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venerdì, Novembre 15, 2024

Energia è partecipazione: dalle baracche alla comunità energetica sociale nel sud di Messina

Nella periferia sud di Messina un progetto avviato nel 2017 ha trasformato delle baraccopoli in una comunità energetica che è anche a preminente scopo sociale. Con un algoritmo che regola la distribuzione dell'energia all'interno del polo abitativo. "Poter risparmiare è un elemento per dare sostenibilità e forza"

Elena Russo
Elena Russo
Giornalista pubblicista, le piace raccontare storie capaci di ispirare il cambiamento. Attivista per la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Il suo più grande sogno? Un oceano ricco di tartarughe marine! Trascorre l’estate in spiaggia per monitorare e raccontare storie di Caretta Caretta

Il 9 febbraio la Regione Sicilia ha dichiarato lo stato di calamità naturale da siccità severa. Una situazione grave, considerando che almeno da calendario, ci troviamo nel bel mezzo del periodo invernale. Eppure con oltre 42 miliardi di euro destinati ai sussidi per i combustibili fossili, la politica nazionale continua a essere cieca davanti alle emergenze climatiche in Sicilia, ma anche altrove.

“Non possiamo salvare un Pianeta in fiamme con un idrante di combustibili fossili.” Le parole del segretario generale dell’ONU Antonio Guterres all’apertura della Cop28 sono state inequivocabili. L’energia rinnovabile è la chiave per preservare le sorti ambientali, economiche e sociali di questo Pianeta. Ma se da un lato l’obiettivo carbon free appare lontano, dall’altro non dobbiamo sottovalutare i cambiamenti che avvengono dal basso e impattano significativamente nella vita delle persone. Come avvenuto a Fondo Saccà, nel sud di Messina, dove un progetto iniziato nel 2017, ha trasformato delle baraccopoli in una Comunità Energetica Rinnovabile e Sociale.

Energia è partecipazione è il nome del progetto CERS nato nella periferia sud di Messina e cofinanziato da Fondazione con il Sud, con lo scopo di potenziare e indirizzare pre-investimenti (pubblici e privati) nella costruzione di una Comunità Energetica Rinnovabile e Sociale.

Il superamento delle baraccopoli

A partire dal 2017 attraverso il progetto Capacity il Comune di Messina insieme alla Fondazione Messina (ente che riunisce diverse associazioni tra cui Solidarity and Energy), ha ricollocato nuclei familiari di Fondo Saccà e Fondo Fucile che vivevano nelle baraccopoli risalenti al post terremoto del 1908. Le famiglie hanno potuto acquistare abitazioni dignitose o ricevere un alloggio popolare in zone dislocate della città, così da evitare ulteriori meccanismi di ghettizzazione.

“Abbiamo fatto abbattere tutte queste abitazioni provvisorie, che erano diventate nuclei di degrado sociale e urbano. Immaginate come si poteva vivere in questi quartieri – racconta a EconomiaCircolare.com Salvatore Politi, presidente del Cda di Solidarity and Energy, capofila del progetto Energia e Partecipazione. “C’era grande promiscuità, l’igiene era molto scarsa, c’era una propensione alta alla criminalità, ed era terreno fertile per la mafia”, continua Politi.

Un’iniziativa che ha avuto un grande impatto positivo per la città e per quelle famiglie che hanno potuto cambiare drasticamente la loro vita e quella dei loro figli. Secondo una ricerca promossa dalla Fondazione Messina infatti, a causa delle scarse condizioni igienico – sanitarie e all’inquinamento (da cemento e amianto), chi nasceva in queste zone aveva un’aspettativa di vita di 7 anni in meno, rispetto ai residenti di altre aree della città.

La rinascita sostenibile

A Fondo Saccà, nello specifico a Maregrosso, una di queste aree è stata presa in carico dalla Fondazione Messina ed è oggi un piccolo polo abitativo circondato da un giardino. Al suo interno troviamo 5 unità abitative (4 destinate a persone che fuoriescono da percorsi di ripresa da disagio mentale e 1 a una famiglia), una biblioteca sociale e uno spazio famiglie dove vengono sviluppati progetti per i bambini che vivevano nelle baracche.

Il polo è stato costituito con tecnologie avanzate che consentono un basso impatto ambientale. Le case sono ecosostenibili:  realizzate con sistemi costruttivi in paglia pressata e legno, presentano impianti fotovoltaici collegati a sistemi di mutualizzazione dell’energia, riciclano le acque grigie per alimentare le aree verdi circostanti e hanno sistemi per il risparmio energetico e il monitoraggio ambientale.

La comunità energetica con l’algoritmo sociale

Ancor prima dell’articolo 42 bis del Decreto Milleproroghe 162 /2019 che recepisce la Direttiva Europea RED II, il polo abitativo è stato pensato come una piccola comunità energetica. Infatti il sistema di produzione dell’energia non è individuale, questo significa che ogni abitazione non ha un suo impianto, ma lo condivide con gli altri. L’impianto è di circa 18 chilowatt e presenta un sistema di accumulo di circa 40 kilowatt all’ora.

Politi ci tiene in particolare a illustrare l’algoritmo sociale che regola la distribuzione dell’energia all’interno del polo. “Questo sistema corregge una serie di squilibri sull’uso dell’energia: avvantaggia la persona che ne ha più bisogno a causa di una malattia per esempio, premia i comportamenti più virtuosi e penalizza chi non c’è l’ha – continua Politi – È un sistema di calcolo diseguale, ma con criteri di equità”.

Con l’articolo 42 bis che regola le Comunità Energetiche Rinnovabili, si è deciso di coinvolgere le famiglie che prima vivevano nelle baracche. Lo scopo era costituire una comunità dedita al cambio di stili di consumo e aiutare le famiglie che provenivano da una situazione di disagio. “Era gente che non pagava la corrente elettrica – spiega Salvatore Politi – quelle case non esistevano per lo Stato ed erano allacciate alla rete elettrica abusivamente. Il fatto di poter risparmiare sull’energia è un elemento per dare sostenibilità e forza a questo nuovo stile di vita”.

Uno sguardo sul futuro

I vari aggiornamenti normativi bloccano il progetto per 4 anni, intanto si aggiunge Fondazione con il Sud, che con il suo finanziamento darà modo di coinvolgere le famiglie nel progetto energetico e in percorsi educativi. “Verranno attivate una serie di attività non solo di sensibilizzazione per far avvicinare le persone alla comunità, ma anche di educazione al risparmio energetico,  raccolta differenziata, riduzione degli sprechi  – spiega Antonella Piccolella dell’Ufficio Attività Istituzionali Fondazione con il Sud – fino a prevedere delle attività di formazione specifica per gli aderenti alla comunità così che possano giocare un ruolo attivo nella gestione della comunità”.

Un altro aiuto verrà dal Banco dell’Energia e dal Comune di Messina che metterà a disposizione uno o più plessi scolastici. “Le comunità energetiche – continua Antonella Piccolella – rappresentano un modo attraverso il quale si può rafforzare la coesione comunitaria e l’inclusione sociale”. Il polo di Maregrosso ha l’ambizione di essere un progetto sperimentale, ci si immagina di coinvolgere fino a 20 – 25 famiglie, magari arrivare a 50. Di far crescere iniziative, creare un centro per la mobilità sostenibile e aiutare concretamente le famiglie, in un’ottica di contrasto alla povertà energetica.

Una cosa è chiara: senza giustizia sociale non può esserci giustizia ambientale. Avendo chiaro questo orizzonte le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano un ottimo punto di partenza e di democrazia.

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del workshop conclusivo del “Corso di giornalismo d’inchiesta ambientale” organizzato da A Sud, CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali ed EconomiaCircolare.com, in collaborazione con IRPI MEDIA, Fandango e Centro di Giornalismo Permanente

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