Dalle norme che in Europa regolano i sistemi di responsabilità estesa del produttore alle valutazioni di impatto ambientale, dal Pnrr alle semplificazioni. L’intervista, condotta dal direttore editoriale di EconomiaCircolare.com, Raffaele Lupoli, al direttore generale di Ispra, Alessandro Bratti – durante l’evento “Economia Circolare e transizione ecologica, il ruolo strategico dei Sistemi EPR in Europa” organizzato ieri a Roma da Erion – tocca tanti temi, non solo ambientali, tutti d’attualità.
Ve ne proponiamo una sintesi per punti salienti.
Ue e responsabilità estesa del produttore (EPR), “servono norme comuni”
Il report “I sistemi di Responsabilità estesa del produttore e il loro ruolo strategico per i produttori” elaborato da Sofies per Erion, ha sostenuto Bratti, “dice tante cose interessanti, offre un banchmarking con altri Paesi sul tema EPR che credo sia particolarmente importante, e lo diventerà sempre di più. Alla luce del Pnrr e del Green Deal è fondamentare cercare il più possibile avere regole comuni in Europa. Perché oggi non è ancora così”.
In Italia, prosegue il direttore generale, “facciamo fatica ad avere comportanti omogenei, pensiamo alla vicenda che si sta discutendo in questi giorni sul fine vita dei rifiuti dove, sul tema delle autorizzazioni caso per caso, ancora non si riesce a trovare una posizione comune. Se le differenze si trovano anche nel contesto europeo con situazioni diversificate tra i diversi Paesi, questo nel breve-medio periodo rischia di creare distorsioni di mercato che non sono secondarie”.
Lo stesso discorso vale per i controlli. “Anche per i sistemi di controllo ci sono situazione molto diverse tra Paese e Paese. È vero che su controllo, monitoraggio, valutazioni ambientali ci sono normative comuni europee ma questo non vuol dire che vengano applicate nello stesso modo. Su questo c’è da lavorare tantissimo”. Sono quelli che Bratti definisce temi di “backstage”, “questioni applicative che poi determinano ritardi, storture, fraintendimenti che possono creare paralisi nel sistema produttivo”.
Tasso di circolarità, “l’Italia è il Paese più avanzato in Europa”
Quando Lupoli chiede a Bratti di commentare il recente report Ispra sui rifiuti speciali, il direttore generale risponde che “sia sui rifiuti urbani, su raccolta differenziata, riciclo e recupero, che su quelli speciali, il report contiene dati di grandissimo interesse”. Questi dati ci dicono che “tutti i target di riciclo europei sono raggiunti, anche se qualche problema, come è noto, lo abbiamo sulla plastica e sui veicoli usati”. Bratti cita poi “per quanto imperfetto, il tasso circolarità elaborato da Eurostat e Istat, da cui emerge che siamo il Paese che utilizza più materiale di recupero e del riciclo rispetto a tutti altri Paesi UE”. Questo “vuol dire quindi che sulla circolarità siamo ben posizionati, ma abbiamo comunque margini di miglioramento”.
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Impianti per i rifiuti, “non è solo una questione tecnologica ma anche di consenso”
Parlando di rifiuti Bratti ricorda come sia “evidente che uno dei temi più importanti e quello della dotazione impiantistica. Nel Pnrr ci sono tutta una serie di ammodernamenti e nuova impiantistica con forte indirizzo verso la circolarità”. Ma, prosegue, “il tema non è solo tecnologico. Tecnologia e innovazione sono essenziali e ci aiuteranno a raggiungere determinati target. Ma questi impianti innovativi devono essere poi realizzati, dobbiamo trovare i consensi necessari nei territori, quelli che oggi nella stragrande maggioranza dei casi non ci sono”. Come se ne esce? “È necessario affiancare ai processi di innovazione tecnologica una serie di strumenti, compreso il potenziamento delle attività di verifica, controllo e autorizzativa”.
Questo dei controlli e delle verifiche, prosegue, “oggi sembra un tema che non è collegato col disegno del Pnrr. E invece è molto importante, perché una quota rilevante degli impianti programmati nel Pnrr dovrà essere sottoposta a valutazione di impatto ambientale, dovrà essere soggetta a controlli”. Un aspetto che non ha solo un valore ambientale, ma che ha riflessi nel consenso dei cittadini: “Anche impianti innovativi hanno impatti ambientali, per questo è necessario tranquillizzare i cittadini che tutto venga fatto nel migliore dei modi. Per fare questo occorre investire anche sulle strutture di controllo e verifica, sia sulle agenzie regionali che sulla stessa Ispra”.
Il cittadino “si fiderà dell’impresa e dello Stato nella misura in cui siamo in grado, come sistema privato ma anche come pubblica amministrazione, di dare quelle necessarie garanzie che le cose che si stanno facendo siano fate bene, nel rispetto dell’ambiente e della salute”. Se si dimentica questo aspetto, avverte, “andiamo avanti in maniera monca, e arriveremo al punto che avremo bellissimi impianti dal punto di vista tecnologico ma che non riusciremo poi a realizzarli con la tempistica che ci viene richiesta dal Pnrr”.
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Impianti: “Obiettivi guardando al domani ma senza dimenticare il presente. Anche alcune discariche possono essere utili”
Bratti si sofferma lungamente sul tema, annoso e caldissimo, degli impianti. “Sicuramente c’è bisogno di impianti moderni per selezione e trattamento dei rifiuti, che vadano nella direzione della circolarità. Ma mentre discutiamo di impianti di grandissima innovazione tecnologica, abbiamo bisogno anche di far fronte a quella che chiamo esigenza del giorno dopo”. Nel nostro Paese, chiarisce, “sul tema dei rifiuti abbiamo situazioni di grandissima innovazione, probabilmente tra le migliori in Europa, ma anche situazioni che hanno grandi criticità, soprattutto se pensiamo ai rifiuti urbani. Abbiamo situazioni in cui anche le vecchie discariche, se gestite in maniera adeguata, forse in alcuni casi potrebbero ancora svolgere un ruolo importante”.
Commissioni Via e Pnrr, “spero in correttivi”
“Credo che all’interno del decreto semplificazioni ci siano tantissime cose molto utili a costruire un sistema più all’altezza dei tempi e adeguato a spendere bene i fondi del Pnrr, e altre, come spesso capita, che anche quando si parte con le migliori intenzioni rischiano di complicare le cose”. Sollecitato dal direttore editoriali di EconomiaCircolare.com, Bratti spiega cosa pensa anche del decreto semplificazioni, in discussione in questi giorni alla Camera.
Per evitare che i ritardi nei processi autorizzativi paralizzino il lavoro del Pnrr, come sappiamo il governo, seguendo in parte una scelta del precedente esecutivo, ha deciso di ‘raddoppiare’ la commissione per la Valutazione di impatto ambientale (Via). “Avremo due commissioni che lavoreranno in maniera diversa su progettualità che potrebbero anche essere simili”, spiega Bratti. Con Ispra “chiamata a dare supporto tecnico scientifico sia all’una che all’altra. Una situazione che potrebbe essere complicata”. Per questo, “spero che pur partendo con questa idea ci sia poi possibilità, in corso d’opera, di apportare correttivi”.
Oggi, racconta il direttore generale dell’Istituto di protezione ambientale, “una procedura Via di media complessità dura 730 giorni. Una tempistica che evidentemente non può essere applicata col Pnrr. Ma attenzione, non basta che il legislatore scriva con un tratto di penna che i 730 giorni diventano 275: scriverlo è facile, ma se non crei le condizioni per farlo, se lasci tutto così, non cambierà niente, perché per cambiare devi anche devi rafforzare il sistema”. E poi c’è la questione di progetti ‘impresentabili’: “Ci sono sicuramente lacci e lacciuli burocratici, ma attenzione, bisogna vedere anche come sono scritti gli studi presentati dai proponenti. Per questo abbiamo prodotto anche delle linee guida”.
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