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martedì, Dicembre 3, 2024

Solo 4 italiani su 10 sanno cos’è l’economia circolare

È il risultato del recente sondaggio sull’economia circolare condotto da Ipsos per CONOU, Legambiente ed Editoriale Nuova Ecologia. Solo il 10% degli italiani ritiene adeguata l’impiantistica nazionale per il riciclo, eppure il 50% non vorrebbe un impianto a meno di 10 chilometri

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Redazione EconomiaCircolare.com

Cosa pensano gli italiani dell’economia circolare? Quanto credono sia importante per il Paese e per la ripresa? Soprattutto: quanto la conoscono? Come da qualche anno, CONOU, Legambiente ed Editoriale Nuova Ecologia, ci permettono di avere un’idea meno nebulosa grazie ai dati del sondaggio Ipsos (L’Italia e l’economia circolare”) presentato all’inizio del mese all’ultimo Ecoforum.

Scarsa conoscenza

Partiamo dai dati base: 6 italiani su 10 non conoscono l’economia circolare, oppure, capovolgendo la prospettiva, il solo il 41% degli intervistati afferma di conoscerne i principi (il 16% risponde: “Sì, ma non sapevo si chiamasse così”). “Il bacino dei conoscitori dei principi dell’economia circolare rimane stabile nel corso del tempo”, sottolinea Ipsos partendo dal confronto tra l’ultima edizione del sondaggio e quella del 2018.

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Fonte: Ipsos, CONOU, Legambiente, Editoriale Nuova Ecologia

Nella visione degli italiani l’economia circolare è un concetto che coinvolge in prevalenza l’industria (citata dal 51% del campione), accompagnata dai settori del commercio (41%) e dell’agricoltura (34%). Nella percezione del campione hanno invece un ruolo marginale i servizi (citati dal 22% dagli intervistati) e la pubblica amministrazione (16%).

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Fonte: Ipsos, CONOU, Legambiente, Editoriale Nuova EcologiaLeggi anche: Conai: “L’anno scorso l’Italia ha avviato a riciclo il 73,3% degli imballaggi”

Tre italiani su quattro affermano che l’economia circolare dovrebbe essere centrale nel Pnrr. Tra le iniziative più gettonate dalla media degli intervistati l’utilità di “risorse per rigenerare impianti industriali esistenti”; di “ridurre le tasse alle aziende impegnate nella circolarità”; “sviluppare il senso civico dei cittadini con premi” e poi “sostenere la ricerca scientifica”. Se ci limitiamo ad osservare le risposte di chi afferma di conoscere l’economia circolare un ruolo importante viene attribuito anche all’ecoprogettazione.

Nimby

Quanto all’impiantistica, solo per il 10% quella italiana per il riciclo è adeguata. Nonostante questo, il 30% del campione non vorrebbe un impianto a meno di 30 chilometri e il 20% a meno di 50.

“La presenza capillare degli impianti è ostacolata dall’effetto NIMBY – sottolinea Ipsos -: oltre la metà degli italiani non sembra essere favorevole ad avere un impianto per il riciclo dei materiali ‘vicino’ alla propria abitazione”. Tra le motivazioni spicca l’inquinamento, in particolare dell’aria (55% degli intervistati).

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Fonte: Ipsos, CONOU, Legambiente, Editoriale Nuova Ecologia

Il confronto con l’Europa

Alla richiesta di un parere sul posizionamento del nostro Paese in Europa sui temi dell’economia circolare (“quanto ritiene che [l’Italia] sia attenta alla circolarità delle produzioni o riciclo”) Ipsos restituisce ancora una volta, una maggioritaria mancanza di conoscenza e consapevolezza. Il 51% del campione ritiene infatti che l’Italia sia sotto la media europea, nonostante il nostro Paese sia, dal punto di vista del riciclo, tra i protagonisti nell’UE.

In un contesto dominato da incertezze economiche, sanitarie e geopolitiche, quasi il 70% dei cittadini intervistati ritiene che lo sviluppo dell’economia circolare e l’energia da fonti rinnovabili possono contrastare l’aumento delle bollette. Positivo anche il giudizio sui green jobs, i lavori collegati alla sostenibilità, per il 48% degli intervistati aumenteranno in futuro.

“L’economia circolare – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è un settore cruciale per il Paese. Per questo è fondamentale che l’Italia acceleri il passo. Il primo cantiere da avviare riguarda quello della rete impiantistica su cui oggi si registra una forte disparità tra il nord, dove è concentrata la maggioranza degli impianti, e il centro sud dove sono carenti. Per avvicinarsi all’obiettivo rifiuti zero a smaltimento servono mille nuove impianti di riciclo per rendere autosufficiente ogni provincia italiana, coinvolgendo nella fase autorizzativa i cittadini, le attività produttive e le istituzioni locali attraverso una fase di dibattito pubblico. E poi bisogna lavorare al meglio sull’ottimizzazione dei sistemi di raccolta, sui progetti faro che servono al Paese, semplificando gli iter autorizzativi, e sull’innalzamento qualitativo dei controlli ambientali pubblici in tutto il Paese”.

Leggi anche: “Materie prime critiche dal riciclo dei RAEE possono essere una leva strategica per il Paese”

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