Sarà visitabile gratuitamente dal 16 al 20 ottobre, presso la Coffee House di Palazzo Colonna a Roma Materia Viva Experience, una mostra immersiva dedicata all’ambiente, all’economia circolare e ai Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE).
La mostra rientra nell’ambito del programma di comunicazione DireFareRAEE, promosso da Erion WEEE per sensibilizzare gli italiani sui temi della sostenibilità e del corretto riciclo dei rifiuti elettronici, ed è patrocinata da: Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, RAI per la Sostenibilità ESG, Città Metropolitana di Roma Capitale, Roma Capitale e Ama Roma S.p.A., promossa da Legambiente, Giffoni Innovation Hub e Libero Produzioni e con la media partnership di Rai Cultura, National Geographic ed Economiacircolare.com.
Si tratta di un’esperienza immersiva che grazie al ricorso di installazioni interattive, intende contribuire non solo a creare una maggiore consapevolezza sul tema dei RAEE, ma essere anche ad essere un forte richiamo a adottare comportamenti virtuosi per favorire il riciclo di questi rifiuti.
Il problema dei RAEE e la mancanza di consapevolezza
Secondo il Global E-Waste Monitor i RAEE rappresentano la tipologia di rifiuti con la più rapida crescita al mondo: nel 2030 si arriverà a generarne oltre 74 milioni di tonnellate, un incremento tre volte più veloce della crescita della popolazione mondiale.
Numeri da attenzionare, in quanto, come lettori e lettrici di EconomiaCircolare.com sanno, la maggior parte dei rifiuti elettronici finisce poi fuori dalla filiera regolamentata, e spesso viene inglobata in smaltimenti illeciti, privando così il settore di materie prime seconde d’importanza strategica. Anche l’Italia non è esente da queste falle del sistema: basti pensare che se il nostro Paese riuscisse ad intercettare tutti i RAEE oggi dispersi e ad avviarli a corretto trattamento si potrebbero riciclare altre 380mila tonnellate di materie prime, di cui 209mila di ferro, 18mila di rame, 14mila di alluminio e 106mila di plastica.
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In cosa consiste il percorso interattivo?
Eppure molte cittadine e cittadini sono ancora ignari del problema e delle possibili piccole buone pratiche che, se adottate da tutte e tutti, potrebbero davvero fare la differenza. L’iniziativa prende piede proprio da questa esigenza: trovare nuovi mezzi per scuotere le coscienze e far sì che si possa acquisire una rinnovata consapevolezza su questa tipologia di rifiuti.
Sulla scia di Materia Viva, il documentario prodotto da Erion WEEE con Libero Produzioni che ha al suo interno una narrazione di contenuti complessi articolati in una rappresentazione d’impatto, Materia Viva Experience propone un approccio innovativo. La mostra si struttura in un percorso composto da diverse sale, in cui il visitatore si trova immerso in un’esperienza che coinvolge tutti i sensi.
In una prima sala “la volontà – afferma Paola Gobbini, project manager di Studeo Gruop, lo studio creativo che ha curato la mostra – è stata quella di dare un pugno nello stomaco, impressionare per sensibilizzare sul tema, utilizzando tutte le informazioni possibili”.
A questa va ad integrarsi un’area informativa in cui vengono forniti tutti i dati e una sala in cui sono riportate alcune importanti testimonianze tratte da Materia Viva. Non ci si limita però ad un approccio conoscitivo: un’altra installazione rappresenta proprio una call to action, una chiamata all’azione per chi fruisce della mostra.
Vi sono perciò modalità di interazione diverse, alcuni più passive perché la sala è dedicata alla visione di uno show multimediale, fatto di video, suoni e luci, altre invece dove l’interazione è più pregnante perché è richiesto all’utente di andare ad indagare le varie informazioni attraverso un tavolo interattivo. Il mix di linguaggi e toni sollecita chi visita la mostra da diversi punti di vista: emozionali, ma anche di divertimento.
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Puntare (anche) sul piano emotivo
Il risultato, spiegano ancora da Studeo Gruop, non è tanto quello di imparare nel senso più stretto del termine, quanto acquisire consapevolezza.
“Ci sono piani diversi di informazione, – spiega ad EconomiaCircolare.com Roberto Banfi, direttore artistico di Studeo group – uno è quello informativo e uno è quello emotivo: il nostro compito in questo caso è proprio quello di sollecitare l’attenzione, andare ad attivare una serie di recettori che permettono poi di acquisire l’informazione in un modo non didascalico ma che cerchino di rafforzare quella consapevolezza”.
“Mi interessa capire – aggiunge – se una persona una volta uscita da qui si è emozionata, spaventata, oppure è felice di aver acquisito consapevolezza e inizia un percorso: questo per noi sarebbe un risultato importante”.
Spazio alla generazione Z
L’iniziativa può, inoltre, definirsi trasversale non solo dal punto di vista delle modalità e dei contenuti ma anche del target di riferimento: è infatti aperta gratuitamente anche a tutte le scuole, previa prenotazione, ed è caratterizzata da un segno visivo facilmente fruibile anche da un pubblico più giovane.
Rivolgersi a ragazze e ragazzi è necessario; è infatti proprio la Generazione Z (18-26 anni) a collezionare più RAEE rispetto alla media degli italiani: l’89% dichiara di avere almeno un apparecchio elettrico o elettronico ormai in disuso e il 73% di non essersene disfatto anche se rotto. Come riportato da Erion, è basso anche il livello di conoscenza e consapevolezza in materia: solo il 26% dei giovani sa cosa significhi l’acronimo RAEE e il 32% ancora non conosce le criticità ambientali legate a una gestione non corretta di questi rifiuti. Il passo successivo di questo gap informativo è la leggerezza con cui si compiono determinate azioni: 4 giovani su 10 si sono infatti liberati del proprio carica batterie in modo improprio.
Si cerca di coinvolgere i più giovani anche attraverso un invito alla diffusione sui social delle foto scattate durante la visita, condividendole con l’hashtag #MateriaVivaExperience. “La speranza – dice Erika Franza, esperta Marketing e Comunicazione di Erion – è che il messaggio, attraverso il claim accattivante, possa anche diventare virale, affinché le persone possano poi tradurlo in azioni concrete”.
“Quello che non vediamo qui, – aggiunge – da qualche parte accade: sono le conseguenze delle nostre azioni, del nostro stile di vita e del fatto che non ci interroghiamo su cosa succede a quello che consumiamo, ad esempio sul destino delle apparecchiature elettriche ed elettroniche gestite male. Se non conferiamo correttamente i RAEE, il rischio è che questi rifiuti possano creare dei danni non solo qui da noi, ma anche in altre parti del mondo dove invece la scelta non c’è e le infrastrutture di gestione dei rifiuti sono ancora più limitate”.
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