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martedì, Dicembre 24, 2024

Black Friday, o dell’economia dell’assurdo. Ecco come invertire la rotta

Torna il Black Friday, il venerdì nero degli acquisti sfrenati. Tra iperconsumo e obsolescenza percepita indaghiamo l'apice dell'economia dell'assurdo e tutte le possibili alternative

Vittoria Moccagatta
Vittoria Moccagatta
Classe 1998. Laureata in filosofia all'Università degli Studi di Torino, è una borsista Training for Circularity WEEE Edition presso il CDCA. Co-fondatrice di startup nell'ambito dell'agricoltura sostenibile, è stata una ricercatrice per il progetto "Torino città solidale e sostenibile"

C’è chi è sopravvissuto alla calca riuscendo a entrare per primo nel centro commerciale e chi invece ha selezionato compulsivamente prodotti al computer in attesa che scoccasse la mezzanotte del 24 novembre, quando finalmente è stato possibile acquistare a un prezzo scontato. Il Black Friday è tornato e anche quest’anno segna la vera partenza delle festività natalizie all’insegna del consumo. Il costo della vita che aumenta e la crisi climatica che impazza spingono in parte ad acquisti più ponderati, ma stando a un sondaggio condotto pochi giorni fa dal gruppo di annunci online Adevinta, in diversi Paesi europei le persone che vogliono fare acquisti per il Black Friday sono il 40%, più di quelle che non hanno intenzione di farlo (32%).

Black Friday: l’economia dell’assurdo e la ricerca di risposte

Perché nonostante l’evidenza di un Pianeta che vive forti squilibri e nonostante le diverse crisi che si sovrappongono, il consumismo continua a galoppare? E perché si immettono indiscriminatamente sul mercato prodotti che non rispettano alcun criterio di sostenibilità e di eco-progettazione? Quali sono i meccanismi che hanno reso cool il consumo di oggetti fortemente impattanti e non effettivamente utili? Si possono utilizzare questi e altri meccanismi per invertire la rotta e riorientare il modo in cui produciamo e le nostre scelte d’acquisto?

Partendo da queste domande, nel venerdì nero degli acquisti sfrenati EconomiaCircolare.com inaugura un filone di riflessione sulla “economia dell’assurdo” e su quando abbiamo smesso di essere persone per diventare quasi esclusivamente “consumatori”. Una riflessione critica intorno alle pratiche di iperconsumo associate al Black Friday, che chiamerà in causa persone esperte di diverse discipline – dalla filosofia alla sociologia passando per il design e la comunicazione – con l’obiettivo di indicare alternative più sostenibili e responsabili e ripensare i sistemi per ripensare prodotti e stili di vita.

I costi ambientali del Black Friday… 

In Italia, secondo la survey condotta da Unguess e Scalapay, è previsto per il Black Friday di quest’anno un budget di spesa compreso tra i 238 e i 272 euro a persona, stanziato con scarsissima consapevolezza dell’impatto ambientale che porta con sé ogni acquisto: soltanto il 12% degli italiani, infatti, ha contezza dell’alto costo ambientale che si nasconde dietro il prezzo basso dei prodotti.

Phil Purnell, professore alla School of Civil Engineering dell’Università di Leeds, dichiarava, già nel 2019 nella ricerca Building a circular economy, che “400.000 tonnellate di CO2 saranno emesse nell’atmosfera a causa del trasporto per il Black Friday solo nel Regno Unito”.

Un trend in crescita confermato anche dal rapporto The Dirty Delivery Report del 2021, che ne indicava altre 429.000. Peraltro, Purnell aggiunge che “il volume di CO2 legato al trasporto delle merci è trascurabile rispetto a quello emesso a monte e a valle della loro produzione”: ciò che le genera è il fenomeno dell’accumulo continuo di nuovi prodotti, e quindi di nuovi rifiuti, che nasce, rispettivamente, dal desiderio di non lasciarsi sfuggire l’occasione di acquistare un oggetto a metà prezzo, e di lasciarlo fuggire troppo presto nel momento in cui diventa obsoleto.

Oltre ai costi ambientali, si aggiungono quelli sociali a incrinare l’immaginario di abbondanza, sfarzo e benessere associato al Black Friday: i lavoratori e le lavoratrici di noti marchi, come Amazon, Macy’s e Zara, scioperano in massa proprio il 24 novembre, quando in media queste e altre aziende raddoppiano le vendite, per continuare a chiedere salari più alti e condizioni lavorative migliori. Una protesta che porta alla luce la dissonanza cognitiva che spesso insiste tra la fantasmagoria della merce raccontata nelle pubblicità e la reale condizione lavorativa che caratterizza le varie filiere di produzione.

Accumuliamo cose che durano poco… 

Un fenomeno, quello dell’iperconsumo, che durante il Black Friday porta ad accaparrarsi anche cose di cui in realtà non si ha bisogno e spesso in sostituzione di oggetti ancora perfettamente funzionanti. Specifica poi Purnell che “gran parte di ciò che viene comprato durante la stagione del Black Friday non è destinato a una lunga durata” e, secondo i dati e la proiezione di Green Alliance, “fino all’80% di plastica, di materiale tessile ed elettronico continuerà a finire in discarica, inceneritori o riciclo di bassa qualità”.

Per questa ragione, il mondo abietto dei rifiuti pare accrescersi in funzione del ritorno del Black Friday: insieme alle scorie industriali, ai prodotti difettosi, agli imballaggi disfatti, alla plastica ammaccata e ai vetri rotti – tutti esempi a cui il senso comune tipicamente si rivolge per immaginare la parola “rifiuto” – nei cassonetti e quindi nelle discariche giungono ora anche gadget elettronici funzionanti, contenitori riusabili e vestiti intatti. Sembra diventato logoro persino ciò che è rimasto semplicemente inutilizzato, nascosto in qualche ripostiglio, nuovo eppure già vecchio, scartato ma ancora funzionante.

…e buttiamo cose che ancora funzionano

Questo in realtà avviene anche fuori dal ripostiglio di casa, per oggetti che stiamo usando, magari per leggere questo articolo, ma che pensiamo di dover sostituire. La merce è tale soltanto finché la pubblicità e i suoi slogan, veloci e spietati, ingiungono dall’alto il suo ricambio: in quel momento il confine tra utilizzabile e inutilizzabile, tra merce e rifiuto, si assottiglia pericolosamente, sicché non si fa in tempo ad acquistare un prodotto che questo viene già surclassato e dev’essere rimpiazzato da una versione 2.0. Altrimenti, malum per contactum, renderebbe logoro e abietto anche il suo proprietario. Gli esperti la chiamano obsolescenza percepita (o psicologica)…

Leggi anche: Logistica inversa, cos’è e come può essere sostenibile in un sistema di economia circolare

Quel che resta del giorno del Black Friday

Proprio il giorno del Black Friday, allora, potrebbe diventare l’occasione giusta per mettere in atto pratiche aziendali più sostenibili e, da parte dei consumatori, scelte consapevoli che tengano conto anche degli impatti ambientali della produzione, del consumo e della gestione dei rifiuti. L’idea di trasformare da black a green il venerdì che segue il Thanksgiving Day sta già guadagnando terreno in molti Paesi. Secondo il report del 2023 della società di ricerche Savanta, il 31% dei consumatori statunitensi non acquisterà da un marchio che non si impegna per la Diversità, l’Equità e l’Inclusione (DE&I), un numero che aumenta al 37% tra le comunità sottorappresentate e i consumatori della cosiddetta Generazione Z. Queste percentuali mostrano innanzitutto la crescente richiesta, da parte di chi “consuma”, che i marchi esprimano un’opinione in materia socio-ambientale e agiscano di conseguenza.

Leggi anche: Quanto costa comprare con un click? Il peso ambientale e sociale dell’e-commerce

La carica degli anti-Black friday

Un segno ancora più tangibile lo lasciano le attività di opposizione al Black Friday, che danno vita a una serie di giorni alternativi, promuovendo idee di resistenza all’iperconsumismo. Ecco alcuni esempi:

  1. Il Circular Monday, iniziativa svedese, è il lunedì che precede il Black Friday e che a questo contrappone una giornata passata all’insegna dei consumi utili e necessari, delle pratiche del riciclo e di quelle del riutilizzo;
  2. Il Buy Nothing Day, non a caso concomitante al Black Friday, è il giorno in cui si è incoraggiati a non compiere alcun acquisto e a riflettere sulle implicazioni sociali e ambientali del consumismo sfrenato;
  3. Il Black Fridye è un evento annuale che ha l’obiettivo di porre un freno alla moda usa e getta, proponendo di tingere di nero i capi d’abbigliamento usati per dare loro nuova vita e apprezzarli più a lungo;
  4. Il Make Friday Green Again, nato grazie al movimento “Green Friday” in Francia, promuove alcune alternative di prodotti e marchi più sostenibili attraverso campagne di sensibilizzazione;
  5. L’Eco-friendly Cyber Monday boicotta il Cyber Monday, cioè il lunedì che segue il Black Friday, promuovendo l’acquisto online responsabile attraverso sconti specifici su prodotti sostenibili;
  6. L’Upclyed Thursday sprona le persone a creare e acquistare prodotti realizzati con materiali riciclati o riutilizzati.

Anche EconomiaCircolare.com prova a favorire al riflessione sul “gusto” di allungare o dare nuova vita a prodotti dismessi, con il lancio del contest #ideeincircolo, una competizione tra idee di riuso e recupero creativo che raccontano come creare oggetti utili e belli salvando prodotti o materiali dal cestino dei rifiuti ed evitando di comprarne di nuovi

E se nel giorno del Black Friday rinunciassimo alle file interminabili e alle affannose ricerche on line per dedicarci a quest’attività creativa che mette in circolo idee e persone? 

Leggi anche: Troppo black questo friday. Ma il problema è il resto dell’anno!

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