La 29esima Conferenza Annuale sui Cambiamenti Climatici, più nota con la sigla Cop, ha preso il via lo scorso 11 novembre in Azerbaijan, più precisamente nella capitale Baku. E, come la Cop28 di Dubai che l’ha preceduta, la Cop29 rischia di essere ricordata come una Cop a forte trazione fossile. Una sensazione confermata da dati, valutazioni e analisi emerse in questi giorni e che trovate raccontate nei nostri articoli, in un monitoraggio che continuiamo a offrire a Cop in corso. L’Azerbaijan, infatti, è noto per essere uno degli Stati che più punta sulle estrazioni – e quindi sulle esportazioni – di petrolio e gas. Lo sa bene proprio l’Italia, collegata allo Stato azero dal discusso gasdotto noto come TAP, e in cui Eni e Snam, i “nostri” colossi energetici, sono di casa.
Per questi (e altri) motivi, in concomitanza con l’avvio del più importante evento di diplomazia climatica a livello globale, il nostro magazine – insieme all’associazione A Sud e alla fondazione Openpolis – ha lanciato la campagna “Clean the Cop! – Fuori i grandi inquinatori dalle Cop sul clima”, che denuncia l’influenza dei lobbisti dell’Oil&gas nell’ambito delle negoziazioni internazionali e chiede al governo di non facilitare la loro presenza alle conferenze ONU sul clima
Le COP, Conferenza delle Parti dell’UNFCCC, Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, sono il luogo dove annualmente si discute e si decide – o si dovrebbe decidere – sui passi da compiere per porre un freno alla crisi climatica che impazza. Un cammino la cui direzione è stata indicata, da tempo, dalla scienza.
I report dell’IPCC, massimo foro scientifico per competenza e autorevolezza in materia, formato da centinaia di scienziate e scienziati provenienti da tutto il mondo, parlano chiaro: l’unico modo per centrare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, ovvero contenere l’aumento delle temperature a fine secolo entro il grado e mezzo rispetto al periodo preindustriale, è rinunciare quanto prima a bruciare petrolio, gas e carbone. In altre parole: non ci possiamo permettere di mettere in produzione nuovi giacimenti e dobbiamo rallentare significativamente le estrazioni già in corso.
A Baku i quasi 200 Paesi che partecipano ai negoziati dovranno definire decisioni fondamentali per il nostro futuro: ad esempio il quadro della finanza per il clima, noto come New Collective Quantified Goal (NCQG, Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato). Crediamo sia fondamentale, perciò, eliminare alla radice il principale conflitto di interessi che ha contrassegnato tutte le Conferenze annuali per il Clima e in special modo le ultime, come ad esempio abbiamo avuto modo di appurare alla scorsa Cop28.
Lo Speciale che avrete modo di leggere e, speriamo, di diffondere punta soprattutto ad analizzare l’influenza delle aziende fossili, a raccontare i meccanismi della diplomazia climatica, a provare a restituire la necessaria trasparenza, a esaminare le proposte che arriveranno da ong, imprese e governi, nonché a proporre le soluzioni che ci paiono più adeguate. Uno Speciale, dunque, con un preciso occhio di bue e che, è il nostro augurio, contribuirete anche voi ad arricchire.
Anche in quest’occasione, infatti, come d’altra parte per ogni nostro Speciale, rinnoviamo l’invito a inoltrarci contributi, critiche e suggerimenti. Buona lettura.
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