Arriva la survey di CERES, il progetto europeo che vuole colmare il gap di competenze utili all’economia circolare. Il documento si rivolge alle aziende e intende rilevare quali figure professionali e competenze siano necessarie per poter abbracciare a pieno il modello circolare. Ne indaga quindi il livello di consapevolezza legata all’economia circolare, la volontà di muoversi in quella direzione e gli ostacoli che ne possono derivare: mancanza di competenze ma anche di risorse, ad esempio.
La survey è il frutto del gruppo di lavoro che si occupa dell’analisi dei bisogni, cioè di valutare il divario tra le esigenze del mercato in termini di nuove competenze e abilità, e l’offerta formativa esistente in materia di economia circolare.
Le attività del progetto sono infatti organizzate in 4 macro aree con campi di indagine e di azione diversi ma complementari: oltre all’analisi dei bisogni, si lavorerà sullo sviluppo di curricula aggiornati per l’istruzione superiore e la formazione professionale, sull’implementazione di curricula aggiornati attraverso corsi e moduli e su un hub digitale che possa rafforzare collaborazioni e competenze tra il mondo dell’educazione e quello dell’economia circolare.
Le competenze che mancano a RAEE, tessile, energia eolica e automotive
L’analisi dei bisogni, lo dicevamo, ha lo scopo di individuare quali sono le competenze e abilità che mancano in Europa e nei Paesi partner (Danimarca, Italia, Francia, Bulgaria e Regno Unito) per andare verso l’economia circolare, al fine di redigere una relazione che fornisca dati, e raccomandazioni utili per lo sviluppo della formazione in questo ambito.
Il fine ultimo è sempre affrontare al meglio le sfide della transizione all’economia circolare e del Green Deal europeo, in sintonia con le trasformazioni che il mondo del lavoro inevitabilmente subirà: secondo il report “Labour market impacts of the circular economy” di Circle Economy, l’aumento netto dei posti di lavoro derivante dal passaggio all’economia circolare sarà di circa 700.000 posti di lavoro nell’Unione Europea entro il 2030.
La ricerca si focalizzerà entro quattro settori: RAEE, tessile, energia eolica e automotive.
Il gruppo di lavoro in questione è guidato principalmente da partner del mercato del lavoro, in contatto diretto con le aziende, in particolare da ECO, e coinvolge Repic, Cleantech Bulgaria (CTBG) ma anche una serie di partner accademici, la danese Aalborg Universitet (AAU), il Politecnico di Milano (POLIMI), il Politecnico di Bari (POLIBA), il CDCA (Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali) e la scuola di business francese EPBS (École des Ponts Business School).
I partner effettueranno una revisione delle proposte formative esistenti a livello europeo e dei singoli Paesi nell’ambito dell’istruzione e della formazione professionale (in inglese Vocational Education and Training, VET) e dell’istruzione superiore (in inglese High education, HE), per poi fornire spunti accessibili per alimentare lo sviluppo delle competenze e promuovere il settore dell’istruzione nell’ambito dell’economia circolare. Si terrà presente anche ciò che il mondo accademico e della formazione mette già a disposizione per chi vuole affrontare questo tipo di percorso, studenti ma anche professionisti.
Intrecciando questi due aspetti, quello più legato al mondo aziendale e quello al mondo accademico, si riesce a tracciare lo stato dell’arte all’interno dei circuiti dell’economia circolare.
Metodologia ed esigenze
“Sono stati condotti – spiega Sarah Downes di Repic – studi sulle esigenze di competenze dell’economia circolare e sono già disponibili corsi ma nessuno si concentra esclusivamente sui RAEE o sull’intera catena del valore. In questa fase di progetto, CERES si inserisce in questo contesto, in quanto analizza queste dimensioni concentrandosi specificamente sui singoli settori, ad esempio i RAEE, per identificare le competenze e la formazione aggiuntive necessarie e il modo migliore per soddisfarle”.
“Il raggiungimento dell’economia circolare per i RAEE – aggiunge – richiede la collaborazione di tutta la catena del valore. Il nostro approccio consiste nel lavorare con i partner che sono già attivi nello sviluppo delle competenze e dei bisogni formativi per capire cosa si sta già facendo e quali sono i loro obiettivi per il futuro; e nel lavorare con le reti di produttori, autorità locali, riciclatori e le loro associazioni per valutare le loro competenze e i loro bisogni formativi lungo l’intera catena del valore. Questo ci aiuterà a valutare l’offerta e le esigenze del mercato”.
La risposta di Ceres
Il confronto tra l’analisi di mercato e la ricerca su letteratura e formazione già esistente confluirà nella Circular Economy Digital Innovation Hub (CE-DIH), una piattaforma online di networking che faciliterà lo scambio di conoscenze e opportunità di apprendimento e di collaborazione tra il mondo della formazione e quello delle imprese nel campo dell’economia circolare.
“Ad esempio – racconta Paulina Caldarelli di ECO – un impianto di trattamento di RAEE ci ha detto di aver bisogno di persone che lavorano nel mondo chimico perché servono figure che sappiano riconoscere la chimica nelle schede elettroniche dei rifiuti che arrivano. Se diversi impianti manifestano questa esigenza e se nello studio della letteratura notiamo che il mondo accademico ha effettivamente pochi corsi specifici, sarà un indicatore rilevante che sarà preso in considerazione nell’elaborazione del curricula e delle formazioni che il progetto Ceres svilupperà in seguito”.
La survey inviata ad aziende europee sarà quindi funzionale ad un report in cui verranno stilate le esigenze dei diversi settori nei Paesi coinvolti nel progetto.
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