giovedì, Novembre 6, 2025

94 associazioni europee scrivono a von der Leyen: necessario un divieto globale ai PFAS

European Environmental Bureau, WWF, ISDE, Friends the Earth Europe e le altre chiedono un’azione più decisa contro i PFAS: “Porre fine a questo sabotaggio del nostro futuro”

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Redazione EconomiaCircolare.com

Fermare produzione e consumo di PFAS, e pretendere che le imprese che hanno contaminato acque, terreni, corpi, siano responsabili anche economicamente di questi danni. A chiederlo, in una lettera aperta indirizzata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, sono 94 associazioni europee. I firmatari vanno da ClientEarth al Comitato a No tunnel TAV, da Corporate Europe Observatory e Danmarks Naturfredningsforening (Danish Society for Nature Conservation) alla Environmental Coalition on Standards (ECOS) al Forum italiano dei movimenti per l’acqua allo European Environmental Bureau (EEB)  e poi Friends the Earth Europe, Legambiente, Mamme no PFAS, ISDE-International Society of Doctors for Environment Italy. 

“Questo è il nostro dovere generazionale – scrivono le associazioni-: proteggere i nostri figli, sostenere i diritti umani, salvaguardare il nostro ambiente e garantire un futuro sostenibile e resiliente. L’UE deve prendere posizione contro l’inquinamento perenne e la potente lobby che lo sostiene. Agire ora è l’unico investimento saggio per gli anni a venire”.

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Una questione di diritti

La lettera parte dalla recente indagine giornalistica sul peso della lobby europea dei PFAS. Il Forever Lobbying Project, scrivono i firmatari, “ha rivelato un’altra situazione allarmante: una campagna di lobbying e disinformazione orchestrata dall’industria dei PFAS e dai suoi alleati per indebolire la proposta dell’UE di limitare i forever chemicals e scaricare i costi di questo inquinamento sulla società”. Una campagna “costruita sulla paura e sui messaggi fuorvianti, strategie ben note alle industrie del tabacco e dei combustibili fossili”. Sforzi di disinformazione che, sottolineano ancora le associazioni, “si sono infiltrati nella politica dell’UE, influenzando il dibattito pubblico e dando priorità agli interessi aziendali rispetto alla salute e al benessere pubblico”.

L’inquinamento da PFAS “ha eroso i diritti umani fondamentali, compreso il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile, mentre la campagna della lobby dei PFAS distorce ulteriormente le istituzioni pubbliche responsabili della loro salvaguardia”.

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Le richieste della società civile

“Chiediamo all’UE di porre fine a questo sabotaggio del nostro futuro. È giunto il momento di agire con decisione”, scrivono EEB, WWF e le altre associazioni. Secondo le quali “l’Europa ha l’opportunità di assumere un ruolo guida a livello mondiale nella protezione del suo patrimonio naturale, nella salvaguardia della salute pubblica e nella conservazione dell’ambiente. Attraverso una solida regolamentazione e la promozione dell’innovazione, l’UE può dare l’esempio di un’economia priva di sostanze tossiche, a prova di futuro e competitiva”.

Sono 8 i punti sui quali le associazioni puntano l’attenzione, otto le richieste girate alla presidente della Commissione:

  1. Difendere un divieto globale sui PFAS per ridurre l’inquinamento alla fonte. Quindi salvaguardare la proposta di restrizione dei PFAS presentata nel 2023 da cinque paesi Ue (Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia) “dall’essere annacquata e rafforzare la legislazione sui pesticidi, sui biocidi e sui farmaci per affrontare tutte le fonti di inquinamento da PFAS”;
  2. Porre fine alle interferenze dell’industria. “L’UE dovrebbe ridurre al minimo, rendere pubbliche e verbalizzare tutti gli incontri con l’industria dei PFAS”, assicurando che le decisioni siano basate “su dati scientifici indipendenti e non sulla disinformazione aziendale”;
  3. Responsabilizzare gli inquinatori. Applicare il principio “chi inquina paga” imponendo alle aziende chimiche di coprire i costi dell’inquinamento che causano;
  4. Attuare un piano di monitoraggio e bonifica;
  5. Sostenere i cittadini colpiti. Fornire un risarcimento sanitario, psicologico, legale e finanziario a coloro che “sono stati danneggiati da decenni di negligenza, assicurando giustizia e sollievo alle vittime”;
  6. Incrementare l’offerta di alternative sicure. Accelerare l’eliminazione graduale dei PFAS e promuovere l’innovazione sostenendo le aziende che commercializzano e sviluppano sostituti più sicuri e non tossici dei PFAS.
  7. Modernizzare la legislazione dell’UE in materia di sostanze chimiche. Rafforzare il regolamento REACH “per prevenire futuri scandali simili ai PFAS e accelerare il controllo delle sostanze chimiche snellendo i processi, dando priorità alle sostanze chimiche persistenti, mobili e bioaccumulabili da eliminare gradualmente, rendendo i divieti di gruppo (riferiti alla famiglia dei PFAS invece che alle singole molecole che la costituiscono, ndr) la norma e colmando le lacune nei dati per garantire la trasparenza e un controllo efficace delle sostanze chimiche”;
  8. Sostenere la regolamentazione dei PFAS a livello globale. Sostenere le misure previste dalla Convenzione di Stoccolma, dal Trattato globale sulla plastica e dal Quadro globale sulle sostanze chimiche.
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