Le comunità energetiche sono un modello emergente per produrre e consumare energia basato sulla condivisione. Grazie all’autoproduzione e allo scambio di energia, le comunità energetiche sono dei sistemi che in ottica di economia circolare puntano all’autonomia energetica e portano così a sfruttare al meglio le risorse e i mezzi di produzione di cui una comunità già dispone. Numerosi sono i benefici economici, ambientali e sociali associati alle comunità energetiche che portano vantaggi sia ai membri della comunità che al territorio in cui essa è inserita. Grazie alle comunità energetiche si possono sperimentare ruoli innovativi in ambito sociale, etico e civico, verso uno stile di vita più sostenibile e partecipativo.
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Le comunità energetiche: un nuovo modello per la condivisione dell’energia
Le comunità energetiche sono un modello emergente per produrre e consumare energia basato sulla condivisione. I membri della comunità condividono l’energia elettrica prodotta da un impianto di generazione locale per far fronte ai propri fabbisogni energetici. Essi sono detti prosumer, termine che, mutuato dall’inglese, si riferisce a utenti che non si limitano al ruolo passivo di consumatori (consumer), ma partecipano attivamente alle diverse fasi del processo produttivo (producer). I prosumer sono quindi i protagonisti di una comunità energetica e contribuiscono alla gestione, produzione e consumo dell’energia della comunità.
Vi sono due i modelli di comunità energetiche introdotte dalle direttive europee:
- La Comunità di Energia Rinnovabile (CER) definita dalla direttiva sulle energie rinnovabili, che introduce anche il concetto di autoconsumo collettivo (Direttiva UE 2018/2001).
- La Comunità Energetica dei Cittadini (CEC) contenuta nella Direttiva sul mercato interno dell’energia elettrica.
Anche se i due modelli differiscono tra loro, in realtà entrambe le direttive definiscono la comunità energetica come “un soggetto giuridico basato sulla partecipazione aperta e volontaria”.
Ad oggi, la regolamentazione italiana in materia di comunità energetiche consiste nell’articolo 42-bis, inserito nel Decreto Milleproroghe (convertito nella legge n. 8/2020 in 29 febbraio 2020). Secondo l’attuale normativa, possono partecipare alle comunità energetiche persone fisiche, piccole e medie imprese, enti territoriali o autorità locali (comprese le amministrazioni comunali) ubicate in un perimetro più ampio rispetto a quello condominiale.
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I vantaggi delle comunità energetiche
Numerosi sono i benefici economici, ambientali e sociali associati alle comunità energetiche che portano vantaggi sia ai membri della comunità che al territorio in cui essa è inserita. Esse possono contribuire a contrastare il fenomeno della povertà energetica, assicurando a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili e sostenibili e favorendo l’erogazione di incentivi e il diritto all’autoconsumo.
Più energia si autoconsuma direttamente e più si riducono i costi delle componenti variabili della bolletta (quota energia, oneri di rete e relative imposte) con un risparmio fino al 25% (fonte GSE). Inoltre, produrre energia con un impianto fotovoltaico può rappresentare una fonte di guadagno grazie ai meccanismi incentivanti, come le agevolazioni fiscali (detrazioni o superammortamento) che permettono un recupero del 50% dei costi di realizzazione per i privati che realizzino un impianto fotovoltaico sul tetto di un edificio e un superammortamento del 130% del valore dell’investimento per le imprese.
Le comunità energetiche agiscono in linea con l’Agenda 2030, l’Accordo di Parigi e la recente legislazione approvata a livello europeo per la transizione enegetica (Clean Energy Package) e puntano ad ottimizzare la generazione e l’autoconsumo delle energie rinnovabili. Oltre ai vantaggi della decarbonizzazione dovuti all’incremento dell’utilizzo delle energie rinnovabili, le comunità energetiche portano anche allo sviluppo di un’economia locale, di cui la diffusione di queste comunità costituisce uno degli strumenti.
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Comunità energetiche e approccio circolare
Le comunità energetiche agiscono anche in ottica di economia circolare. Una delle definizioni di economia circolare è quella di un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo (Ellen Mac Arthur Foundation). Grazie all’autoproduzione di energia, le comunità energetiche sono dei sistemi circolari che puntano all’autonomia energetica e portano così a sfruttare al meglio le risorse e i mezzi di produzione di cui una comunità già dispone. Esse inoltre contribuiscono a superare l’approccio lineare dell’attuale modo di produrre energia basato sul possesso dell’impianto e sul consumo individuale.
Le comunità sono sistemi circolari che adottano l’approccio trasformativo dell’economia circolare e permettono di passare dalla dimensione individuale a quella collettiva,. Esse sono basate sulla strategia di condivisione tipiche della sharing economy, ossia un’economia basata sull’accesso a un bene, piuttosto che sul possesso attraverso pratiche come l’uso condiviso di beni o di risorse. Grazie alla condivisione si ottiene una riduzione di sprechi e inefficienze tipiche dell’approccio lineare prendi-produci-usa-getta. Molti sprechi sono dovuti al sottoutilizzo dei prodotti e delle risorse: si pensi, ad esempio, che nel corso della sua vita utile un’auto rimane parcheggiata per l’88% del tempo. Attraverso un servizio di car sharing questa percentuale si riduce notevolmente, perché questo modello che favorisce un uso condiviso è più efficiente e ottimizzato. In maniera simile, anche le comunità energetiche, consentono di ottimizzare i consumi quando l’energia viene autoprodotta e autoconsumata e a ridurre le perdite di rete.
In una comunità energetica si possono applicare tutti i principi della sharing economy in modo da favorire la nascita di scambi, non solo di energia, ma anche di beni, di servizi e competenze tra i membri della comunità. Secondo questo approccio le comunità energetiche non sono solo una questione di ottimizzazione della gestione dell’energia ma diventano una vera e propria rivoluzione dell’attuale sistema energetico in ottica di economia circolare.
Le esperienze di comunità energetiche in Italia
Sono varie le sperimentazioni di comunità energetiche ed ENEA ha pubblicato un vademecum per avvicinare il grande pubblico al mondo delle comunità energetiche, suggerendo di adottare un approccio alternativo all’energia. Tra queste esperienze vi è il progetto GECO che, attraverso il coinvolgimento di cittadini, attività commerciali e imprese del territorio, intende creare una comunità di energy citizens in grado di produrre, consumare e scambiare energia in un’ottica di autoconsumo e collaborazione. Il progetto è finanziato dall’EIT Climate-KIC e vede il coordinamento di AESS in partenariato con ENEA e Università di Bologna. Il progetto ha come obiettivo non solo quello della creazione di una comunità energetica, ma anche di promuovere uno stile di vita sostenibile tra i membri della comunità.
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Comunità energetiche verso uno stile di vita sostenibile e partecipativo
Non basta infatti cambiare solo il nostro modo di produrre di energia, passando dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, ma occorre agire anche sul modo di consumare. Si pensi che spegnere gli apparecchi elettrici (es. monitor, tv, computer e console per videogiochi) porta alla riduzione dei consumi in standby e determina un risparmio dell’11% in bolletta una riduzione pari al 4,6% delle emissioni di CO2.
Infine grazie alle comunità energetiche si possono sperimentare ruoli innovativi in ambito sociale, etico e civico, strutturandosi attraverso una governance locale partecipata a responsabilità diretta, alla base della quale, cittadini, associazioni e realtà imprenditoriali, condividono un insieme di principi, regole e procedure che riguardano la gestione e il governo della comunità, verso obiettivi di autogestione e condivisione delle risorse (sharing resources).
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