Sogin ha trasmesso ieri al Ministero della Transizione ecologica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (CNAI) ad ospitare il Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e il connesso Parco tecnologico. Lo fa sapere la stessa Sogin. Ricordiamo che all’inizio dell’anno scorso Sogin aveva pubblicato la Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee). Alla pubblicazione è seguita una consultazione pubblica e un Seminario pubblico – “la più grande finora svolta in Italia su un’infrastruttura strategica per il Paese”, le definisce Sogin – in cui è stato condotto il confronto con i territori e gli stakeholder.
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Come nasce la CNAI
La CNAI è frutto dell’integrazione, effettuata da Sogin, delle informazioni della Carta delle aree potenzialmente idonee con le osservazioni pervenute dai territori, dalle amministrazioni e da tutti i soggetti interessati. In una prima fase, fino al 5 luglio 2021, sono state 300 le osservazioni e le proposte tecniche pervenute, spiega la società responsabile dello smaltimento dei siti e delle score nucleari. Arricchite poi con quanto emerso durante il Seminario (nove incontri tra 7 settembre e 24 novembre 2021) cui hanno preso parte 160 soggetti. “La proposta di CNAI che Sogin ha trasmesso al Ministero della transizione ecologica – spiega una nota – è stata dunque predisposta sulla base delle oltre 600 tra domande, osservazioni e proposte, per un totale di oltre 25.000 pagine costituite da atti, documenti, studi, relazioni tecniche e cartografie, complessivamente presentate nel corso di un anno a seguito della pubblicazione della CNAPI”.
Rifiuti radioattivi, cosa succede ora
A questo punto, il MiTE sottoporrà la Carta dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN) per un parere tecnico. Seguirà l’approvazione, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture. La mappa verrà, quindi, pubblicata sui siti internet di Sogin, dei Ministeri e dell’ISIN.
Partendo da questa lista di aree, Sogin “aprirà la successiva fase di confronto finalizzata a raccogliere le manifestazioni d’interesse, volontarie e non vincolanti, da parte delle Regioni e degli enti locali il cui territorio ricade anche parzialmente nelle aree idonee”. Sogin cercherà insomma, alla luce del dibattito pubblico e in particolare del chiarimento sui vantaggi legati alla presenza del deposito, dei volontari: “con l’obiettivo di arrivare a una decisione condivisa del sito nel quale realizzare il Deposito nazionale”.
E se non ci saranno volontari? Si aprirà allora una ulteriore fase di trattative bilaterali con le Regioni nel cui territorio ricadono le aree idonee. Trattative, si può immaginare, finalizzate a rassicurare ma anche a blandire con l’offerta di vantaggi.
E se le trattative non avranno successo? In assenza di un’intesa con le Regioni il legislatore ha previsto una nuova fase di confronto: un tavolo interistituzionale come “ulteriore tentativo di pervenire a una soluzione condivisa”.
E se nemmeno il tavolo interistituzionale permetterà di arrivare a meta? A questo punto arriverà comunque – “anche nel caso in cui dovessero fallire le diverse e reiterate procedure per il raggiungimento dell’intesa”, si legge sul sito del deposito nazionale – un decreto del MiTE che, con parere vincolante dell’ISIN e legato a campagne d’indagine tecnica della Sogin, stabilirà la localizzazione del sito.
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I tempi
Quanto potrebbe durare questa trafila? Difficile fare previsioni esatte, sia per i tempi della burocrazia italica sia per le diverse opzioni previste dalla normativa. Provando però a sommare i tempi massimi concessi dal Decreto legislativo n. 31 del 2010 per svolgere tutte le operazioni previste, si può arrivare anche a 30 mesi dalla pubblicazione della Cnapi: quindi luglio 2023. Quindi, tradotto in tempi politici, dopo la fine naturale della XVIII legislatura.
Quanto ai lavori di costruzione del deposito nazionale e del Parco tecnologico dovrebbero durare 4 anni dall’individuazione dell’area.
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