Col ritorno alla vita lavorativa, i profili social delle persone tornano a differenziarsi: c’è chi difende a spada tratta i vaccini anti-Covid, chi li critica aspramente, chi commenta le gesta di un personaggio famoso, chi diffonde notizie vicino al proprio modo di pensare e chi posta canzoni e video. D’estate, però, le home dei profili si somigliano parecchio. In tanti, infatti, tendono a raccontare le proprie vacanze. E mai come quest’anno molte di queste foto e di questi video provenivano dalle isole minori.
Dalle Tremiti alle Egadi, passando per l’Isola d’Elba fino ad arrivare a Ischia e a Ventotene: i flussi turistici a luglio e agosto sono stati enormi. Secondo un dato diffuso da Repubblica Palermo, solo sulle isole Eolie – l’arcipelago di fronte Milazzo che comprende Alicudi, Filicudi, Panarea, Stromboli, Vulcano e Lipari – ci sono stati picchi da 100mila persone in un solo weekend. Un segnale nettissimo di quella tanto auspicata ripresa post-Covid, certamente, all’insegna della natura e degli spazi aperti. Ma, allo stesso tempo, sinonimo del ritorno del turismo di massa che si sperava potesse essere superato, o quantomeno disciplinato. Ecco perché la domanda resta attualissima: al netto della presenza turistica, che qui si concentra lungo l’arco della stagione estiva, quanto è sostenibile la vita nelle isole minori?
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L’osservatorio di Legambiente e CNR
Per rispondere a questa domanda è fondamentale il rapporto Isole sostenibili (c’è anche un omonimo sito) che da anni analizza gli aspetti relativi all’energia, all’acqua, alla mobilità, all’economia circolare e al turismo. Il rapporto 2021 – prodotto nell’ambito del progetto “Strategy of decarbonization italian buildings from fossil fuels” e finanziato dall’European Climate Foundation (ECF) – è redatto da Legambiente in collaborazione con il Gestore Servizi Energetici (GSE). L’osservatorio Isole sostenibili, promosso da Legambiente e dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (CNR-IIA), si concentra su quelle che ingiustamente sono definite “minori” e che invece sono “luoghi meravigliosi, in cui troviamo un intreccio straordinario di risorse ambientali, storico-culturali e paesaggistiche”.
Allo stesso tempo le 27 isole italiane – vengono conteggiate quelle abitate – risentono, più dello Stivale italiano, “degli impatti negativi legati all’aumento della temperatura dell’atmosfera e del mare, e delle pressioni antropiche connesse alla forte pressione turistica nei mesi estivi”. Insieme alle loro dimensioni ridotte, ciò le rende quindi una sorta di “sede naturale” delle sperimentazioni e delle buone pratiche nell’ambito della transizione ecologica.
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Le testimonianze degli amministratori locali
A fine luglio a Ustica, la nota e splendida isola vulcanica di fronte a Palermo, è stata inaugurata la prima casa dell’acqua. Più che il gesto in sé, che comunque attraverso la distribuzione di acqua pubblica permetterà di ridurre l’uso della plastica e di conseguenza l’emissione di CO2, vale la pena far notare l’impegno delle amministrazioni locali, sempre più consapevoli che il destino delle isole minori non può essere quello di vivere in funzione del turismo estivo.
“La sostenibilità ambientale – evidenzia il sindaco Salvatore Militello – è sempre stata al centro dell’attenzione della nostra comunità: infatti Ustica al 31 agosto 2020 annoverava tra i suoi primati anche quello di avere raggiunto anticipatamente e addirittura superato gli obiettivi fissati entro il 31 dicembre 2020 dal decreto ministeriale che prevedeva in 280 kw la produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili. Al 14 luglio la produzione in FER (fonti energia rinnovabile) è stata di 338,64 kw, che hanno evitato di consumare circa 82 tonnellate di gasolio e conseguenzialmente di non immettere in atmosfera oltre 177 tonnellate di anidride carbonica. Tale risultato – conclude Militello – è indicatore di una sensibilità decennale alla problematica ambientale da parte della nostra comunità e la stessa sensibilità la popolazione l’ha già dimostrata nel lontano 1986 quando a Ustica veniva istituita la prima Area Marina Protetta in Italia”. E a proposito di aree marine protette, le vicine Egadi (Levanzo, Favignana e Marettimo) hanno festeggiato a luglio il trentennale dell’area più grande del Mediterraneo, con i suoi 53.992 ettari. A luglio il sindaco Francesco Forgione raccontava che “abbiamo oltre 60mila presenze quotidiane nelle nostre isole, questo significa una serie di servizi che dobbiamo garantire e di emergenze che si creano (…) Solo nel mese di luglio abbiamo registrato l’84% di raccolta differenziata dei rifiuti in Italia, siamo uno dei Comuni più virtuosi d’Italia”. Due casi su tanti che testimoniano una sensibilità crescente. Ma serve fare di più. Serve rivolgersi all’economia circolare.
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Le innovazioni circolari
Il report di Legambiente e Cnr traccia alcuni esempi di circolarità, nelle isole minori italiane e in quelle europee. Tra queste ultime vale la pena citare il caso delle Baleari, le celebri isole spagnole i cui nomi ricorrono nelle destinazioni di moltissime persone (basta ricordare Ibiza, Maiorca e Formentera). Note soprattutto per essere “la mecca” del divertimento, in pochi sanno che qui è stata introdotta una tassa sul turismo sostenibile, “a carico di chi soggiorna in qualsiasi tipo di struttura ricettiva sulle isole” che “consente di investire in progetti culturali e ambientali, dalla ricerca al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini delle isole”. Grazie soprattutto all’apporto dei privati e delle ong, “sono in fase di sperimentazione strutture specializzate per produrre compost di alta qualità da rifiuti organici e da rifiuti verdi da potatura e giardinaggio”. Mentre “i rifiuti organici generati negli hotel vengono trasformati in compost ecologico da utilizzare come materia prima per i giardini degli alberghi stessi e per gli agricoltori dell’isola di Mallorca da cui gli albergatori acquistano frutta e verdura”.
Anche in Italia, pur nelle simili complessità che ciascuna isola deve affrontare – dal mancato allacciamento alla rete elettrica nazionale al trasporto dei rifiuti -, ci sono pratiche virtuose. In questo senso gli esempi più interessanti vengono dalla Puglia e dunque dalle Tremiti. “Il progetto Tremiti Free Plastic Islands ha avuto come obiettivo generale il miglioramento della gestione dei rifiuti sulle isole e la loro riduzione – si legge nel rapporto – favorendo l’utilizzo di strumenti innovativi. Il progetto ha previsto varie attività realizzate con il fondamentale contributo degli isolani, che sono state concretizzate sostanzialmente con due linee di attività legate al settore ittico e al compostaggio domestico. Nel primo caso, al fine di trovare soluzioni alternative all’utilizzo delle cassette in polistirolo espanso per il trasporto dei prodotti ittici (usa e getta), il progetto ha incentivato l’impiego di un innovativo imballo per il trasporto del prodotto ittico sulle isole, con caratteristiche identiche al polistirolo EPS, ma biodegradabile e compostabile (Biofoam).
Sono state quindi consegnate ai principali fornitori di prodotto ittico proveniente dai porti dell’Adriatico, 500 cassette in Biofoam da utilizzare per far giungere il prodotto ittico sulle isole. Tali cassette, una volta utilizzate, possono essere conferite nel normale circuito di smaltimento dell’umido ed avviate al compostaggio industriale, dando evidenza di come è sviluppabile anche nel settore ittico l’economia circolare. Il progetto ha cercato inoltre, di migliorare la gestione dei rifiuti sull’isola grazie a due attività legate al compostaggio domestico. La prima attività ha riguardato il recupero di rifiuti marini: utilizzando boe dismesse e/o abbandonate dei campi di mitilicoltura, sono state create delle compostiere domestiche che possono essere impiegati dalla cittadinanza per creare compost dagli scarti della propria cucina. La seconda attività ha riguardato invece la fornitura gratuita di un’innovativa compostiera che non utilizza energia elettrica (Hotbin), capace di compostare tutti i rifiuti domestici/frazione organica durante tutto l’anno ed in grado di biodegradare anche le bioplastiche. In questo modo si è voluto sensibilizzare la cittadinanza isolana sulla reale possibilità di biodegradare e compostare direttamente sull’isola le bioplastiche (piatti bicchieri ed anche le stesse cassette in Biofoam), minimizzando il quantitativo della frazione organica da conferire in discarica”.
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Il caso Pantelleria
Di potenzialità circolari, dunque, sono piene le isole minori. Consapevoli, però, che il presente – così come lo è l’era pandemica che stiamo vivendo – è ricco di contraddizioni. Ne è un esempio emblematico Pantelleria, la più grande delle isole minori della Sicilia con una superficie di 83 kmq e un perimetro di 51,5 km. A raccontarle è l’assessora Francesca Marrucci, che tra le deleghe ha quella al Turismo e alla Comunicazione. Ed è proprio dal turismo che sceglie di partire nella sua analisi.
“Con l’esplosione del Covid, Pantelleria è stata interessata dall’arrivo del turismo di massa, che qui qualcuno negli anni passati auspicava – racconta Marrucci – Si tratta di persone che poi pretendono servizi che qui non è possibile garantire, perché non è nella natura dell’isola. Pantelleria invece avrebbe bisogno di un turismo sostenibile, perché è un ecosistema fragile. A soffrire dell’arrivo di queste masse, poi, non è solo l’isola ma anche gli isolani. Penso ad esempio al traffico, che nelle settimane di Ferragosto aumenta in maniera esponenziale con le auto parcheggiate in doppia fila mentre nel resto dell’anno in strada non si vede nessuno, così come l’aumento dell’abbandono di rifiuti”. Allo stesso modo di altre isole, che a maggio promettevano di essere luoghi Covid free e poi si sono ritrovate a essere sedi di focolai e di contagi, anche a Pantelleria “è stato difficile far rispettare le misure di precauzione contro il virus”, afferma l’assessora, che se da una parte fa notare come la maggior parte della popolazione “qui vive in funzione della stagione estiva” dall’altra sottolinea l’emergere di voci contrarie al sovraffollamento turistico. “Per un’isola che è sempre stata molto accogliente, l’impatto turistico di quest’anno è così stato forte da far sorgere le prime proteste, si tratta di un comportamento molto indicativo”.
Vista quest’esperienza non proprio positiva, dunque, l’amministrazione comunale ha scelto di aprire a ottobre “un tavolo aperto e partecipato, per studiare formule di turismo sostenibile nell’isola”. L’intenzione è di coinvolgere l’associazionismo e gli enti locali, in modo da avere turisti fidelizzati che possano apprezzare Pantelleria non solo per quel che riguarda le spiagge ma anche, se non soprattutto, l’interno. Una delle idee, racconta ancora Marrucci, è “creare un circuito esperienziale in modo che chi viene qui non fa solo la vacanza classica ma si dedica ad attività come la raccolta dei capperi o la tutela dei parchi archeologici sottomarini, in modo da avere un turista che fa parte dell’isola e viceversa”.
La parola chiave, ancora una volta, è sostenibilità. E l’economia circolare, in questo senso, è il fronte da perseguire anche a Pantelleria. “Siamo state una delle prime isole plastic free – osserva l’assessora pantesca – Stiamo lavorando poi per una reale transizione energetica, basata sulle rinnovabili, dato che al momento qui c’è una centrale elettrica alimentata con combustibili fossili. Sono tanti i progetti in corso. A fine mese installeremo le colonnine per le auto elettriche, e abbiamo già inaugurato il car sharing. Vogliamo puntare anche sull’eolico, sia a terra che su mare. Il Politecnico di Torino ha avviato una sperimentazione sul moto ondoso e allo stesso tempo pensiamo di sfruttare l’energia geotermica. Vorremmo infatti che la nostra isola fosse non solo sostenibile ma addirittura autosufficiente”.
Sull’aspetto energetico, in effetti, così come testimoniato anche dal report di Legambiente e Cnr, le potenzialità delle isole minori fanno ben sperare per una reale autosufficienza che punti a soppiantare i gruppi elettrogeni che ancora esistono in alcune isole e che si possa estendere anche alle navi e ai traghetti dediti al turismo. “Si tratta di un auspicio che vale non solo per Pantelleria ma per tutte le altre isole” concorda Marrucci. “E vale non solo per l’energia. Faccio un altro esempio su Pantelleria ma che può valere anche per altre isole. Qui l’agricoltura a partire dal secondo Dopoguerra è stata abbandonata. Ora che ci sono tanti giovani che sono tornati a coltivare, costoro in più hanno una maggiore sensibilità sia sull’innovazione che sul recupero. Per esempio noi vorremmo tornare a diffondere il commercio su vela sul Mediterraneo, per lo scambio di merci tra le varie isole. Non certo per riempire gli scaffali dei supermercati, quanto piuttosto per favorire piccole produzioni. Lavoriamo dunque al recupero della storia e delle storie isolane”. Come a sottolineare l’importanza di quel che non è solo una rima ma un vero e proprio legame tra tradizione e innovazione.
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