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Vestiti di buccia e gioielli di lattina, ecco le aziende che vivono di riciclo

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Redazione EconomiaCircolare.com

[di Filippo Santelli su Repubblica.it del 05.12.2017]

L’Atlante dell’economia circolare raccoglie cento storie di imprese italiane che usano gli scarti agricoli e industriali come materia prima. Una su cinque si trova in Lombardia, Roma prima tra le città. “Ma solo un decimo dei nostri rifiuti rientra nel ciclo produttivo” 

ROMA – C’è Funghi Espresso, un’azienda di Firenze che utilizza i fondi di caffè buttati dai bar, 300 mila tonnellate l’anno, come terreno per coltivare i funghi. E Junker, una app di Bologna che riconosce il codice a barre dei prodotti e ci consiglia in quale bidone della raccolta differenziata vanno buttati gli imballaggi. E ancora Tyrebirth, che ha creato uno speciale forno a microonde che permette di scomporre gli pneumatici arrivati a fine corsa, normalmente inceneriti, in elementi riutilizzabili come gasolio, metano e ferro. E poi Crush, che utilizza residui di agrumi, uva, ciliegie, lavanda o mais per produrre carta, eliminando il 15% della cellulosa. Sono alcuni dei protagonisti italiani “dell’economia circolare”, il modello di sviluppo che massimizza il riciclo dei rifiuti e li usano come materia prima per nuove produzioni. Un settore che secondo la Commissione Ue potrebbe portare alle imprese europee risparmi nell’ordine di 600 miliardi di dollari, l’8% del loro fatturato annuo, e una riduzione delle emissioni inquinanti tra il 2 e il 4%.

Esperienze che nel nostro Paese sono diffuse ancora a macchia di leopardo. “In Italia i rifiuti valgono 10 miliardi di euro l’anno, ma sono uno entra nel circuito dell’economia circolare”, dice Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom, il principale consorzio italiano per il recupero dei rifiuti elettronici. Che insieme a Cdca, il Centro documentazione sui conflitti ambientali, ha promosso il primo Atlante dell’economia circolare, un sito che raccoglie e racconta cento storie italiane di eccellenza nel settore del riciclo. Navigando lungo lo stivale, si può scoprire la storia di Bimora, leader nella produzione di macchine per la raccolta dei vuoti a rendere. Quella di Ts Asfalti, che ha sviluppato una tecnologia per rilavorare il fondo stradale danneggiato anziché sostituirlo. O acnora Orange Fiber, che utilizza gli scarti della lavorazione degli agrumi per produrre un tessuto utilizzato anche da Ferragamo. E Carmina Campus, che dai fondi di lattina ha realizzato una linea di gioielli.

Dal punto di vista del settore, la maggior parte delle aziende mappate, il 21%, si occupa di riciclo dei rifiuti e recupero dei materiali, il 13,2% realizza prodotti di moda e arredamento, il 12% si muove nel campo alimentare e l’11,8% in quello dell’edilizia. Dal punto di vista geografico, la Lombardia risulta la Regione più rappresentata, seguita da Lazio e Toscana. Tra le città è prima Roma, con 13 aziende, davanti a Milano con 9.

 

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