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venerdì, Ottobre 4, 2024

La convenienza economica del riuso: lo studio di Zero Waste Europe e Searious Business

Se ci sono pochi dubbi che il riuso faccia bene all’ambiente ne restano molti sulla sua convenienza economica. Finora gli imballaggi riutilizzabili, infatti, sono rimasti confinati a progetti pilota e sperimentazioni. Uno studio di Zero Waste Europe e Searious Business applica l’analisi costi-benefici ai sistemi di riutilizzo

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Redazione EconomiaCircolare.com

Quanto conviene economicamente il riuso? È ciò che si propone di analizzare un recente studio, frutto della collaborazione tra Zero Waste Europe e Searious Business, che arriva finalmente in Italia. In questa versione il titolo diventa già esplicativo: L’economia dei sistemi di riutilizzo. Si tratta di un focus importante e necessario. Perché la nuova resistenza al riutilizzo – come insegna la complessa partita del regolamento europeo sugli imballaggi e la posizione contraria assunta dall’Italia – poggia in larga parte proprio sulle questioni economiche.

Il senso del ragionamento è: per carità, utili e importanti i sistemi di riutilizzo, ma si tratta sempre di progetti pilota; se dovessimo applicarli a produzioni a larga scala sarebbero sconvenienti dal punto di vista economico e ambientale. Se sul fronte ambientale, però, questa osservazione è stata più volte smentita, finora non si erano registrati studi appositi sul versante economico, ad esempio attraverso un’analisi indipendente che sia capace di valutare i costi e i benefici. Ecco perché è importante analizzare il report di di ZWE e SB, in modo da capire quanto sia concreto e in che modo si esplica un ulteriore vantaggio del riuso.

“I vantaggi ambientali degli imballaggi riutilizzabili sono noti da tempo – si legge nell’introduzione – Quando utilizziamo i prodotti il maggior numero di volte possibile, riduciamo l’uso di materie prime, le emissioni di CO2 e il consumo di energia durante la produzione, alleggerendo al contempo la pressione sui sistemi di riciclaggio e di gestione dei rifiuti, già sovraccarichi. Ancora più importante, gli imballaggi riutilizzabili cambiano il modo in cui i consumatori interagiscono con essi, cambiando la visione del loro valore e riducendo la possibilità che diventino rifiuti. Ciò è particolarmente rilevante per gli imballaggi in plastica a causa del loro uso intensivo in molti settori. Molti marchi B2C e B2B riconoscono il potenziale degli imballaggi in plastica riutilizzabili per raggiungere i loro obiettivi di riduzione della plastica e delle emissioni di CO2, soddisfacendo al tempo stesso un consumatore sempre più preoccupato per la plastica monouso. Tuttavia, permane la preoccupazione per gli elevati costi operativi e di previsti investimenti, in particolare per quanto riguarda l’onere che ciò comporterebbe per le piccole e medie imprese”.

Come si supera questa preoccupazione? La risposta è ampia.

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Tre categorie e un solo risultato: il riuso conviene

Sono in tutto 48 le pagine del report che, uscito in versione inglese a giugno, è stato ora tradotto in italiano. Il punto di partenza di questo lavoro non poteva che essere l’inquinamento da plastica. Come viene ricordato giustamente nel report, “il riciclaggio da solo non sarà mai in grado di mitigare la produzione illimitata di plastica, che è sulla buona strada per triplicare entro il 2050. Le soluzioni devono essere focalizzate a monte della fonte del problema, la produzione. Dopo l’eliminazione, la diffusione degli imballaggi riutilizzabili è la misura con il più alto potenziale di riduzione della produzione di plastica”.

Zero Waste Europe e Searious Business ricordano poi che da qualche tempo anche le attenzioni legislative stanno finalmente spostando la propria attenzione: non più (o meglio non solo) sugli effetti della sovrapproduzione in sé ma sulla prevenzione, sposando i principi dell’economia circolare. Anche le aziende e le persone cominciano a sposare in chiave più ampia il modello del riuso. Resta il problema della volontà politica, capace soltanto di sposare gli interessi di settori industriali che hanno l’esclusivo interesse di mantenere lo status quo. E infatti il report sembra rivolgersi proprio ai governi e alle imprese.

“Considerando la relativa novità degli imballaggi riutilizzabili, sarebbe difficile confrontarli con un sistema monouso completamente ottimizzato. Per questo motivo, è stata confrontata la redditività di un sistema 100% riutilizzabile con un sistema 100% monouso, determinando quali standard dovrebbero essere rispettati per garantire che sia conveniente per tutte le parti interessate. Lo studio esamina tre categorie di imballaggi in un sistema a circuito aperto (quindi non all’interno di un’unica location), in Spagna come paese archetipo: 1) contenitori per alimenti da asporto, 2) imballaggi secondari per il trasporto e 3) bottiglie per bevande. La fattibilità economica è stata analizzata in base al ritorno sull’investimento dei fornitori di sistemi per il riutilizzo e ai costi cumulativi degli imballaggi in plastica monouso rispetto agli imballaggi in plastica riutilizzabili per l’utente del sistema”.

grafico riuso

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Affinché il riuso convenga serve avere appena un po’ di pazienza

Quale che sia la categoria scelta il risultato è sempre lo stesso: il punto di pareggio per tutte e tre le categorie di imballaggio si raggiunge in pochi anni. Insomma, basta avere un poco di pazienza e un po’ di lungimiranza. Caratteristiche che governi e imprese dovrebbero tenere bene in considerazione, specie in questi tempi così fluttuanti e complessi.

“Per la prima categoria di imballaggi – si legge nel report – i contenitori per alimenti da asporto, lo studio rileva che i contenitori riutilizzabili sono più redditizi per gli utenti e che il ritorno sull’investimento può essere raggiunto dai fornitori di sistemi tra il 3° e il 4° anno. Nell’imballaggio secondario per il trasporto, lo studio mette a confronto grandi borse riutilizzabili e monouso in plastica. Sulla base del nostro modello, i risultati mostrano che il ritorno dell’investimento per il fornitore di sistemi si ottiene tra il 2° e 3° anno e i costi per l’utente sono simili. Infine il terzo caso ha rilevato che i contenitori riutilizzabili per bevande sono economicamente più vantaggiosi per gli utenti rispetto ai contenitori monouso. Il ritorno sull’investimento per i fornitori di sistemi può essere raggiunto tra il 5° e 6° anno”.

Va poi tenuto in conto l’aspetto normativo, che non è un monolite fisso ma è in continuo aggiornamento. Difatti “sulla base degli attuali sviluppi normativi in Europa, gli imballaggi riutilizzabili diventeranno probabilmente ancora più convenienti dal punto di vista economico, con un ritorno sugli investimenti più rapido, poiché il prezzo degli imballaggi monouso aumenterà”. Dunque il riuso non solo fa bene all’ambiente ma anche all’economia. Di più: rappresenta, per dirla con le parole del report, “una considerevole opportunità sia commerciale che politica per conciliare le preoccupazioni ambientali con le economie nel prossimo futuro, a vantaggio dell’intera società”.

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Cosa serve al riuso per non restare una pratica di nicchia?

Se fosse tutto così semplice, però, perché allora non è stato applicato? La verità è che nel mondo costruito a immagine e somiglianza del consumismo, plasmato da decenni di cattive pratiche e di sovrapproduzione, l’antica pratica del riuso diventa quasi rivoluzionaria. Col risultato che gli imballaggi riutilizzabili non vanno mai al di là di sperimentazioni e progetti pilota, i quali poi non portano magari immediati e riscontrabili vantaggi.

“Negli ultimi anni – si legge ancora nel report – le principali catene di supermercati come Tesco, Carrefour e Asda, hanno realizzato importanti progetti pilota con imballaggi riutilizzabili, e anche catene di fast food (IEO) come McDonald’s e Burger King hanno effettuato prove in negozi selezionati con relativo successo. Il relativo fallimento di queste prove viene attribuito a una mancanza di disponibilità dei clienti o di sostenibilità finanziaria. Tuttavia, considerare gli imballaggi riutilizzabili come un fallimento sulla base di progetti pilota isolati e su piccola scala è una conclusione tratta troppo in fretta. Il riutilizzo è un sistema immaturo e il suo futuro successo dipende da dimensioni adeguate, standardizzazione e infrastrutture di supporto”.

Serve dunque la collaborazione di tutte e tutti, affinché il riuso convenga davvero a tutte e tutti. “La costruzione di un sistema di riutilizzo ottimizzato richiederà uno sforzo congiunto da parte dei governi e dell’industria, e le incertezze dovranno essere risolte per garantire gli investimenti e l’impegno necessari. Le aziende hanno bisogno di chiarezza sugli indicatori critici di successo economico e sul ritorno dell’investimento, e i responsabili politici hanno bisogno della conferma che creerà crescita economica”.

Quanto è vicino questo futuro prossimo? Per le autrici e gli autori del report molto più di quanto si creda. Lo studio, come abbiamo già accennato, è basato su dati reali, quando disponibili, e le ipotesi disegnate sono state spiegate e rese trasparenti. Se è vero che la crisi climatica e gli assetti geopolitici mondiali minacciano sconvolgimenti che potrebbero incidere sull’accuratezza dell’analisi costi-benefici e sui risultati dei tre modelli, vanno venuti in conto anche altri fattori, possibili se non probabili, che potrebbero rafforzare il vantaggio economico degli imballaggi riutilizzabili. Ecco quali sono:

  • Fluttuazioni dei prezzi – I movimenti nel panorama del mercato delle materie prime mostrano che i prezzi della plastica vergine sono sempre più volatili. Ciò è particolarmente vero per il mercato europeo, dati i conflitti politici come la guerra in Ucraina e le interruzioni della catena di approvvigionamento causate dalla pandemia di Covid.
  • Disponibilità delle risorse – La crescita della popolazione influenzerà il mercato europeo attraverso una maggiore pressione sulla disponibilità di materiale. Aumenterà la necessità di riciclare e riutilizzare i materiali, in particolare la plastica. Sebbene ben consolidato per il PET, il riciclaggio è ancora in ritardo per altri gruppi di imballaggi in plastica, rendendo gli imballaggi riutilizzabili particolarmente appropriati per i casi 1 e 2.
  • Tariffe governative – Anche i recenti sviluppi in materia di regolamentazione influiscono sui prezzi. Si prevede che nei prossimi anni verranno sviluppate ulteriori tasse sulla plastica monouso ed EPR ecomodulati, rendendo l’uso di imballaggi riutilizzabili più favorevole per gli utilizzatori di imballaggi.
  • Comportamento del consumatore – Esiste una crescente domanda di praticità che esercita pressione sullo sviluppo degli imballaggi e richiede nuove soluzioni innovative. Allo stesso tempo, i consumatori stanno diventando sempre più consapevoli dell’ambiente ed educati alla sostenibilità, soprattutto in Europa. Gli imballaggi riutilizzabili sono sempre più riconosciuti dal grande pubblico come una soluzione di imballaggio forte e sostenibile”.

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