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venerdì, Novembre 15, 2024

Crisi climatica, 4 semplificazioni di genere da evitare

Nella lotta alla crisi climatica e, più in generale, in tutte le pratiche e politiche connesse all'ambiente si prendono in esame dati e studi che riguardano donne e questioni di genere. Uno studio ci aiuta a fare chiarezza smontando pregiudizi e falsi assunti

Barbara Leda Kenny
Barbara Leda Kenny
Senior gender espert della Fondazione G. Brodolini. Si occupa di politiche di genere e comunicazione, è la coordinatrice di inGenere.it portale di economia e società in una prospettiva di genere che si occupa di divulgazione della ricerca e dei saperi tecnici. È socia fondatrice di Tuba, la libreria delle donne di Roma aperta nel 2007 e dal 2017 una delle ideatrici e curatrici di inQuiete Festival di scrittrici a Roma.

Spesso, quando si parla di agenda climatica, si sottolinea quanto il genere determini il modo in cui le persone subiscono i cambiamenti climatici così come la loro capacità di resilienza. Molto spesso le dichiarazioni delle grandi organizzazioni internazionali e le agende globali parlano delle disuguaglianze di genere nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nelle strategie di adattamento. Nonostante le enunciazioni di principio, le azioni e l’avanzamento nell’agenda sono rallentate da diversi ostacoli.

Secondo le autrici australiane Jacqueline Lau, Philippa Cohen e Sarah Lawless che hanno analizzato sei anni di pubblicazioni su cambiamento climatico nei paesi a basso e medio reddito pubblicando uno studio su Nature uno dei problemi sono le assunzioni di genere alla base di progetti, documenti, piani di azione e studi in particolare quattro semplificazioni: la prima, l’uguaglianza di genere è considerata un problema delle donne; la seconda, si presume che donne e uomini siano gruppi omogenei, la terza: si suppone che le donne siano intrinsecamente più attente e connesse all’ambiente e la quarta: si crede che l’uguaglianza di genere sia una questione di numeri (quante donne, quanti uomini). Le studiose denunciano e spiegano in che modo queste semplificazioni siano nocive e incentivino misure inefficaci quando non controproducenti. Vediamole una per una:

Assunto 1: “L’uguaglianza di genere è un problema delle donne”

In molte politiche e progetti sui cambiamenti climatici, l’uguaglianza di genere è considerata un problema delle donne. Questo significa che avere un approccio di genere si traduce in fornire informazioni alle donne, ma quasi mai a partire da un analisi di contesto o mappatura dei bisogni, quindi senza coinvolgere le donne attivamente nella definizione delle attività e senza partire dalle loro aspirazioni. Questo approccio non funziona e uno dei motivi per cui non funziona è che si pensa di poter intervenire sulle donne senza intervenire sulle comunità in cui abitano.

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Assunto 2: “Donne e uomini sono gruppi omogenei”

Non basta essere donne per condividere problemi ed esigenze. Molte sono le differenze tra le donne, come ricordano le autrici “le circostanze delle vedove anziane sono probabilmente molto diverse da quelle di una giovane donna non sposata”. Questo vale anche per gli uomini, non è la stessa cosa essere migranti o nativi, gay o etero, bianchi o non.

A riprova “In Australia, ad esempio, le donne e gli uomini a basso reddito (spesso genitori single) sono probabilmente i più vulnerabili all’aumento dei prezzi dell’energia”. Eppure l’analisi documentale riporta quanto progetti e politiche sui cambiamenti climatici spesso trascurino queste differenze, perdendo opportunità per aumentare la resilienza.

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Assunto 3: “Le donne sono intrinsecamente attente e connesse all’ambiente”

Ci ricordano le autrici che il lavoro sui cambiamenti climatici continua a posizionare le donne come intrinsecamente attente e più “in contatto” con il loro ambiente attraverso il lavoro domestico, come la raccolta dell’acqua e la raccolta della legna da ardere. Abbracciare questo presupposto significa che alle donne viene attribuita la responsabilità di agire come salvatrici dei loro ambienti, famiglie e comunità. In questo processo, il lavoro delle donne viene raddoppiato o triplicato nel nome dell’adattamento o della mitigazione climatica.

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Assunto 4: “L’uguaglianza di genere è una questione di numeri”

Se le donne partecipano a un forum o a un’attività in numero uguale o maggiore rispetto agli uomini, i progetti e le politiche climatiche spesso considerano questo un proxy adeguato per l’uguaglianza di genere.

L’analisi riporta come in India, i progetti UN REDD+ miravano ad avere un numero uguale di donne e uomini nei gruppi decisionali. Ma le donne avevano poco o nessun’influenza nel processo decisionale, non potevano influenzare le opinioni e erano insoddisfatte delle decisioni e della responsabilità all’interno del gruppo. Anche se raggiungere un numero uguale di donne e uomini nei gruppi decisionali è certamente un passo importante, non è sufficiente: i dati sono un buon indicatori, ma non necessariamente riflettono la qualità della presenza delle donne. Sono necessarie strategie per garantire che donne e uomini possano impegnarsi in modi che sostengano i loro diritti, la loro voce e il loro potere di influire sulle decisioni.

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Andando oltre: le tre vie da seguire

Le autrici chiudono la presentazione del loro lavoro con una proposta rivolta alle persone impegnate nelle strategie di mitigazione e adattamento climatico, così come nella ricerca. In primo luogo avere una visione su cosa significa uguaglianza di genere. Questo significa avere le idee chiare su obiettivi da raggiungere e misure per valutare.

In secondo luogo, riconoscere saperi ed expertise di chi fa ricerca di genere e dei suoi strumenti, non bastano dati disaggregati per fare una buona ricerca, valutazione e comunicazione.

Infine, comprendere, interrogare e spostare le barriere più ostinate all’uguaglianza di genere. Queste includono le norme di genere che si manifestano in differenze materiali nei diritti di possesso e di eredità, nelle opportunità di sussistenza, nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e nell’accesso alle risorse materiali e creditizie. Per fare questo servono tempo e risorse

Mentre il mondo si prepara ad affrontare più impatti dei cambiamenti climatici, lavorare per l’uguaglianza di genere richiede un impegno serio e informato a tutti i livelli: dalla leadership globale alle organizzazioni e alle comunità che sono in prima linea nel cambiamento.

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