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venerdì, Novembre 15, 2024

Anche la Chiesa di Francesco ha le sue linee guida per la finanza responsabile

Dalla conferenza episcopale italiana arrivano delle nuove linee guida per orientare e gestire gli investimenti della chiesa con i principi della finanza sostenibile

“Un prontuario per le realtà ecclesiali nel mondo finanziario”. Così Mauro Salvatore, economo della Conferenza episcopale italiana, ha definito le nuove linee guida per la gestione delle risorse finanziarie della Chiesa, pubblicate a fine ottobre dalle commissioni per il servizio della carità e la salute e per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei. Cinque anni di riflessioni sul ruolo della finanza nella società diventano un manuale in cui trovare indirizzi e criteri per gestire responsabilmente le risorse economiche della Chiesa e degli enti religiosi.

Il ruolo della finanza ESG

“La Chiesa Cattolica e la gestione delle risorse finanziarie con criteri etici di responsabilità sociale, ambientale e di governance”: il titolo del documento spiega in modo preciso la direzione della Cei nelle scelte di investimento, quella dei fattori ESG, sigla che riassume le iniziali di environmental, social e governance (ambiente, sociale e governance). La finanza sostenibile, approccio consolidato nel mondo degli investimenti, con i suoi criteri ambientali e sociali diventa “una grande opportunità nella e per Chiesa, secondo cardini valoriali di verità, libertà, giustizia e solidarietà”, spiega l’introduzione del documento della Cei.

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Diocesi, parrocchie, fondazioni di religione e di carità, congregazioni, associazioni e altri enti religiosi: è a queste realtà che si rivolge principalmente il testo, proponendosi come “uno strumento di orientamento e formazione a disposizione dei responsabili economici”. Per indicare questa direzione la Cei riporta i 17 obiettivi ESG indicati dall’Onu che tra i vari punti comprendono la riduzione delle disuguaglianze, la parità di genere, superamento della povertà, città sostenibili, utilizzo responsabile delle risorse, pace e giustizia. Secondo la Conferenza episcopale, aderire a questi principi, è un primo passo per identificare i progetti di investimento e le modalità di selezione delle aziende con cui gli entri religiosi potranno collaborare. In merito a queste nuove linee guida, l’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente di Caritas italiana e della Commissione episcopale per il Servizio della carità e la salute, il 27 ottobre al quotidiano Avvenire ha dichiarato che il documento “ha valore profetico e valori ideali, ma va molto nel concreto dando indicazioni sui criteri con cui la Chiesa e chi condivide questo approccio etico può investire”.

I criteri inclusivi della finanza sostenibile

La concretezza accennata da Redaelli trova riscontro in molte sezioni del documento episcopale, soprattutto nelle spiegazioni sui criteri e le aree di investimento. I riferimenti ESG, infatti, permettono di individuare realtà imprenditoriali che camminano sul sentiero della tutela dell’ambiente, della protezione delle risorse naturali e dell’economia circolare. Temi prioritari per la Santa Sede, come dimostrato dall’enciclica papale “Laudato si’ “e in generale il pontificato di Papa Francesco. Per la Chiesa, secondo il documento della Cei, “sorge l’opportunità di applicare i principi ESG non solo alle attività di investimento, ma anche coinvolgendo le proprie funzioni istituzionali: la mission pastorale, la catechesi e l’educazione”.

A livello pratico le linee guida orientano gli investimenti e l’operato della Chiesa cattolica verso progetti che garantiscono equità salariale, riduzione dei rifiuti, contrasto al cambiamento climatico e sostegno alla dignità umana. In generale “l’engagement da parte di istituzioni religiose si deve basare sostanzialmente su criteri di compatibilità sociale, ecologia, etica e di equità. Il loro rispetto comporta il miglioramento nel lungo periodo della capacità di creare valore aggiunto da parte dell’impresa e nello stesso tempo le permette di rispondere al meglio alla propria responsabilità sociale”, specifica una sezione del documento. Inoltre, per le commissioni della Cei, la dimensione etica degli investimenti deve portare le istituzioni religiose a sostenere progetti finanziari che hanno come obiettivo la riduzione delle armi, l’emancipazione del lavoro femminile e il sostegno delle politiche di Welfare.

Dunque, non ci saranno soltanto black list – il meccanismo che porta a escludere titoli di aziende su cui investire – ma anche elenchi virtuosi in cui trovare possibilità di investimenti in linea con le ispirazioni cattoliche. Per aiutare le istituzioni religiose con l’applicazione dei criteri della finanza sostenibile, la Cei si è affidata alla società Nummus.info, una realtà di consulenza che avrà il compito di fornire alla Chiesa le informazioni sulle aziende riguardo al rispetto dei criteri sociali e ambientali. Nummus.info segnalerà anche le società che potrebbero essere coinvolte in attività problematiche, lontane dall’approccio ESG e dalla dottrina della Chiesa.

Greenaccord sulla necessità di un’etica globale

“Il documento rivolge ovviamente una particolare attenzione al patrimonio della Chiesa Cattolica che deve essere gestito in modo efficace per il mantenimento delle sue attività eticamente orientate alla promozione del benessere integrale dell’uomo, con particolare attenzione alle povertà materiali e spirituali”, spiega a EconomiaCircolare.com Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord, storica onlus di inspirazione cristiana che è diventata un punto di riferimento nella formazione sulle tematiche ambientali e nell’organizzazione di forum a livello internazionale sull’ecologia. “Il documento della CEI – continua Masullo – solleva la questione dell’etica della finanza, che costituisce una delle maggiori criticità evidenziate dalla Laudato si’”. 

Difatti, in molti passi dell’enciclica, Papa Francesco ricorda che la finanza, come anche il progresso tecnologico, non possono essere le risposte alla cura della natura, del creato e della dignità umana.  “Ciò è particolarmente evidente di fronte alla globalizzazione, sia della finanza in sé, che delle sue conseguenze sociali ed ambientali, ponendo la necessità di un’etica globale. Quindi è necessario analizzare in un’ottica ecosistemica anche il concetto di etica della finanza. Il documento va certamente in questa direzione, in linea con la Laudato si’”, precisa il direttore di Greenaccord.

La concordanza con la Laudato si’ è rintracciabile in modo chiaro in molte sezioni del testo della Cei, anche nella parte dedicata all’energia e all’estrazione di materie prime, dove il vademecum invita infatti ad escludere gli investimenti nel carbone. Su questo punto Masullo aggiunge che “ci vorrebbe forse maggior coraggio nell’escludere oltre al carbone anche gli investimenti nel settore petrolifero e del gas, ormai sempre più nel mirino delle strategie europee di long term 2050 sui cambiamenti climatici, ed arricchire la lista delle attività sostenibili, favorendo la creazione di prodotti finanziari green più ampi”.

Le riflessioni della Laudato si’ e le linee guida della Cei dimostrano quanto per la Chiesa di Francesco sia profonda e elaborata ridiscussione dell’attuale sistema di sviluppo. Una discussione che problematizza la globalizzazione della finanza e che spinge a un cambiamento della tecnica e dell’economia verso un modello che abbia al centro la persona e la cura dell’ambiente.

“È un sistema che si lascia alle spalle la devastazione diretta di ambienti naturali incontaminati, sacrificati irreversibilmente all’estrazione delle risorse minerarie; ma anche una lunga catena di sofferenze inferte a popolazioni che, costrette ad accettare stipendi miserevoli, conquistano la loro sopravvivenza nel presente distruggendo il loro stesso futuro; è quello che Papa Francesco, nella Laudato si’ chiama debito ecologico” ricorda Masullo. “Una finanza che non pone la persona al centro della sua azione non può che produrre concentrazione di ricchezze in sempre meno mani e non ci lascia che sperare che almeno queste mani siano caritatevoli ed eticamente motivate come la Chiesa. Una economia che non ha come obiettivo la produzione e la distribuzione del benessere, non possiamo certo chiamarla progresso. Questa è la conversione ecologica integrale dell’uomo, dell’economia e della finanza, di cui reclama l’urgenza la Laudato si’”, conclude il direttore scientifico di Greenaccord

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