Dal 2021 tra gli scaffali delle librerie ci sono delle copertine molto colorate che non passano inosservate, sono quelle della casa editrice “femminista, indipendente, intersezionale, curiosa” Le plurali. Le plurali sono quattro donne – Beatrice Gnassi, Hanna Suni, Clara Stella e Valentina Torrini – che fanno libri insieme. Pubblicano solo autrici “uniche e originali”. Ogni volume ospita macchie, “nascono per caso per poi fare rete con altre macchie e diventare segni, sillabe, parole e storie di cui non puoi fare a meno” come recita il loro manifesto. Ogni volume suscita interrogativi.
Come quelli di Famismo, il sessismo è in tavola della giornalista francese Nora Bouazzouni: “Cosa c’entra il patriarcato con una bistecca? Dove si nascondono le donne chef? L’agricoltura è roba da maschi? Con questo libro, proviamo a spiegare nel dettaglio come cibo, sesso e genere femminile rimangano intimamente legati e come l’alimentazione abbia sempre permesso di sottomettere le donne”. Qui la saggista analizza, dati alla mano, il divario di genere che colpisce il mondo della ristorazione e quello dell’agricoltura, fino ad arrivare alla radice del femminismo ecologico.
“L’ecofemminismo lotta per il ripristino del posto delle donne nella società, per la riappropriazione dei loro corpi e del loro lavoro, per la salvaguardia della natura”, spiega Bouazzouni che fa un parallelismo tra patriarcato e specismo, sottolineando che “se per noi è cosi difficile immaginare un mondo senza mattatoi, cosi come un mondo in cui le donne siano davvero in condizione di parità con gli uomini, è perché implicherebbe la rinuncia degli uomini ai loro privilegi”.
Ecco perché abbiamo parlato di editoria e di pratiche ecologiste con Beatrice Gnassi, Hanna Suni, Clara Stella e Valentina Torrini.
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Com’è nata Le plurali e perché?
La nostra casa editrice nasce a marzo 2021 in piena pandemia, dall’idea di quattro socie e amiche, con background ed esperienze lavorative diverse, ma con profili professionali che ruotano perfettamente intorno alle fasi di nascita e crescita di un libro. Ci accomunano tre elementi fondamentali: la passione per i libri, l’impegno femminista e la curiosità.
L’idea di fondo è stato creare una casa editrice femminista, per pubblicare autrici e per alimentare il dibattito su alcuni temi che ci sembrano cruciali, con un approccio transfemminista e intersezionale.
Cosa significa essere una piccola casa editrice femminista?
Siamo in un momento molto delicato della politica italiana e internazionale e da qualche anno a questa parte abbiamo bisogno di punti di riferimento che non incarnino quel “patriarcato interiorizzato” che continua ad essere dannoso per e nella rappresentazione delle donne nei posti di potere.
Le destre hanno preso peso in modo importante, sono difficilmente scalfibili, e pensiamo che portare messaggi femministi chiari su tematiche come diritti civili e diritti sui nostri corpi sia del tutto necessario per cambiare le carte in tavola. Inoltre, non dimentichiamoci che fare cultura significa immergersi nel contemporaneo e, allo stesso tempo, recuperare le nostre radici: non a caso la nostra collana storica vuole essere un omaggio alle pioniere che, per prime, ci hanno spianato la strada con immensa difficoltà.
Come si situa la vostra casa editrice da un punto di vista ecologista?
Abbiamo scelto di lavorare sulla qualità, prima di tutto perché non è possibile competere con le quantità dei giganti, ma anche per una scelta etica ed ecologica. Per noi la ricetta si basa quindi su pochi libri l’anno, ma di ottima qualità (dai contenuti alla forma alla grafica), libri con un profilo ben coerente al progetto (ognuno dei nostri libri ha un’ottica, uno spirito, una riflessione femminista alla base) e una buona riconoscibilità grafica.
Cerchiamo sempre di collaborare con fornitori la cui filiera produttiva e operativa sia attenta all’aspetto ecologico: la nostra nuova tipografia, ad esempio, ha un impianto di trigenerazione finalizzato all’efficientamento energetico dello stabilimento.
Che cosa è centrale secondo voi per la questione ecologica nella produzione dei libri? Su quali aspetti lavorate per ridurre l’impatto ambientale dei vostri libri?
Una delle questioni fondamentali su cui lavorare tutt* (editori, editrici, librai, tipografi, distributori) insieme sarebbe quella delle tirature e dei resi. Bisognerebbe riuscire a gestire la produzione e la distribuzione in maniera tale da poter stampare dei numeri più ridotti e che rispondano effettivamente alla richiesta del mercato. Una sorta di print-on-demand che garantisca l’assorbimento, ma di qualità.
Essendo una piccola realtà ed essendo noi socie dislocate geograficamente, non abbiamo una sede fisica e ognuna di noi lavora da casa propria, facendo riunioni settimanali online: questo implica che ogni giorno vi sono 4 macchine in meno che si spostano per andare a lavoro.
Abbiamo la versione ebook di ogni titolo che aiuta ad abbattere l’impatto della lettura sull’ambiente, soprattutto nel caso delle grandi lettrici che leggono più di dieci titoli l’anno.
Lavoriamo anche con le biblioteche sia fisiche che digitali per far sì che i nostri libri siano disponibili a prestito, forse la forma davvero più ecologica di lettura.
Che tipo di carta usate?
La carta usata per i nostri libri è una usomano certificata FSC (prodotti derivati da foreste gestite in modo corretto e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici).
Come scegliete i vostri titoli? Quanti sono all’anno?
Le nostre plurali hanno origini diverse: facciamo scouting dei testi da tradurre da altre lingue, collaboriamo con agenzie letterarie che ci inviano proposte, così come anche autrici indipendenti, tramite il nostro sito. Alcuni volumi sono costruiti da zero insieme alle autrici: individuiamo delle esperte di temi che riteniamo fondamentali da portare alla luce e le invitiamo a scrivere per noi, aiutandole in ogni fase. Questo è il caso delle bussole e di alcune sagge.
In questi primi 2 anni e mezzo di attività abbiamo pubblicato 6-7 titoli l’anno: per ora ci sembra un numero che riusciamo a gestire mantenendo alta la qualità sia del contenuto che dell’oggetto libro.
Le vostre collane hanno nomi bellissimi: Le bussole, le cantastorie, le radici, le sagge. Perché è importante disegnare una genealogia? E in che modo dialogate con le altre case editrici femministe esistenti ?
Siamo partite con quattro collane ben precise e stiamo riuscendo, grazie a un lavoro certosino di pianificazione, a farle crescere in egual misura, dando la stessa importanza ad ognuna. Per una piccola realtà indipendente è fondamentale focalizzare il progetto in maniera chiara ed efficace e noi pensiamo di esserci riuscite: “libri femministi per menti curiose” lancia un messaggio inequivocabile e continua ad attrarre lettori e lettrici.
Collaboriamo con altre case editrici femministe come ad esempio Capovolte e Oso Melero confrontandoci su vari temi sia ideologici che più pratici della gestione quotidiana dell’impresa, imparando le une dalle altre oppure anche condividendo lo stand alle fiere.
Da editrici, che cosa vi ha dà più gioia ? E che cosa vi fa arrabbiare?
La nascita di ogni libro è come dare vita a una figlia, dopo mesi e mesi di pianificazione, impegno e duro lavoro è stupendo vederla spiccare il volo. In più, in due anni e mezzo abbiamo tessuto una rete fantastica di scrittrici, lett*, librai*, giornalist*, blogger, attivist* e professionist* di vari settori ed è una soddisfazione immensa lavorare insieme su progetti e obiettivi che ci stanno a cuore.
D’altro canto il mercato dell’editoria italiana ha tanti aspetti che rendono la vita molto difficile a una piccola casa editrice: il potere dei grandi attori del settore, la possibilità dei resi all’infinito, l’esubero dell’offerta rispetto alla domanda, i prezzi sempre in aumento delle materie prime.
Da sempre ci fa rabbia il patriarcato: per questo non smetteremo mai con la nostra lotta.
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