“La Strategia europea sull’economia circolare offre un ampio margine di azione alle strategie nazionali. Del resto, propone un radicale intervento non solo su tutti i settori produttivi, ma anche riguardo alle attitudini nel consumo, privato e pubblico, così come nella ricerca, nella formazione e qualificazione professionale e, non da ultimo, nella misurazione della sostenibilità dell’economia”.
Da questa premesse partono le osservazioni del Circular Economy Network, il think-tank che mette insieme molte aziende del settore e la Fondazione sviluppo sostenibile, che intende partecipare alla Strategia nazionale sull’economia circolare. Dopo le linee programmatiche pubblicate dal governo lo scorso 30 settembre, c’è tempo fino al 30 novembre per inviare i propri contributi alla consultazione. La nostra testata intende raccogliere contributi e spunti per alimentare un dibattito che riteniamo fondamentale.
Il Cen, forse suo malgrado, ha già fatto parlare delle sue proposte. A Ecomondo, la fiera internazionale dell’economia circolare che si è svolta a Rimini a fine ottobre, l’idea di un’Agenzia Nazionale per l’Economia Circolare è stata respinta da Ispra, Enea e Ministero della Transizione Ecologica. Ma le proposte del Cen vanno oltre, come racconta il think tank al nostro giornale.
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“Mettere a sistema le competenze”
Partiamo però dalla proposta di un’Agenzia Nazionale. “Cogliamo l’occasione per chiarire questo punto – afferma il Cen – Noi non proponiamo di costituire una nuova Agenzia per l’economia circolare -intesa come un nuovo ente con una propria struttura, propri organi, autonomia giuridica etc. – ma semplicemente di “mettere a sistema” le funzioni e le attività oggi svolte da Ispra e ENEA sui temi dell’economia circolare, ferme rimanendo le loro competenze. Per usare la stessa espressione usata a Rimini da Bratti (Ispra) e Morabito (ENEA), quella che anche noi proponiamo è una sorta di “Agenzia virtuale” che favorisca il gioco di squadra tra i due enti di ricerca, oltre che tra loro e il MiTE, per coordinare e integrare al meglio le azioni necessarie per accelerare la transizione all’economia circolare”.
Il think tank spiega poi che le proposte lanciate a Ecomondo sono oggetto di approfondimenti e ampliamenti. “Presenteremo al Ministero – viene aggiunto dal Cen – un documento con una serie di osservazioni sulla bozza presentata dal Governo, che ovviamente terrà conto anche del confronto che si è sviluppato agli Stati generali della Green Economy”.
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Le proposte del Circular Economy Network
È lunga la lista di proposte avanzate dal Circular Economy Network. Nel documento che abbiamo potuto visionare, si legge che il Cen suggerisce una serie di criteri che reputa adeguati e corretti, vale a dire:
- svolgere una profonda analisi sulla definizione dei flussi di risorse prevalenti immesse nei processi di produzione e di consumo;
- valutare le dinamiche evolutive di tali flussi, tenendo in considerazione anche quelli presenti nei rifiuti, nonché l’avanzamento tecnologico atteso, il reale fabbisogno impiantistico, basandosi sui metodi e processi di gestione e trattamento che assicurano la migliore qualità del materiale riciclato, assicurando la libera circolazione delle frazioni merceologiche presenti nei rifiuti raccolte separatamente e per quelli destinati alla riparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero;
- valutare gli impatti ambientali generati dal ciclo di vita dei singoli flussi, in particolare riguardo alle emissioni – dirette e indirette generate in Italia o nei paesi di produzione – di gas climalteranti;
- tenendo conto delle tenenze future del mercato, individuare i flussi di materiali e i relativi settori prioritari sui quali intervenire per ridurre gli impatti ambientali;
- stimare la disponibilità di materiali stoccati nel mercato in termini di quantità e di flussi e le quantità che nel medio termine diverranno scarto;
- definire obiettivi minimi di riutilizzo di beni, altrimenti destinati a divenire rifiuti, e di reimpiego di materie riciclate;
- definire obiettivi a medio e lungo termine di riduzione degli impatti, per ciascun flusso prioritario;
- stimare i costi e/o vantaggi economici e occupazionali relativi al raggiungimento di tali obiettivi;
- definire le misure (normative, economiche, tecnologiche e di sensibilizzazione) da assumere per il raggiungimento di tali obiettivi;
- definire un piano di monitoraggio sull’attuazione delle misure e sull’avanzamento dei risultati attesi;
- valutare gli impatti ambientali anche in termini di tutela e rispetto delle risorse naturali, con particolare attenzione ad acqua e suolo.
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Alla Strategia servono gambe e braccia (cioè soldi e mezzi)
Più in generale il Cen chiede “un costruttivo coinvolgimento degli stakeholder (produttori, consumatori, sindacati, associazioni ambientaliste, enti locali e enti di ricerca), garantendo altresì la massima trasparenza”. La Strategia, inoltre, dovrà essere vincolante “per le amministrazioni centrali, le regioni e gli enti locali”; per consentire ciò devono essere individuate “le risorse finanziarie per la sua attuazione” affinché sia in grado di “orientare sia la definizione dei programmi di prevenzione e gestione dei rifiuti, sia la politica industriale e gli strumenti di programmazione economica”.
Nel documento del Cen si suggerisce inoltre che “la strategia dovrebbe essere coerente con altri documenti strategici sviluppati negli anni, a partire dalla Strategia Nazionale per la Bioeconomia, di recente aggiornamento, per la quale è disponibile anche uno specifico piano di implementazione”.
In più “sotto il profilo compilativo delle misure si propone altresì di tener conto:
- delle diverse fasi del processo di produzione e di consumo dei materiali e dei prodotti (ecoprogettazione, produzione, consumo, post-consumo, materiali riciclati) definendo, se possibile, le misure trasversali indicando le diverse fasi sulle quali incidono;
- delle tecnologie digitali disponibili o attese nel prossimo futuro;
- delle misure già annunciate dal piano europeo, al fine di definire le sinergie con le misure aggiunte nella strategia italiana;
- degli impatti sulle medie, piccole e micro imprese; nonché di definire gli indirizzi per il finanziamento della ricerca e sperimentazione e di raorzare il sostegno agli investimenti mirati allo sviluppo dell’economia circolare attraverso il programma Transizione 4.0, tenendo conto del regolamento europeo sulla tassonomia”.
E ancora “la Strategia nazionale dovrà contenere misure adeguate per quanto riguarda la fiscalità di incentivazione all’utilizzo delle materie prime seconde e allo sfruttamento sostenibile delle risorse rinnovabili, il sostegno alla simbiosi industriale, lo sviluppo dell’end of waste, il riutilizzo la riparabilità dei prodotti e la loro riciclabilità, biodegradabilità e/o compostabilità”.
Infine “un capitolo dovrebbe essere dedicato agli appalti verdi (GPP), al fine di ampliare la platea dei settori interessati e di garantire fra l’altro un sistema di vigilanza che assicuri l’integrazione dei Criteri Ambientali Minimi nei bandi pubblici e il rispetto in fase di loro aggiudicazione”.
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