Se l’obiettivo è ridurre la produzione di rifiuti, soprattutto quelli problematici legati alla plastica monouso, beh, allora siamo sulla strada sbagliata. “Ci sono più rifiuti di plastica monouso che mai: 139 milioni di tonnellate nel 2021”, leggiamo nel Plastic Waste Makers Index 2023. “Nonostante la crescente consapevolezza dei consumatori, l’attenzione delle aziende e la regolamentazione, nel 2021 sono stati generati altri 6 milioni di tonnellate (MMT) di rifiuti rispetto al 2019, ancora quasi interamente realizzati con materie prime vergini a base di combustibili fossili”. Perché – ormai lo sappiamo – la plastica monouso, oltre che un problema di inquinamento e rifiuti, è una questione climatica.
Il Plastic Waste Makers Index è uno studio realizzato dalla Minderoo Foundation, una delle più grandi organizzazioni filantropiche dell’Asia Pacifico, con Wood Mackenzie, Carbon Trust. Un nuovo interessante tassello al puzzle molto problematico della plastica monouso.
98%
Nel 2021, il mondo ha generato 139 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica monouso, 6 milioni in più rispetto al 2019. All’incirca un chilogrammo in più di rifiuti di imballaggi in plastica per ogni persona sul pianeta. Quasi tutte le plastiche monouso continuano ad essere prodotte da materie prime di origine fossile: il 98% nel 2021, contro il 99% nel 2019.
La plastica monouso emette più della Gran Bretagna
La plastica monouso non è solo causa di una gravissima crisi ambientale legata all’inquinamento ma anche tra le cause della crisi climatica. Le emissioni complessive (Scope 1, 2 e 3) della filiera della plastica monouso nel 2021 sono state circa 450 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente, più del totale delle emissioni climalteranti della Gran Bretagna. La maggior parte delle emissioni è prodotta dall’industria petrolchimica e Oil&Gas, quindi nelle primissime fasi della filiera.
Il riciclaggio meccanico, ricorda lo studio Minderoo, riduce le emissioni dalla culla alla tomba di almeno il 30-40% rispetto alla produzione di polimeri da combustibili fossili. “La riduzione delle emissioni derivante dal riciclaggio è significativa – leggiamo nello studio – ma possono essere solo una parte della soluzione verso un’economia della plastica a zero emissioni nette”.
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Vergine VS riciclato: 15 a 1
Il riciclaggio non riesce a crescere abbastanza velocemente e rimane, tutt’al più, “un’attività marginale per il settore della plastica”, afferma il report. La crescita della plastica monouso prodotta dal 2019 al 2021 da polimeri vergini è stata 15 volte superiore a quella da materie prime riciclate: 6 milioni di tonnellate contro 0,4. “Solo un forte intervento normativo con incentivi economici possono risolvere ciò che sta diventando un fallimento del mercato”.
Il riciclaggio, sostiene il documento, ha il potenziale, insieme alla riduzione e al riutilizzo, di svolgere un ruolo importante nella soluzione delle crisi dei rifiuti e del clima, ma il suo contributo è attualmente trascurabile. Tassi di riciclaggio più elevati creerebbero una maggiore domanda per i rifiuti in plastica, aumenterebbero i tassi di raccolta, ridurrebbero i rifiuti mal gestiti e impedirebbero la dispersione di plastica nell’ambiente. La creazione di polimeri da rifiuti di plastica (meccanicamente) riciclati “potrebbe anche ridurre almeno della metà le emissioni di gas serra rispetto alla produzione polimeri da combustibili fossili”.
Meno 30%
Minderoo stima che la riduzione delle emissioni “dalla culla alla tomba” del riciclo meccanico del PET in un sistema “a ciclo chiuso” (cioè, da bottiglia a bottiglia) rispetto a un sistema lineare (polimero vergine e smaltimento) sono significative: almeno il 30% in meno (1,3 tonnellate di CO2 e per tonnellata di polimero) rispetto al conferimento in discarica; e più del 40% di riduzione (2,3 tonnellate di CO2 e per tonnellata di polimero) rispetto all’incenerimento.
Il report di Minderoo fa sapere che la capacità di riciclo totale a livello mondiale per PE, PP, PS e PET è cresciuta da 23 milioni di tonnellate nel 2019 a 25 nel 2021, pari a circa il 10% della capacità produttiva dei polimeri vergini (230 MT; PS e PET)
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Solo 3 milioni di tonnellate in più
Considerando tutti i polimeri e tutte le tecnologie di riciclo, lo studio stima che entro il 2027 saranno messe in funzione solo 3 milioni di tonnellate di capacità di riciclo aggiuntiva. Di cui solo 0,7 da parte dell’industria petrolchimica.
All’interno dell’industria petrolchimica ci sono due casi anomali: il Far Eastern New Century di Taiwan e la tailandese Indorama Ventures stanno assumendo forti impegni per il riciclaggio e la produzione polimeri riciclati su larga scala.
Nel 2021, la Far Eastern New Century ha prodotto l’11% di polimeri di plastica monouso riciclata, impegnandosi a raddoppiare la capacità di riciclaggio entro il 2027. A ha integrato la circolarità nella sua strategia aziendale e nella strategia aziendale e nella governance. Indorama Ventures ha prodotto il 6% di polimero riciclato nel 2021 e si impegnano ad aumentare la capacità di un terzo entro il 2027. “Queste due aziende rappresentano da sole il 20% della globale di capacità di riciclaggio da bottiglia a bottiglia del PET – un’indicazione che le aziende petrolchimiche possono svolgere un ruolo critico nella transizione verso un’economia circolare della plastica”.
Un terzo della plastica è monouso
Plastica monouso – imballaggi in plastica e articoli in plastica articoli di plastica usa e getta come sacchetti, cannucce e posate che vengono utilizzati una volta e poi gettati via – rappresentano la più grande categoria di applicazioni della plastica e rappresentano un terzo di tutta la plastica consumata a livello globale
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20 aziende
Nell’edizione iniziale del Plastic Waste Makers Index (2021), Minderoo “identifica per la prima volta le aziende all’inizio della catena di fornitura della plastica”, quelle responsabili della produzione dei polimeri destinati alle plastiche monouso, quasi tutti a base di combustibili fossili. Più della metà dei rifiuti di plastica monouso del mondo può essere ricondotta direttamente a 20 aziende petrolchimiche: “Abbiamo rivelato che queste aziende sono la fonte della crisi dei rifiuti di plastica”, afferma la fondazione. Negli ultimi due anni, i responsabili (immagine sotto) sono sempre gli stessi. In cima ExxonMobil, Sinopec, Dow.
I polimeri vergini prodotti da queste aziende godono di enormi economie di scala, mentre il loro prezzo non riflette nessuna delle esternalità che creano – né i costi della gestione sicura dei rifiuti plastici, né i costi sociali dei danni alla salute umana e all’ambiente. Di conseguenza, sottolineano i ricercatori, è ancora quasi sempre più conveniente produrre nuove plastiche monouso da combustibili fossili piuttosto che riutilizzarle o riciclarle. Questo annulla la domanda di rifiuti di plastica, ne riduce il valore come merce e mina la redditività commerciale della raccolta dei rifiuti. Nei Paesi ricchi, la raccolta dei rifiuti è finanziata attraverso la tassazione. “Altrove – per l’85% della popolazione mondiale – la raccolta dei rifiuti è cronicamente sottofinanziata, largamente mal gestita e l’inquinamento da plastica è onnipresente”.
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