. Le emissioni sono considerate responsabili di migliaia di morti premature ogni anno.
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La proposta di revisione della Commissione europea
La direttiva attualmente in vigore 2010/75/UE riguarda oltre 50.000 impianti situati nei 27 Stati membri, responsabili collettivamente dell’emissione del 20% di tutti gli inquinanti nell’aria e nell’acqua e del 40% delle emissioni di gas a effetto serra nell’Unione europea. Le attività industriali disciplinate dalle norme Ue comprendono le centrali elettriche, le raffinerie, gli impianti di trattamento e incenerimento dei rifiuti, la produzione di metalli, cemento, vetro, prodotti chimici, pasta di legno e carta, alimenti e bevande e l’allevamento intensivo di suini e pollame.
La Commissione europea aveva presentato la proposta di revisione nell’aprile di due anni fa per dare un impulso all’efficienza e al riutilizzo di energia, acqua e materiali nel settore industriale, ma anche per promuovere l’uso di sostanze chimiche più sicure, meno tossiche o non tossiche nei processi industriali. Tuttavia gli allevamenti intensivi (responsabili della produzione di ossido di azoto, ammoniaca, mercurio, metano e anidride carbonica) hanno ricoperto un ruolo di primo piano nelle discussioni sulla revisione del testo.
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I nuovi limiti agli allevamenti intensivi
Al centro della revisione c’è infatti l’ampliamento delle strutture coperte dalla direttiva, estese, ad esempio, ai grandi allevamenti di suini (oltre le 350 unità di bestiame), di polli da carne (280 unità) e di galline ovaiole (300 unità), mentre per le aziende che allevano sia suini che pollame il limite sarà di 380 unità. Gli allevamenti di bovini, che comparivano nella proposta della Commissione europea, sono stati invece esclusi dal campo di applicazione della direttiva secondo la linea imposta dagli eurodeputati durante il trilogo.
Ciononostante, entro la fine del 2026 l’esecutivo dell’Ue potrà valutare se le emissioni derivanti dall’allevamento di bovini debbano essere ulteriormente affrontate, così come una clausola di reciprocità per garantire che i produttori extra-Ue rispettino requisiti simili a quelli previsti per i produttori europei. Anche le aziende agricole estensive e gli allevamenti domestici sono esclusi dal campo di applicazione della direttiva.
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Gli altri settori regolati dalla direttiva sulle emissioni
Nei grandi impianti industriali regolamentati dalla direttiva vi rientrano anche le industrie energetiche, la produzione di batterie su larga scala, la lavorazione di metalli e minerali non energetici prodotti su scala industriale come ferro, rame, oro, nichel e platino, prodotti chimici e la gestione dei rifiuti. Entro il 2028 potrà essere effettuata una nuova valutazione da parte della Commissione europea (e successivamente ogni cinque anni) sui livelli di emissione individuati per ciascun settore.
Il Consiglio e il Parlamento hanno, inoltre, introdotto una clausola di riesame generale per valutare le attività e le sostanze inquinanti contemplate dal regolamento. I colegislatori hanno aggiunto il dicofol e due tipi di PFAS — l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e relativi sali e l’acido perfluoroesan-1-solfonico (PFHxS) — alle sostanze inquinanti da regolamentare. Entro il 2026 la Commissione dovrà pubblicare un riesame dell’allegato II, dove si trova la lista completa delle sostanze, e fornire orientamenti sulla metodologia di misurazione di tali sostanze.
Per contrastare la scarsità d’acqua saranno previsti target di prestazione ambientale obbligatori sui consumi. Altri limiti vincolanti saranno individuati per quanto riguarda i rifiuti, l’efficienza delle risorse, l’efficienza energetica e l’utilizzo di materie prime, mentre saranno indicativi per quanto riguarda l’utilizzo di nuove tecniche.
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Monitoraggio e sanzioni
Le norme europee impongono ai grandi impianti industriali e zootecnici di comunicare e monitorare le loro prestazioni ambientali e di adoperarsi per controllare le rispettive emissioni. Ai gestori industriali elencati nella direttiva sulle emissioni industriali è concessa un’autorizzazione ad operare da parte dell’autorità del Paese in cui hanno sede. I valori limite di emissione per le sostanze inquinanti emesse da un impianto sono definiti nelle autorizzazioni e si basano sulle migliori tecniche disponibili (Bat). Le Bat sono definite dalla Commissione in coordinamento con esperti degli Stati membri, dell’industria e delle organizzazioni ambientaliste.
Nel testo si chiede agli Stati membri di stabilire sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive per i responsabili di violazioni delle misure adottate per attuare la direttiva. Tali sanzioni dovrebbero tenere conto della gravità e della durata della violazione, del suo eventuale carattere ricorrente, nonché delle persone e dell’ambiente colpiti. Devono comprendere sanzioni amministrative pecuniarie e, per le violazioni più gravi, sanzioni pecuniarie pari ad almeno il 3% del fatturato annuo. In base alle nuove norme, gli Stati membri dovrebbero inoltre garantire che le persone abbiano il diritto di chiedere un indennizzo in caso di danno alla loro salute a seguito di una violazione delle norme nazionali di recepimento della direttiva.
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Il nuovo portale di informazione sulle emissioni industriali
Parallelamente alla revisione della direttiva, la Commissione ha adottato una proposta complementare di regolamento relativo alla comunicazione dei dati ambientali delle installazioni industriali e alla creazione di un portale sulle emissioni industriali. La proposta sostituisce e abroga l’attuale registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti (E-PRTR), che consente al pubblico di accedere ai dati ambientali fondamentali provenienti da complessi industriali ubicati negli Stati membri dell’Ue, in Islanda, nel Liechtenstein, in Norvegia, in Svizzera, in Serbia e nel Regno Unito.
Il registro è aggiornato ogni anno con i dati comunicati da circa 35.000 complessi industriali riguardanti 65 attività economiche. Tali dati comprendono 91 sostanze inquinanti principali quali metalli pesanti, pesticidi, gas a effetto serra e diossine. L’E-PRTR è strettamente collegato alla direttiva sulle emissioni industriali: gli obblighi di comunicazione riguardanti le emissioni e i trasferimenti di sostanze inquinanti sono infatti allineati alle condizioni di autorizzazione stabilite nella direttiva.
Il nuovo portale ha l’obiettivo di migliorare l’accesso del pubblico alle informazioni relative alle emissioni industriali e agevolare la partecipazione del pubblico ai processi decisionali in materia ambientale. Per monitorare i progressi compiuti verso un’economia circolare ed efficiente sotto il profilo delle risorse, il nuovo portale conterrà i dati relativi all’uso dell’acqua, dell’energia e delle materie prime essenziali da parte delle installazioni interessate.
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