giovedì, Agosto 14, 2025

Tornano le esplorazioni minerarie in Italia: 14 i progetti approvati

Dal Piemonte alla Sardegna sono stati resi noti i 14 progetti di ricerca contenuti nel Programma Nazionale di Esplorazione Mineraria. Lo scopo è di attutire la dipendenza dall’estero sulle materie prime critiche e strategiche. Per ISPRA si tratta di “un ritorno strategico per l’Italia alla valorizzazione delle proprie risorse"

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista glocal, ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane per poi specializzarsi su ambiente, energia ed economia circolare. Redattore di EconomiaCircolare.com. Per l'associazione A Sud cura l'Osservatorio Eni

Procede di buon passo il ritorno della stagione mineraria in Italia: nella giornata di ieri l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha annunciato la validazione dei 14 progetti di ricerca contenuti nel Programma Nazionale di Esplorazione Mineraria (PNEM). I progetti sono distribuiti su tutto il territorio nazionale, in regioni chiave come Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Marche e Sardegna, ai quali si aggiunge la mappatura nazionale dei depositi dei rifiuti estrattivi prevista dal progetto PNRR URBES.

Attraverso le attività di indagine, dunque, l’Italia intende sopperire, almeno in parte, alla sete di materie prime critiche e strategiche così come sono state individuate dalla Commissione Europea, tra cui litio, boro, grafite, rame, manganese, fluorite, barite, feldspato, antimonio, tungsteno, titanio, bismuto, arsenico, magnesio, terre rare e metalli del gruppo del platino. Sono i minerali e i metalli che in questi anni abbiamo imparato a conoscere e sui quali si basa la transizione ecologica – dal litio alle terre rare questi minerali sono alla base dei magneti permanenti e delle batterie – e molta della tecnologia della difesa, sulla quale l’Unione Europea punta sempre di più e settore nel quale la stessa Italia si è recentemente impegnata a spendere ben il 5% del Prodotto Interno Lordo.

I 14 progetti selezionati si concentreranno sulle aree più promettenti, selezionate da un team di esperti tra le massime figure esperte di giacimenti minerari. L’attenzione, rende noto ISPRA, si estende anche ad altri minerali di interesse per l’industria nazionale, come zeoliti e minerali industriali. 

Leggi anche: Materie prime critiche, il governo punta (quasi) tutto sulle estrazioni. E l’economia circolare?

Il ruolo di ISPRA nel ritorno delle esplorazioni minerarie

Come ricorda il presidente dell’ISPRA Stefano Laporta, “ISPRA ha continuato a lavorare e a monitorare le risorse minerarie presenti nel nostro Paese anche in passato, quando si conosceva meno il potenziale di queste materie. La pubblicazione del Programma nazionale è stata resa possibile dal lavoro di questi anni su un tema di così grande impatto socio economico”. L’impegno dell’ente pubblico in questo ambito è dovuto principalmente al suo Servizio Geologico che da anni – come avevamo raccontato in questa intervista del 2023 – ha ricordato l’importanza di un’estrazione che sia sostenibile sotto tutti i punti di vista.

esplorazioni minerarie

“L’approvazione del PNEM – scrive non a caso ISPRA – segna un ritorno strategico per l’Italia alla valorizzazione delle proprie risorse minerarie, in un’ottica moderna, sostenibile e in linea con le priorità europee. L’obiettivo è costruire un quadro aggiornato delle potenzialità minerarie nazionali, integrando le informazioni storiche con una nuova campagna di esplorazione, a oltre 30 anni dall’ultimo investimento pubblico nel settore. Il programma mira, inoltre, a fornire indicazioni preliminari agli investitori italiani ed esteri sulla disponibilità di materie prime presenti nel Paese”.

ENEA, invece, cioè l’altro ente pubblico italiano che si occupa di questioni ambientali, si è caratterizzato in questi anni per un interesse maggiore verso il riciclo delle materie prime critiche e le pratiche più circolari, come il ricorso all’urban mining e la simbiosi industriale. In ogni caso, se è vero che le estrazioni e l’economia circolare possono andare di pari passo, è innegabile che le potenzialità maggiori risiedono nell’economia circolare mentre le priorità governative sembrano invece indirizzate alle estrazioni, come ha dimostrato la recente stesura di un decreto legge ad hoc, mentre le norme sull’economia circolare arrancano e mancano di parecchi decreti attuativi e di fondi specifici. D’altra parte è noto che nelle estrazioni minerarie gli interessi sono maggiori e la facilità di profitto è più immediata, anche se va chiarito che almeno in un primo momento ad avvantaggiarsi di tale schema saranno perlopiù aziende straniere, dato lo stop lungo decenni delle estrazioni minerarie in Italia. Dove, come ribadisce da tempo ancora ISPRA, c’è da ricreare un settore quasi daccapo.

In ogni caso al momento il programma di esplorazione mineraria, la cui realizzazione è stata affidata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) al Servizio Geologico d’Italia di ISPRA, coinvolge 15 unità operative e oltre 400 specialisti, con un investimento di 3,5 milioni di euro dedicati alla prima fase di indagine sui depositi naturali. Non molto, a dire il vero, ma è probabile che nel futuro prossimo vengano stanziati nuovi fondi.

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Dove sono i progetti per le esplorazioni minerarie

Come accennato in precedenza, le esplorazioni minerarie interesseranno quasi tutte le macroaree geografiche del Paese, concentrandosi in particolare su territori già noti per la loro potenzialità mineraria o per la presenza di formazioni geologiche favorevoli. 

Nel Nord-Est, Lombardia e Trentino-Alto Adige saranno al centro delle ricerche per la presenza di fluorite e barite, nonché di terre rare localizzate nelle Alpi Meridionali – scrive ISPRA – A Nord-Ovest, l’attenzione si concentrerà sull’area di Finero, in Piemonte, per l’indagine sui metalli del gruppo del platino (PGM), mentre nelle ofioliti liguri verranno esplorati giacimenti di rame e manganese. Sempre in Piemonte e in Liguria si cercherà di approfondire la conoscenza dei depositi di grafite. Nel Centro Italia, in particolare in Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Marche e alcune aree del Piemonte, sarà analizzato il potenziale del litio, sia in contesti geotermali che sedimentari. In Toscana, inoltre, saranno oggetto di studio i noti depositi di antimonio e magnesio delle Colline Metallifere, mentre nel Lazio le attività si focalizzeranno sulla fluorite, anche in relazione alla sua concentrazione in terre rare. Nel Sud Italia, la Campania sarà interessata da indagini sul litio, sui feldspati e su altri minerali industriali strategici per l’industria nazionale, mentre in Calabria verranno esaminati i significativi giacimenti di grafite della Sila. In Sardegna, storicamente la principale regione mineraria italiana, l’esplorazione riguarderà diversi materiali: minerali industriali come feldspati, zeoliti, bentoniti e caolino presenti nelle aree magmatiche; mineralizzazioni a fluorite, barite e terre rare nel centro-sud dell’isola; e i più importanti depositi metalliferi. In particolare, si opererà nel distretto di Funtana Raminosa, dove verranno indagati tungsteno, terre rare, rame e altri solfuri, e nel settore sud-occidentale dell’isola, dove l’interesse è rivolto al rame e al molibdeno, associati a stagno, bismuto, arsenico e oro”.

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Delle zone citate da ISPRA quasi tutte, appunto, erano già note: i luoghi più promettenti nello specifico sembrano essere al momento la zona del lago di Bracciano per il litio (ne avevamo scritto qui), la Sardegna e il Piemonte, dove non a caso si sono già manifestati anche interessi industriali. Comunque sia, ricorda ancora ISPRA, in tutte le aree oggetto di indagine saranno inoltre mappati e caratterizzati i depositi di rifiuti estrattivi abbandonati, nell’ambito del progetto PNRR URBES, che contribuisce alla definizione di un quadro nazionale aggiornato sulle passività ambientali legate alle attività minerarie del passato. Questa tranche è finanziata con ulteriori 10 milioni di euro, e anche questi sembrano fondi insufficienti per sanare le ferite delle estrazioni novecentesche, molto più impattanti rispetto a quelle attuali.

“Durante la prima fase di esplorazione – rende infine noto l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – verranno condotte esclusivamente indagini non invasive, tra cui l’analisi di immagini telerilevate, rilievi geologici, geochimici e geofisici, anche mediante l’impiego di sensori aviotrasportati. Saranno inoltre sperimentate tecnologie avanzate come la radiografia muonica, basata sull’utilizzo di particelle cosmiche, e l’impiego di software di intelligenza artificiale per l’elaborazione e l’integrazione dei dati acquisiti. Eventuali sondaggi esplorativi diretti saranno previsti, ove necessari, solo nelle fasi successive (fase 2 e fase 3), e comunque subordinati alle opportune valutazioni ambientali. Tutti i dati raccolti confluiranno nel Database Minerario Nazionale GeMMA, sviluppato nell’ambito del progetto GeoSciencesIR del PNRR, con l’obiettivo di rendere disponibili le informazioni in modo strutturato, trasparente e consultabile per il mondo scientifico, le istituzioni e i potenziali investitori”.

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