fbpx
lunedì, Dicembre 16, 2024

Come migliorare il tasso di restituzione dei piccoli RAEE? Le proposte della Commissione agli Stati

Il tasso di restituzione della piccola elettronica di consumo in Europa è ancora troppo basso. Come migliorare la raccolta di questi RAEE? La Commissione europea ha da poco diffuso una raccomandazione che si rivela un utile prontuario per gli Stati membri nonché per le imprese, i centri di raccolta e le persone

EconomiaCircolare.com
EconomiaCircolare.com
Redazione EconomiaCircolare.com

Come migliorare il tasso di restituzione dei RAEE? È una delle domande che più attanaglia protagoniste e protagonisti dell’economia circolare. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, le misure fiscali, gli incentivi economici, i sistemi di ritiro e le strategie nudge, le case di ciascuna e ciascuno di noi continuano a traboccare di cuffie impolverate, pc che non usiamo più, tablet di cui abbiamo dimenticato persino l’esistenza. Sono i piccoli dispositivi elettronici di consumo, che rappresentano uno dei flussi di rifiuti in più rapida crescita nell’Unione europea: attualmente in crescita del 2% all’anno, comportano gravi rischi sia per la salute umana che per l’ambiente, se non adeguatamente trattati.

Ed è un vero peccato se si pensa al piccolo/grande patrimonio di materie prime critiche, ad esempio, che questi RAEE possiedono; materie fondamentali, come abbiamo imparato, per incentivare la transizione ecologica e digitale. Non solo: è stato calcolato che incentivare modelli circolari su queste apparecchiature come il riutilizzo e la riparazione può creare tra 60 e 140 posti di lavoro per 1.000 tonnellate raccolte.

Leggi anche: “Puntare sui RAEE è vitale per avere più materie prime critiche”

Gli appelli, finora inascoltati, della Commissione agli Stati membri

Resta il fatto che la raccolta e il riciclaggio di piccoli dispositivi elettronici di consumo sono particolarmente impegnativi perché vengono smaltiti in modo improprio tra i rifiuti domestici urbani, esportati illegalmente o altrimenti trattati in modo improprio. Si stima, ad esempio, che il tasso di riciclaggio dei telefoni cellulari nell’Unione europea oscilli tra il 12% e il 15%. Cifre ancora troppo basse.

Da anni la Commissione preme sugli Stati membri affinché migliorino i tassi di raccolta dei piccoli RAEE. Lo ha fatto ad esempio in una comunicazione ad hoc relativa al Green Deal europeo, nel 2019, in cui si sottolineava come “la transizione verso un’economia circolare deve concentrarsi su settori ad alta intensità di risorse come quello dell’elettronica”. Lo ha fatto ancora nel 2020, con un’altra comunicazione, questa volta in merito al Piano d’azione per l’economia circolare, in cui si chiedeva di “migliorare la raccolta e il trattamento dei RAEE, anche esplorando opzioni per programmi di ritiro per restituire telefoni cellulari, tablet e caricabatterie usati e rifiuti”. E a questo elenco vanno poi aggiunti i provvedimenti specifici, come la direttiva 2012/19/UE (in fase di revisione) e il regolamento 2023/167011.

Per questi motivi la Commissione europea ha recentemente rivolto una raccomandazione specifica agli Stati membri: un documento, lungo una decina di pagine, che è firmato da Virginijus Sinkevičius, responsabile fino alle prossime elezioni europee del 2024 di Ambienti, Oceani e Pesca. Un vademecum utile, un prontuario che, si spera, potrà stimolare anche Paesi come l’Italia, ancora indietro sulla raccolta e il riciclo dei RAEE, di piccolo e grande consumo.

Leggi anche: Gestione e sostenibilità dei RAEE in Europa: quali sono le prospettive?

Consigli utili per una migliore raccolta dei piccoli RAEE

Sono davvero tanti e utili i consigli forniti in questo snello documento della Commissione europea. La base di partenza è “uno studio condotto per conto della Commissione nel 2022 per esplorare le opzioni nell’Unione per i sistemi di restituzione di telefoni cellulari, tablet e altre piccole apparecchiature elettriche ed elettroniche”, uno studio che  “ha individuato una serie di misure politiche per migliorare il tasso di restituzione di tali apparecchiature usate e di scarto di piccoli consumatori elettronica, in particolare attraverso incentivi finanziari, misure normative e una maggiore comodità per i consumatori. È probabile che tali misure, singolarmente o in combinazione, migliorino l’efficacia dei sistemi di ritiro per recuperare piccoli dispositivi elettronici di consumo”.

Ne elenchiamo alcuni di seguito:

  • I sistemi di ritiro dovrebbero poter essere gestiti da distributori, fornitori di telecomunicazioni, imprese private, imprese sociali ed enti dell’economia sociale, enti di beneficenza, produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche o organizzazioni che attuano obblighi di responsabilità estesa del produttore per loro conto (organizzazioni di responsabilità del produttore) e piattaforme online
  • L’uso di incentivi finanziari sotto forma di sconti, buoni, sistemi di restituzione di depositi e premi monetari offerti ai consumatori al momento della restituzione dei dispositivi è stato individuato come una misura efficace per migliorare il tasso di restituzione dei rifiuti e dei dispositivi usati
  • Laddove venga fornita una ricompensa finanziaria per la restituzione di piccoli dispositivi elettronici di consumo mediante un’opzione di riacquisto, dovrebbero essere consentiti strumenti e dispositivi adeguati per aiutare i consumatori a prendere decisioni informate, ad esempio fornendo i mezzi per calcolare l’importo di riacquisto valore dei loro dispositivi
  • in alcuni Paesi si è rivelato molto utile fare affidamento sulla rete porta a porta dei servizi postali e di spedizione per la raccolta delle apparecchiature elettriche ed elettroniche usate o dei rifiuti nel loro territorio
  • Migliorare la comodità e la visibilità dei punti di raccolta e di ritiro può indurre i consumatori a restituire i piccoli dispositivi elettronici di consumo che non utilizzano più ma che conservano a casa. Le banche dati dovrebbero facilitare e migliorare la visibilità dei punti di ritiro sia dei rifiuti che delle apparecchiature elettriche ed elettroniche usate, fornendo informazioni sui punti di ritiro più vicini attraverso mappe e strumenti di ricerca di facile utilizzo. I database dovrebbero essere utilizzati anche per incoraggiare il
    riutilizzo mappando i punti di riutilizzo, riparazione o ristrutturazione
  • Gli operatori dei sistemi di ritiro delle apparecchiature elettriche ed elettroniche usate dovrebbero essere in grado di coprire diversi marchi e modelli e le informazioni sul ritiro e sulla possibilità di restituire piccoli dispositivi elettronici di consumo devono essere visibili e comunicate al consumatore nel momento in cui di vendita, anche per le vendite online

Leggi anche: Al via il corso per l’ecodesign dei RAEE

Il contributo degli Stati membri dell’Ue sulla raccolta dei piccoli RAEE

Le disposizioni sopra elencate, in fondo, sono utili non solo per gli Stati membri ma anche per le imprese, i centri di raccolta e le singole persone, che in questo modo possono spingere la politica locale e quella nazionale ad adottare provvedimenti in tal senso. Ma, come è ovvio, la raccomandazione della Commissione definisce poi una serie di disposizioni rivolte direttamente ai 27 Stati membri dell’Ue, chiedendo in primis il rafforzamento della collaborazione tra di essi e tra le autorità ambientali.

Ad esempio si legge che “gli Stati membri dovrebbero sostenere la creazione di incentivi finanziari per la restituzione di piccoli dispositivi elettronici di consumo, vale a dire telefoni cellulari, tablet e computer portatili, attraverso finanziamenti dedicati agli operatori di sistemi di ritiro o definire requisiti più stringenti in materia di resposabilità estesa del produttore. Inoltre “gli Stati membri sono invitati a esaminare, attraverso studi dedicati e progetti pilota, la fattibilità dell’attuazione di un sistema di deposito-rimborso per i piccoli prodotti elettronici di consumo sia funzionali che non funzionali”.

La Commissione, poi, sulla scorta di quanto realizzato in piccoli progetti pilota chiede di “istituire gli uffici postali come punti di deposito e raccolta di piccoli dispositivi elettronici di consumo usati e di scarto”: in questo caso si tratta di una misura ampiamente alla portata, che costa poco e che potrebbe avere un discreto successo, perlomeno in Italia, se si pensa gli uffici postali sono tra i pochi presidi sparsi per gli 8mila Comuni del nostro Paese e che sono molto frequentati dalla popolazione più anziana, alla quale pare difficile chiedere di “calcolare il valore del loro piccolo dispositivo elettronico di consumo per il riacquisto da parte degli operatori dei sistemi di ritiro”, così come pure la Commissione definisce successivamente.

Non solo: per la Commissione europea, inoltre, “gli Stati membri dovrebbero condurre, o imporre alle organizzazioni per la responsabilità dei produttori di condurre, periodiche campagne di sensibilizzazione dei consumatori a livello nazionale, regionale e/o locale,
volte ad aumentare la raccolta differenziata di piccoli dispositivi elettronici di consumo” e “dovrebbero incoraggiare gli operatori dei sistemi di ritiro a utilizzare la certificazione regimi che garantiscono che tutti i dati personali archiviati nei piccoli dispositivi elettronici di consumo siano gestiti e cancellati correttamente”.

Infine si rinnova l’invito agli Stati membri di premere anche sui distributori affinché informino in modo chiaro “i consumatori che acquistano piccoli dispositivi elettronici di consumo della possibilità di restituire apparecchiature elettriche ed elettroniche usate o di scarto”, tramite ad esempio “informazioni nel punto vendita, in modo chiaro e visibile, o, nel caso di vendite online, attraverso le informazioni fornite con l’offerta”.

Leggi anche: Gli elettrodomestici e i Raee? Secondo 3 italiani su 4 non sono riciclabili

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie

La Community di EconomiaCircolare.com