Why woman won è il titolo di un lavoro appena rilasciato dalla neo-proclamata Premio Nobel per l’economia 2023, Claudia Goldin, a riprova dell’instancabile impegno nell’analisi del gender gap nel mondo del lavoro e nel corso della storia, che le è valso il riconoscimento della Banca di Svezia. La recente ricerca della docente di Harvard, pubblicata sul National Bureau of Economic Research del Massachusetts, si interroga su “come, quando e perché le donne negli Stati Uniti hanno ottenuto diritti pari a quelli degli uomini riguardo al posto di lavoro, al matrimonio, alla famiglia, alla previdenza sociale, alla giustizia penale, ai mercati del credito e ad altri aspetti dell’economia e della società, decenni dopo aver ottenuto il diritto di voto”.
Goldin è una professoressa di economia, ma anche una storica, una demografa e una sociologa. Ha vinto il Nobel per aver elaborato il primo ampio studio sull’evoluzione della partecipazione delle donne al mercato del lavoro nel corso dei secoli, esaminando sia i livelli occupazionali che la loro retribuzione.
Capire le differenze di genere per capire il presente
Il suo è, dunque, uno degli studi più importanti, con un approccio multidisciplinare, sulle disuguaglianze di genere. Un tema sul quale – sembra riconoscere il comitato del Nobel – è imprescindibile continuare a interrogarsi, per affrontare le questioni più urgenti del nostro presente. È opinione diffusa, per esempio tra le femministe, come l’instancabile intellettuale Lea Melandri, che sia necessario esplorare il legame che apparenta il sessismo ad altri tipi di dominio, dalla guerra al razzismo, fino alle diseguaglianze esacerbate dalla crisi climatica e dall’esaurimento delle risorse naturali.
200 anni di storia sul lavoro delle donne
Goldin, per rispondere agli interrogativi della sua ricerca ha raccolto dati che coprono oltre 200 anni di storia degli Stati Uniti. Il suo lavoro ad ampio raggio ha approfondito le cause del divario salariale di genere, l’evoluzione della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e le implicazioni per il futuro della forza lavoro.
Per esempio, Goldin ha descritto gli anni ’70 come un periodo “rivoluzionario” in cui le donne negli Stati Uniti hanno iniziato a sposarsi più tardi, a fare passi da gigante nell’istruzione superiore e a fare grandi progressi nel mercato del lavoro. Le pillole anticoncezionali, più facilmente disponibili in quegli anni, sono considerate uno strumento decisivo che ha sottratto le donne a quella che Goldin definisce una spinta “potente” ai matrimoni precoci, permettendo loro di disporre di più tempo per formarsi un’identità fuori da casa.
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“Non c’è uguaglianza di genere senza equità di coppia”
Intervistata in merito alla vincita del premio, Goldin ha dichiarato, come riporta The New York Times, che si augura emerga dal suo lavoro quanto siano importanti i cambiamenti a lungo termine nella società, per comprendere il mercato del lavoro oggi.
“Vediamo un residuo di storia intorno a noi”, ha detto, spiegando che le strutture sociali e familiari in cui donne e uomini crescono, sono in grado di modellare il loro comportamento e i risultati economici. Anche se dal punto di vista della conquista dei diritti, come mette in luce il suo ultimo lavoro, le donne, negli Stati Uniti, “hanno vinto”, grazie soprattutto alle conquiste del movimento delle donne, il percorso verso la parità ha avuto delle battute d’arresto, specie quando molte donne si sono allontanate dal movimento. Secondo Goldin, la strada per una piena parità, anche nel mondo occidentale, è ancora da tracciare.
“Non avremo mai l’uguaglianza di genere – ha affermato Goldin – finché non avremo anche l’equità di coppia”.
Un solo Nobel non fa parità
La professoressa cresciuta nel Bronx e amante degli animali, come il suo Golden Retriever, definisce un “monumentale cambiamento progressivo”, quello che si è verificato nel corso degli ultimi decenni. Tuttavia, riconosce che “allo stesso tempo, ci sono differenze importanti”, spesso dovute al fatto che le donne svolgono più lavoro domestico, che ancora oggi condizionano la posizione di svantaggio nel mondo del lavoro, specie per le donne dopo il primo figlio.
Anche se il suo Nobel per l’economia può essere considerato il “culmine” dei progressi nel settore, verso una più ampia rappresentanza di genere, come ha dichiarato Goldin, può considerarsi anche un simbolo della strada ancora da fare. Il Nobel per l’economia assegnato quest’anno a Goldin, infatti, è solo il terzo ricevuto da una donna nel corso della storia, mentre è il primo che una studiosa riceve da sola e non in condivisione con altri.
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