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venerdì, Novembre 15, 2024

Quando la burocrazia rischia di frenare la svolta green: il caso di Catalyst

I mattoni sostenibili dell'azienda toscana, che prevede la realizzazione dei manufatti a partire dai detriti da demolizione, sarebbero un toccasana per il settore dell'edilizia. Ma secondo il suo amministratore delegato, Mauro Carpinella, non sempre agli annunci seguono i fatti. "Con noi è possibile una filiera sul posto"

Sara Dellabella
Sara Dellabella
Giornalista freelance. Attualmente collabora con Agi e scrive di politica ed economia per L'Espresso. In passato, è stata collaboratrice di Panorama.it e Il Fatto quotidiano. È autrice dell'ebook “L'altra faccia della Calabria, viaggio nelle navi dei veleni” (edizioni Quintadicopertina) che ha vinto il premio Piersanti Mattarella nel 2015; nel 2018 è co-autrice insieme a Romana Ranucci del saggio "Fake Republic, la satira politica ai tempi di Twitter" (edizione Ponte Sisto).

“Tutti ci dicono bravi, ci battono le mani, ci inseriscono in pubblicazioni, ma poi nient’altro” . Quando racconta la propria storia, l’amministratore delegato di Catalyst, Mauro Carpinella, assume un tono amaro. Il manager, infatti, sa di avere tra le mani l’idea che potrebbe rivoluzione l’edilizia in un’ottica green. L’idea gli è venuta nel 2008, dopo la crisi finanziaria che si è portata dietro quella delle costruzioni. Nel momento in cui era necessario ripensare il sistema, Catalyst ha deciso di guardare a quello che veniva dettato dai documenti ufficiali, immaginando un settore che andasse verso la svolta green che si stava delineando.

Così nasce un modello brevettato da due imprenditori toscani, Mauro Carpinella e Franco Paolieri, che prevede la realizzazione di nuovi mattoni, partendo dai detriti da demolizione. “I nostri mattoni – affermano i due imprenditori – contengono il 75-80% di materiale riciclato, sono a loro volta riciclabili al 100% e vantano una resistenza superiore del 24% rispetto a murature tradizionali come certificato dai test effettuati dall’Università di Firenze”.

Un brevetto come limite burocratico?

I rifiuti edili vengono così triturati e sottoposti a controlli chimici di salubrità, dopodiché vengono miscelati con elementi leganti. Infine il materiale così ottenuto viene compresso in una pressa trasportabile che funziona a freddo, riducendo così le emissioni di Co2. È evidente che questo modello sarebbe vincente nelle zone terremotate dove spesso il trasporto delle macerie è una delle parti più lunghe e complicate dei processi di ricostruzione. Senza contare il notevole risparmio di Co2 dovuto al trasporto e l’inquinamento da discarica. Con il sistema brevettato da Carpinella il problema non esisterebbe più e soprattutto sarebbe possibile ricostruire mattoni utilizzando i detriti dei palazzi danneggiati, direttamente sul luogo.

Ma non è tutto oro quello che luccica e la burocrazia non sempre fa quello che promette. “Tra burocrazie e mancanza di coraggio, il problema è grave – alza la voce Carpinella – Ci sono stati alti funzionari del Ministero dell’Ambiente che  hanno ammesso espressamente che la mia soluzione sarebbe quella ideale ma che il problema consiste nel fatto che ho già registrato il brevetto. È roba da matti! In questo Paese diventa una penalità avere un brevetto”.

Si punta sul Recovery Plan

Per ora il business sembra rimanere al palo, nonostante l’università di Firenze abbia certificato che “il prodotto è assimilabile al classico mattone e deriva da un processo di recupero dei materiali inerti con una filiera di lavorazione sul posto”, come afferma lo stesso Carpinella, che poi fa notare come “i test ci dicono che sono il 25 per cento più resistenti di quelli tradizionali”.

Dal bonus ristrutturazioni 110 per cento, Carpinella non prevede grosse opportunità, ma rivela che ha scritto al premier Giuseppe Conte “affinché almeno a parole nel Recovery Plan si preveda un canale preferenziale per l’economia sostenibile e dei finanziamenti specifici per cantieri green”. Intanto il 2021, porta con sé la speranza di nuove opportunità. Perché se il Covid ha rallentato tutto, è vicina la possibilità di iniziare a lavorare con la regione Toscana su alcuni cantieri legati all’edilizia residenziale pubblica, scuole e magazzini. E quella sarà l’occasione anche per avviare una campagna di marketing, raccontano da Catalyst, una pmi innovativa che ha bisogno di una spinta del mercato per poter decollare.

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