fbpx
venerdì, Novembre 15, 2024

Come passare (davvero) dalla cultura del possesso alla cultura dell’uso

In un mondo sempre più attento all'impatto ambientale e alla sostenibilità, la transizione dalla cultura del possesso a quella dell'uso rappresenta una svolta cruciale. Vi segnaliamo i servizi e le iniziative già in atto per poter attuare una transizione verso l'economia circolare che non è più rinviabile

Ludovica Nati
Ludovica Nati
Social media manager, copywriter, blogger e fotografa paesaggista. Collabora con diverse realtà i cui ambiti spaziano dalla sostenibilità ambientale alla medicina, dalla promozione territoriale e turistica alle aziende di servizi o di trasporti. Digital strategy, gestione social, redazione di testi SEO, copywriting, consulenza 2.0 e creazione di contenuti fotografici e grafici sono i suoi principali ambiti di competenza. Fa parte del network di Eco Connection Media

In un mondo sempre più attento all’impatto ambientale e alla sostenibilità, la transizione dalla cultura del possesso a quella dell’uso rappresenta una svolta cruciale. Questa filosofia, basata sull’utilizzare piuttosto che possedere, sta guadagnando terreno grazie a nuovi modelli di consumo che promuovono un impatto ambientale ridotto e una maggiore efficienza delle risorse.

In questo articolo, esploreremo come vari servizi e iniziative stanno guidando questa trasformazione verso una città ideale ecosostenibile.

Leggi anche: E se per ridurre l’iper-produzione superassimo il concetto di proprietà? L’esempio di Tulu

Cosa vuol dire cultura dell’uso?

La cultura dell’uso si focalizza sull’accesso ai beni e ai servizi piuttosto che sulla loro proprietà. Questo approccio non solo riduce la produzione di rifiuti e l’uso eccessivo di risorse, ma promuove anche un maggiore senso di comunità e condivisione. L’esempio classico è quello dell’auto (anche se vedremo come tutto ciò possa essere mutuato anche per un semplice trapano): non è necessario possederne una se il nostro obiettivo è semplicemente raggiungere una destinazione.

Servizi come il car sharing e il bike sharing sono esempi perfetti di come la cultura dell’uso possa essere implementata nella mobilità urbana.

Leggi anche: Di quando non compreremo più la lavatrice

Mobilità come Servizio (MaaS)

A tal proposito, come non citare il Mobility as a Service (MaaS), una delle voci più presenti quando si parla di transizione. Questo modello integra diversi tipi di trasporto pubblico e privato in un unico servizio accessibile tramite app. Gli utenti possono pianificare, prenotare e pagare vari mezzi di trasporto, come autobus, treni, servizi di sharing come macchine, biciclette, motorini o monopattini attraverso una piattaforma unica.

Questo sistema non solo rende il trasporto più efficiente e meno impattante ma riduce anche la necessità di possedere un veicolo personale, aprendo la via ad una mobilità che sia sempre più sostenibile. A Roma ad esempio con l’abbonamento del trasporto pubblico è possibile anche sfruttare alcune corse in monopattino e in bicicletta, per un sistema di trasporto sempre più intermodale.

Leggi anche: Dalla cultura del possesso a quella dell’uso: come cambiano i modi di fruizione dei servizi

Oggettoteche e stoviglioteche: condividere più che possedere

Esempi di economia circolare e di condivisione, le oggettoteche e le stoviglioteche sono servizi, nati dal concetto alla base delle biblioteche, che permettono di prendere in prestito oggetti di uso quotidiano o per occasioni speciali. Questo può includere attrezzi per il fai da te, stoviglie per eventi, attrezzature per il giardinaggio e molto altro. Questi centri di prestito riducono il bisogno di acquisti personali, minimizzando lo spreco di risorse e incentivando una cultura di condivisione e riutilizzo.

Tra le più note vi è sicuramente Leila di Bologna. Qui, se si ha la tessera delle biblioteche cittadine, si può infatti scoprire il meraviglioso mondo del prestito condiviso dell’oggettoteca.

Leggi anche: A Palermo c’è una biblioteca delle cose. “Condividiamo attrezzi e un’idea di società”

Biblioteche del futuro: oltre i libri

Forse non vengono subito in mente eppure le biblioteche sono state tra i primi esempi di spazi dedicati alla cultura dell’uso. In passato ciò era legato soprattutto al fatto che i libri fossero un lusso. Oggi, che non è più generalmente così, tali spazi si stanno trasformando, offrendo non solo libri ma anche altri strumenti di informazione e cultura. Un esempio? I dvd o la possibilità di accedere anche dal proprio smartphone ai giornali del giorno. Oltre a tutto ciò, diventano luoghi di condivisione anche del sapere con eventi culturali e occasioni per vivere il territorio.

uso 2

Come raccontato nel paragrafo precedente, vi sono biblioteche che hanno guardato ancora oltre, unendo le forze con nuovi spazi di condivisione come le oggettoteche. Insomma, una sorpresa continua!

Noleggiare abiti e accessori: più spazio nell’armadio e meno inquinamento per l’ambiente

Vi sarà sicuramente capitato di dover cercare un capo (o più) d’abbigliamento e gli accessori correlati per un’occasione speciale, consapevoli che, dopo l’uso, questi sarebbero con tutta probabilità finiti nell’armadio a prendere polvere. Parliamo di occasioni come serate di gala, cerimonie, ma anche vacanze, in particolare pensiamo alle settimane bianche.

uso 3

Ebbene, in tutte queste occasioni potreste pensare di noleggiare sia gli abiti che gli accessori di cui necessitate. Ciò vi permetterà di risparmiare spazio, denaro e di diventare ambasciatori dell’economia circolare.

Leggi anche: Noleggio abiti da sposa, da cerimonia o da sera: ecco come avere un outfit fashion in maniera sostenibile e risparmiando

Repair Cafè: riparare invece di buttare

I Repair Cafè sono iniziative, spesso su base volontaria, che promuovono la riparazione di oggetti guasti o danneggiati, dall’elettronica agli elettrodomestici, dai mobili agli indumenti. Sempre più diffusi sul territorio italiano, questi luoghi d’incontro non solo aiutano a estendere la vita degli oggetti, ma educano anche le comunità sull’importanza di prendersi cura e mantenere ciò che già possiedono.

Questa pratica contrasta direttamente la cultura dell’usa e getta e sostiene l’idea di un consumo più responsabile ma anche la condivisione dei saperi legati alla possibilità di riutilizzare e riparare.

Leggi anche: Nel Repair Café Aggiustotutto di Roma, dove non si butta neanche una vite!

L’impatto ambientale e i vantaggi economici della cultura dell’uso

Tutti quelli elencati sono solo alcuni dei tanti esempi di come oggi potrebbe cambiare il nostro rapporto con i beni che spesso possediamo (ma che non usiamo al meglio del loro potenziale). Adottare modelli pratici che attuino la cultura dell’uso non va a beneficio solo dell’ambiente, riducendo i rifiuti e l’uso eccessivo delle risorse naturali, ma offre anche vantaggi economici significativi per chi la persegue.

Condividere risorse riduce i costi individuali e promuove un’economia più equa e accessibile. Inoltre stimola l’innovazione in servizi e prodotti che si adattano meglio a questo modello sostenibile.

Verso città più sostenibili

Una città che abbraccia pienamente la cultura dell’uso è una città che mira alla sostenibilità a lungo termine. Questo scenario urbano ideale include una vasta rete di trasporti pubblici, facilità di accesso a servizi di sharing (dall’auto alla bicicletta), e punti di prestito o noleggio comunitari come oggettoteche e stoviglioteche.

Le infrastrutture verdi e gli spazi comuni sono progettati per essere multifunzionali, supportando attività che vanno dal lavoro al tempo libero, tutti incentrati sul massimo riutilizzo e minimo spreco.

Sfide e opportunità della cultura dell’uso

Nonostante i numerosi vantaggi, la transizione dalla cultura del possesso a quella dell’uso presenta delle sfide che fanno sì che gli esempi citati non siano capillari come si dovrebbe (o vorrebbe). Queste includono la resistenza al cambiamento, la necessità di una robusta infrastruttura digitale per supportare servizi come il MaaS, e la creazione di un quadro normativo che favorisca il modello di consumo basato sull’uso anziché sul possesso.

Tuttavia queste sfide rappresentano anche opportunità per innovare, creare nuovi posti di lavoro, e costruire economie locali più resilienti e sostenibili.

Perchè bisogna sbrigarsi nell’incentivare il passaggio da una cultura del possesso a quella dell’uso

La cultura dell’uso non è solo una tendenza emergente, non si tratta di una moda e men che meno deve essere passeggera. Potremmo anzi dire che si può ritenere una necessità in risposta agli impatti ambientali del consumo eccessivo e della produzione di massa. Attraverso l’adozione di servizi come quelli che vi abbiamo riportato, gli individui possono ridurre significativamente il loro impatto ambientale e migliorare la qualità della vita nella città in cui risiedono. Sostenendo queste iniziative, possiamo tutti contribuire a un futuro più sostenibile, dove l’accesso e l’utilizzo sono più importanti del possesso.

Incoraggiare la cultura dell’uso non solo aiuta a preservare l’ambiente ma rafforza anche il tessuto sociale attraverso la condivisione e la collaborazione. È un percorso che richiede un cambiamento di mentalità e un impegno collettivo, ma con il sostegno adeguato e l’innovazione continua speriamo diventi un obiettivo perseguibile da sempre più persone.

Leggi anche: Product as a Service, è giunto il momento di un nuovo modello di business

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie