fbpx
domenica, Dicembre 15, 2024

Strategia nazionale per l’economia circolare, le proposte del Circular Economy Network

Dopo le polemiche sulla proposta di un'Agenzia nazionale, il Cen spiega la propria proposta e ne avanza tante altre: dalla fiscalità di incentivazione per le materie prime seconde all'obbligatorietà della Strategia per le amministrazioni locali

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista freelance. Ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane - I Quaderni de L’Ora, radio100passi, Palermo Repubblica, MeridioNews - e nazionali. Nel 2014 ha pubblicato il libro inchiesta “Fate il loro gioco, la Sicilia dell’azzardo” e nel 2018 l'ibrido narrativo “La città a sei zampe”, che racconta la chiusura della raffineria di Gela da parte dell’Eni. Si occupa prevalentemente di ambiente e temi sociali.

“La Strategia europea sull’economia circolare offre un ampio margine di azione alle strategie nazionali. Del resto, propone un radicale intervento non solo su tutti i settori produttivi, ma anche riguardo alle attitudini nel consumo, privato e pubblico, così come nella ricerca, nella formazione e qualificazione professionale e, non da ultimo, nella misurazione della sostenibilità dell’economia”.

Da questa premesse partono le osservazioni del Circular Economy Network, il think-tank che mette insieme molte aziende del settore e la Fondazione sviluppo sostenibile, che intende partecipare alla Strategia nazionale sull’economia circolare. Dopo le linee programmatiche pubblicate dal governo lo scorso 30 settembre, c’è tempo fino al 30 novembre per inviare i propri contributi alla consultazione. La nostra testata intende raccogliere contributi e spunti per alimentare un dibattito che riteniamo fondamentale.

Il Cen, forse suo malgrado, ha già fatto parlare delle sue proposte. A Ecomondo, la fiera internazionale dell’economia circolare che si è svolta a Rimini a fine ottobre, l’idea di un’Agenzia Nazionale per l’Economia Circolare è stata respinta da Ispra, Enea e Ministero della Transizione Ecologica. Ma le proposte del Cen vanno oltre, come racconta il think tank al nostro giornale.

Leggi anche: Un’Agenzia nazionale per l’economia circolare? Ispra, ENEA e MiTe si oppongono: “le competenze ci sono già”

“Mettere a sistema le competenze”

Partiamo però dalla proposta di un’Agenzia Nazionale. “Cogliamo l’occasione per chiarire questo punto – afferma il Cen – Noi non proponiamo di costituire una nuova Agenzia per l’economia circolare -intesa come un nuovo ente con una propria struttura, propri organi, autonomia giuridica etc. – ma semplicemente di “mettere a sistema” le funzioni e le attività oggi svolte da Ispra e ENEA sui temi dell’economia circolare, ferme rimanendo le loro competenze. Per usare la stessa espressione usata a Rimini da Bratti (Ispra) e Morabito (ENEA), quella che anche noi proponiamo è una sorta di “Agenzia virtuale” che favorisca il gioco di squadra tra i due enti di ricerca, oltre che tra loro e il MiTE, per coordinare e integrare al meglio le azioni necessarie per accelerare la transizione all’economia circolare”.

Il think tank spiega poi che le proposte lanciate a Ecomondo sono oggetto di approfondimenti e ampliamenti. “Presenteremo al Ministero – viene aggiunto dal Cen –  un documento con una serie di osservazioni sulla bozza presentata dal Governo, che ovviamente terrà conto anche del confronto che si è sviluppato agli Stati generali della Green Economy”.

Leggi anche: “Progetti virtuosi e non greenwashing”. A Ecomondo nasce l’Osservatorio tessile

Le proposte del Circular Economy Network

È lunga la lista di proposte avanzate dal Circular Economy Network. Nel documento che abbiamo potuto visionare, si legge che il Cen suggerisce una serie di criteri che reputa adeguati e corretti, vale a dire:

  • svolgere una profonda analisi sulla definizione dei flussi di risorse prevalenti immesse nei processi di produzione e di consumo;
  • valutare le dinamiche evolutive di tali flussi, tenendo in considerazione anche quelli presenti nei rifiuti, nonché l’avanzamento tecnologico atteso, il reale fabbisogno impiantistico, basandosi sui metodi e processi di gestione e trattamento che assicurano la migliore qualità del materiale riciclato, assicurando la libera circolazione delle frazioni merceologiche presenti nei rifiuti raccolte separatamente e per quelli destinati alla riparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero;
  • valutare gli impatti ambientali generati dal ciclo di vita dei singoli flussi, in particolare riguardo alle emissioni – dirette e indirette generate in Italia o nei paesi di produzione – di gas climalteranti;
  • tenendo conto delle tenenze future del mercato, individuare i flussi di materiali e i relativi settori prioritari sui quali intervenire per ridurre gli impatti ambientali;
  • stimare la disponibilità di materiali stoccati nel mercato in termini di quantità e di flussi e le quantità che nel medio termine diverranno scarto;
  • definire obiettivi minimi di riutilizzo di beni, altrimenti destinati a divenire rifiuti, e di reimpiego di materie riciclate;
  • definire obiettivi a medio e lungo termine di riduzione degli impatti, per ciascun flusso prioritario;
  • stimare i costi e/o vantaggi economici e occupazionali relativi al raggiungimento di tali obiettivi;
  • definire le misure (normative, economiche, tecnologiche e di sensibilizzazione) da assumere per il raggiungimento di tali obiettivi;
  • definire un piano di monitoraggio sull’attuazione delle misure e sull’avanzamento dei risultati attesi;
  • valutare gli impatti ambientali anche in termini di tutela e rispetto delle risorse naturali, con particolare attenzione ad acqua e suolo.

Leggi anche: Ridurre la produzione, argomento tabù nel Piano per la Transizione Ecologica

Alla Strategia servono gambe e braccia (cioè soldi e mezzi)

Più in generale il Cen chiede  “un costruttivo coinvolgimento degli stakeholder (produttori, consumatori, sindacati, associazioni ambientaliste, enti locali e enti di ricerca), garantendo altresì la massima trasparenza”. La Strategia, inoltre, dovrà essere vincolante “per le amministrazioni centrali, le regioni e gli enti locali”; per consentire ciò devono essere individuate “le risorse finanziarie per la sua attuazione” affinché sia in grado di “orientare sia la definizione dei programmi di prevenzione e gestione dei rifiuti, sia la politica industriale e gli strumenti di programmazione economica”.

Nel documento del Cen si suggerisce inoltre che “la strategia dovrebbe essere coerente con altri documenti strategici sviluppati negli anni, a partire dalla Strategia Nazionale per la Bioeconomia, di recente aggiornamento, per la quale è disponibile anche uno specifico piano di implementazione”.

In più “sotto il profilo compilativo delle misure si propone altresì di tener conto:

  1. delle diverse fasi del processo di produzione e di consumo dei materiali e dei prodotti (ecoprogettazione, produzione, consumo, post-consumo, materiali riciclati) definendo, se possibile, le misure trasversali indicando le diverse fasi sulle quali incidono;
  2. delle tecnologie digitali disponibili o attese nel prossimo futuro;
  3. delle misure già annunciate dal piano europeo, al fine di definire le sinergie con le misure aggiunte nella strategia italiana;
  4. degli impatti sulle medie, piccole e micro imprese; nonché di definire gli indirizzi per il finanziamento della ricerca e sperimentazione e di raorzare il sostegno agli investimenti mirati allo sviluppo dell’economia circolare attraverso il programma Transizione 4.0, tenendo conto del regolamento europeo sulla tassonomia”.

E ancora “la Strategia nazionale dovrà contenere misure adeguate per quanto riguarda la fiscalità di incentivazione all’utilizzo delle materie prime seconde e allo sfruttamento sostenibile delle risorse rinnovabili, il sostegno alla simbiosi industriale, lo sviluppo dell’end of waste, il riutilizzo la riparabilità dei prodotti e la loro riciclabilità, biodegradabilità e/o compostabilità”.

Infine “un capitolo dovrebbe essere dedicato agli appalti verdi (GPP), al fine di ampliare la platea dei settori interessati e di garantire fra l’altro un sistema di vigilanza che assicuri l’integrazione dei Criteri Ambientali Minimi nei bandi pubblici e il rispetto in fase di loro aggiudicazione”.

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie

La Community di EconomiaCircolare.com