Il messaggio dell’Unione Europea sembra forte e chiaro. Se fin qui sono stati proposti soprattutto modelli volontari per le aziende, per gli acquisti della pubblica amministrazione, per indirizzare le politiche dei Paesi dell’unione in merito ai prodotti in commercio, da oggi si fa sul serio. È in arrivo una legislazione vincolante per ridisegnare un mercato unico di prodotti sostenibili, a partire dalla loro progettazione.
Si chiama Sustainable Product Initiative, ed è attualmente aperta a consultazione pubblica, fino al prossimo 8 giugno. L’iniziativa, che coinvolge DG GROW, DG ENV e DG ENER – rispettivamente le Direzioni Generale sulla Crescita, sull’Ambiente e sull’Energia – si inquadra nell’ambito della Comunicazione della Commissione “Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare. Per un’Europa più pulita e più competitiva” e punta a regolare il design del prodotto sin dalla sua fase iniziale.
Tutte le aziende sono quindi avvisate. La sostenibilità dovrà esse incorporata nei processi di sviluppo di tutti i prodotti in uscita nei prossimi 2-3 anni. Questo significa dover avviare al più presto una pianificazione interna per adeguarsi alla normativa. Le parole d’ordine saranno durabilità e riciclabilità, integrate da a una serie di altri parametri che tentano di abbracciare la pluralità di aspetti che compongono la produzione e il consumo sostenibili.
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Parola d’ordine: progettare sostenibile
La nuova legislazione nasce con lo scopo di ampliare la portata della direttiva sull’ecodesign del 2009, che limitava la sua applicazione ai prodotti relativi all’energia. La Sustainable Product Initiative, invece, estende i principi di sostenibilità a tutti i settori: tessile, elettronica, arredo, acciaio, prodotti chimici e altro ancora. Essa, inoltre, riguarderà qualsiasi azienda che intende commercializzare prodotti nel mercato unico, non solo dunque le aziende europee. La Commissione si propone di definire e attuare progressivamente un quadro strategico solido e coerente in cui i prodotti, i servizi e i modelli imprenditoriali sostenibili costituiscano la norma, a partire dalla catena di valore di alcuni settori chiave. Anche i modelli di consumo dovranno cambiare in modo da evitare la produzione di rifiuti.
Considerato lo scopo ad ampio spettro, la Sustainable Product Initiative sarà integrata e collegata ad altre proposte come quella per il diritto alla riparazione, per la limitazione delle emissioni climalteranti e per le certificazioni di settore.
Le sue principali aree d’interesse sono:
- design del prodotto sostenibile
- modelli circolari di “product as a service”
- tracciamento dei prodotti lungo il ciclo di vita
- divieto di distruzione di beni durevoli invenduti
- riduzione dei rifiuti e promozione dei flussi circolari di risorse.
Dunque a partire dalla progettazione, si punta al miglioramento della durabilità, della riutilizzabilità, della possibilità di upgrading e della riparabilità dei prodotti. Si incoraggia l’aumento del loro contenuto riciclato, nonché dell’efficienza sotto il profilo energetico e delle risorse.
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Riduzione dell’impronta e servitizzazione
Un altro punto rilevante è l’analisi del ciclo di vita (LCA), che traccia l’impatto ambientale del processo produttivo di un bene, come si suol dire, “dalla culla alla tomba”, ovvero dall’uso della materia prima fino al conferimento in discarica. L’impronta ambientale, oggetto dal 2013 di una sperimentazione metodologica da parte della UE denominata Product Environmental Footprint, è uno strumento di misurazione capace di “pesare” le merci e le organizzazioni dal punto di vista del loro impatto sull’ambiente e quindi di sostanziare le dichiarazioni ambientali delle imprese.
La Commissione intende testare l’integrazione di questi metodi nel marchio Ecolabel, che dovrebbe anche includere più sistematicamente nei propri criteri di rilascio la durabilità, la riciclabilità e il contenuto riciclato.
Tra gli strumenti per la transizione del mercato UE, un capitolo a sé merita la promozione del modello “prodotto come servizio”, che è considerato un perfetto esempio di business circolare, capace di mettere fine alla cultura dell’usa e getta e a limitare l’obsolescenza programmata. Le aziende saranno incentivate a offrire ai propri clienti il servizio e l’esperienza di utilizzo del prodotto, mantenendone la proprietà, nonché la responsabilità delle prestazioni per l’intero ciclo di vita.
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Il tema delle informazioni ai consumatori è un altro aspetto dirimente. L’UE punta a rafforzare i requisiti di informazione e trasparenza nei confronti degli acquirenti attraverso strumenti come i passaporti o le etichettature digitali. Le aziende saranno dunque responsabili dei propri “green claim” e dovranno dimostrare il proprio impegno per la sostenibilità in ogni fase della vita del prodotto.
Attraverso la consultazione in corso, l’Unione apre a commenti sui vari aspetti, dalle istruzioni di riparazione e aggiornamento, alla presenza di sostanze chimiche pericolose, dalla riutilizzabilità al riciclaggio, dallo smaltimento corretto ai flussi di rifiuti.
Le parti interessate possono cogliere l’occasione per condividere le proprie opinioni e definire il risultato finale.
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