Ad oggi è facile partecipare ad un evento che vanti di essere “sostenibile” solo perché utilizza cannucce di carta ma, come i lettori di EconomiaCircolare.com sanno, cadere nella trappola del greenwashing è facile, sia come pubblico che, in buona fede, come organizzatori.
Se infatti garantire il minimo impatto nell’organizzazione di appuntamenti rivolti al pubblico è ormai una prassi importante per chi fa dell’ambiente un proprio valore, è anche, in molti contesti, un obbligo per tutti per via dei cosiddetti Crediti ambientali minimi (CAM). Ma andiamo con ordine.
Nel corso di una lezione di “Green Marketing e Strategie di Comunicazione per la Sostenibilità” – il percorso formativo organizzato da EconomiaCircolare.com e pensato per acquisire le competenze utili a promuovere le azioni mirate alla sostenibilità delle realtà aziendali – sono stati illustrati gli strumenti esistenti e le realtà attive nella consulenza ambientale, ovvero nell’accompagnamento e nella valutazione d’impatto degli eventi.
A guidare le corsiste e i corsisti in questo percorso Chiara Iannaccone, marketing & communication specialist di Economiacircolare.com e Referente programma Cultura Sostenibile e Marta Lovato, responsabile sostenibilità Santarcangelo Festival e referente programma Cultura Sostenibile.
Partiamo da 4 step
La transizione verso un modello di gestione degli eventi a minor impatto si basa su 4 passaggi. In primo luogo va considerata la governance ecologista: così come si fa con un servizio o un prodotto, è necessario pensare, e dunque progettare, la sostenibilità dell’evento in ogni sua parte. La governance può essere scomposta in due parti: una è la politica ambientale dell’azienda quindi la dichiarazione d’impegno, di sostenibilità e le ambizioni nei confronti di questa tematica e poi il piano d’azione, cioè portare nella pratica questa politica ambientale e metterla a terra, attraverso una strategia ben precisa, per raggiungere determinati obiettivi.
Il passo successivo implica la misurazione: calcolare gli impatti e le aree che interessano maggiormente è fondamentale per individuare i cambiamenti necessari che saranno più incisivi, e magari anche più immediati e meno dispendiosi, nonché per stabilire una scala di priorità.
Gli aspetti che devono essere inclusi nel calcolo dell’impatto ambientale sono:
- Energia
- Rifiuti
- Viaggi del personale, degli artisti, del pubblico o della flotta aziendale
- Forniture
- Catering
- Spedizioni/Trasporto merci
- Digital, come il sito web e la comunicazione/marketing
- Alloggi, commisurato al numero di stanze e al numero notti
Naturalmente anche chi frequenta un evento ha un impatto sullo stesso, anche se spesso non è qualcosa che si può controllare a livello organizzativo. Tuttavia possono essere messe a disposizione del pubblico delle informazioni che permettano di orientarsi verso scelte e alternative più sostenibili: come, semplicemente, indicare i mezzi pubblici per raggiungere il luogo. Inoltre, essere a conoscenza delle categorie di impatto può aiutare nel capire dove e se è possibile intervenire. Oltre alla provenienza e alla modalità di viaggio per raggiungere la città dell’evento, influisce anche il modo di spostarsi all’interno del contesto urbano, così come l’alloggio.
Chi organizza eventi lo sa bene: la parte spesso più impegnativa è quella che precede l’evento, in cui si crea l’impalcatura organizzativa su cui costruire tutte le attività nel dettaglio. Allo stesso tempo, non è trascurabile la fase post-evento, che vede oltre allo smontaggio fisico degli allestimenti, una serie di riunioni per valutare la riuscita dell’evento e tracciarne possibili miglioramenti. Anche nel corso di queste fasi c’è un impatto ambientale da considerare, a volte importante – si pensi ad esempio alla creazione di allestimenti, e al loro trasporto, gli stessi che vengono spesso gettati via subito dopo l’evento – è dunque necessario tracciare un confine temporale da prendere in considerazione nel calcolo degli impatti.
Prima dell’evento c’è quindi da prendere in esame la fase di scounting, l’organizzazione, la comunicazione, la produzione allestimenti e i viaggi necessari perché tutto questo avvenga. Dopo, oltre allo già citato smontaggio degli allestimenti, c’è il trasporto e il trattamento rifiuti. Non è però sempre facile capire fin dove è necessario considerare per il calcolo della carbon footprint di un evento, e dipende sempre dal tipo di eventi. Nel caso di un evento artistico ci sarà, ad esempio, un lavoro di scounting della direzione artistica nell’andare a vedere altri spettacoli, o magari in campo aziendale si dovrà tener conto anche di viaggi e relazioni che avvengono durante tutto l’anno e che sono collegate all’evento.
In linea con la strategia net-zero, dovremmo in ordine: misurare gli impatti, ridurli ed eventualmente, solo ciò che non riusciamo a ridurre si può pensare di compensare, con tutti i limiti del caso. D’altronde, anche considerando i criteri che, da una parte, permettono di valutare il grado di affidabilità con cui un credito emesso rappresenta la rimozione, la riduzione o l’evitamento di una tonnellata di CO2 e, dall’altra, la provenienza di quel credito da attività che non contribuiscono in modo significativo a danneggiare l’ambiente e le società, effettuare una misurazione può non essere semplice.
In ultimo, ma non per importanza, è utile valutare i cambiamenti che le nostre azioni hanno portato. “Dobbiamo capire – ha spiegato Marta Lovato – come la comunicazione e il mondo temporaneo che abbiamo creato con l’evento ha agito sulle persone che lo hanno frequentato perché la grande forza di un evento, che sia culturale, aziendale, di presentazione di prodotto, è la parte di comunicazione e quello che facciamo esperire nella pratica al nostro pubblico: l’idea di questo mondo più sostenibile che possiamo fargli vivere in prima persona. È quindi molto importante andare a comunicare anche delle cose che possono sembrare scontate ed evidenti, ma che magari non lo sono per tutte e tutti”.
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Le certificazioni
Negli ultimi anni abbiamo assistito, da una parte alla ripresa degli eventi negli anni successivi alla pandemia, – con il mercato degli Eventi e della Live Communication che nel 2023 valeva 861 milioni di euro, con un aumento del 27% rispetto al 2022 – dall’altra ad una sempre maggiore sensibilità verso le tematiche ambientali anche da parte del pubblico. Non sorprende dunque che anche nell’ambito degli eventi si stiano diffondendo diverse certificazioni: è importante, tuttavia, verificare sempre che dietro ci sia un sistema di controllo davvero efficace.
La più autorevole è la ISO 20121 che si rivolge a società che organizzano eventi, piattaforme congressuali e fornitori di servizi di supporto agli eventi: stabilisce, sviluppa e orienta il sistema di gestione degli eventi sostenibili, ed ha validità triennale, con verifiche annuali. Applicata per la prima volta alle Olimpiadi di Londra del 2012 e recepita nel 2013, nel 2024 è stata pubblicata la versione aggiornata che pone maggiore enfasi su eredità sociali, inclusività e diversi mezzi per dimostrare la conformità, promuovendo un approccio più completo e accessibile, ad esempio con la convalida dei fornitori e le certificazione di terze parti.
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I CAM
Come è noto, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) prevede l’adozione di Criteri Ambientali Minimi (CAM) per eventi culturali attraverso una riforma entrata in vigore nel 2022. Si tratta nello specifico di 23 criteri obbligatori e 13 facoltativi: sono obbligatori nel caso di eventi culturali organizzati con appalti pubblici e finanziati, promossi o organizzati da pubbliche autorità.
Se gli eventi non sono selezionati tramite gli appalti pubblici ma comunque ci sono dei bandi di gara per la concessione di contributi da parte della pubblica amministrazione, quello che si suggerisce, e si tende a fare, è inserire e trasformare questi CAM in una sorta di regolamenti da provare a rispettare.
In ogni caso, al di là dell’obbligatorietà, i CAM possono essere d’aiuto per chi organizza eventi a scegliere una direzione e a porsi le giuste domande, anche per eventi per cui, ad oggi, non è obbligatorio rispettarli.
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Progetto Circolare
Nel contesto descritto si muove il Progetto Circolare – finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU nell’ambito dell’avviso pubblico Capacity building per gli operatori della cultura e degli obiettivi di transizione ecologica del PNRR – prevede la realizzazione di una piattaforma per facilitare le pratiche di scambio e condivisione di beni e strumenti per coloro che organizzano eventi.
La rete promotrice del progetto è composta da Santarcangelo dei Teatri, CDCA, ASSO ed Ecoarea, in collaborazione con EconomiaCircolare.com.
L’iniziativa parte da una fase di analisi che prevede un’indagine dei bisogni del settore: un primo questionario è stato diffuso con lo scopo di raccogliere valutazioni, esperienze e punti di vista per facilitare la condivisione e lo scambio di beni e attrezzature per enti culturali e creativi che organizzano eventi.
Il questionario si rivolge, in particolare, a enti profit e non profit che si occupano di eventi culturali: spettacoli dal vivo, concerti, festival, audiovisivo e radio, arti visive, al patrimonio culturale materiale e immateriale, editoria, libri e letteratura.
I passi successivi prevedono webinar, facilitazioni nella redazione dei resoconti richiesti dai CAM e un accompagnamento, con un pacchetto ore di consulenza online e servizio di un esperto per rispondere sull’uso della piattaforma, aderenza ai CAM e al principio DNSH (in inglese do not significat harm, non arrecare un danno significativo).
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