Si intitola “Zero waste to zero emissions” lo studio presentato oggi da Gaia, Global Alliance for Incinerator Alternatives, che individua in una diversa gestione dei rifiuti un vero e proprio “punto di svolta” nella lotta alla crisi climatica. In particolare, evidenzia la coautrice del report Mariel Vilella, “senza un impegno concreto da parte dei leader globali per una politica ‘rifiuti zero’ non saremo in grado di raggiungere l’obiettivo di contenere entro 1,5 gradi centigradi l’aumento della temperatura media del Pianeta”.
Secondo il rapporto, invece, uno dei modi più rapidi e convenienti per ridurre il riscaldamento globale è proprio l’approccio “zero waste”, che applicato nelle città di tutto il mondo consentirebbe di risparmiare 1,4 miliardi di tonnellate di gas serra, equivalenti alle emissioni annue di 300 milioni di auto, molto più che togliere dalla strada tutte le auto dell’Unione Europea per un anno.
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Crisi climatica: dai rifiuti il 20% delle emissioni di metano
Il settore dei rifiuti rappresenta il 20% delle emissioni globali di metano e secondo GAIA una gestione più efficiente potrebbe ridurre le sue emissioni dell’84%, contribuendo anche alla riduzione delle emissioni in altri settori collegati. Non a caso il report è stato presentato alla vigilia della COP27 di novembre a Sharm El-Sheikh, in Egitto, dove il tema rifiuti sarà tra i focus della discussione.
L’invito che fanno autrici e autori del rapporto è esattamente quello di dare la priorità all’azione sui rifiuti attuando alcune specifiche linee guida:
- incorporare obiettivi e politiche rifiuti zero nei piani di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;
- dare priorità alla prevenzione degli sprechi alimentari e al divieto di plastiche monouso;
- diffondere capillarmente la raccolta differenziata e il trattamento dei rifiuti organici;
- investire in sistemi di gestione dei rifiuti, impianti di riciclaggio e capacità di compostaggio;
- istituire quadri istituzionali e incentivi finanziari per l’obiettivo rifiuti zero, inclusi regolamenti, programmi educativi e di sensibilizzazione e sussidi al riciclaggio e al compostaggio.
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Ridurre le emissioni in modo rapido ed economico
“Non servono nuove tecnologie appariscenti o costose – ha spiegato Neil Tangri di GAIA, tra gli autori del report –: si tratta solo di prestare maggiore attenzione a ciò che produciamo e consumiamo e a come gestirlo quando non è più necessario”.
L’invito della rete di ong e attivisti ai governi che parteciperanno alla COP egiziana è chiaro: “I precedenti colloqui sul clima hanno ampiamente trascurato il potenziale delle riforme nel settore dei rifiuti, in particolare per la riduzione del metano, cosa che oltre 100 Paesi si sono ora impegnati a fare. Ora abbiamo un’opportunità unica per mettere i rifiuti saldamente all’ordine del giorno. Le strategie zero rifiuti sono il modo più semplice per ridurre le emissioni in modo rapido ed economico, costruendo al contempo resilienza climatica, creazione di posti di lavoro e promozione di prospere economie locali”.
Il rapporto analizza diversi casi studio su come le città a rifiuti zero apportano benefici socioeconomici e politici oltre ad aiutare ad affrontare la crisi climatica. In Europa, questo emerge dalla rete di Zero Waste Cities di Zero Waste Europe, filiale europea di GAIA, e con il caso della città di Leopoli, in Ucraina. Nonostante il conflitto in corso con la Russia, spiegano i promotori sello studio, Leopoli ha prosperato nei suoi sforzi a zero sprechi ed è diventata un esempio di resilienza e impegno. Alcune delle azioni a zero rifiuti intraprese dalla città includono la raccolta differenziata porta a porta, compresi i rifiuti organici, e molteplici programmi di prevenzione dei rifiuti che includono plastica monouso o prodotti sanitari.
“L’approccio a zero rifiuti è stato la via d’uscita di Leopoli dalla crisi dei rifiuti dopo un incendio in discarica nel 2016 – racconta Iryna Myronova, direttore esecutivo di Zero Waste Lviv –. Nel 2022 abbiamo appreso come in tempo di guerra aiuta a ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili, che ora è anche una questione di sicurezza nazionale e globale”.
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