L’emergenza pandemia che abbiamo vissuto e che ancora stiamo vivendo ha avuto un impatto certamente, e purtroppo, sanitario ma anche economico e sociale, e non solo in termini di distanziamento e di rapporti tra individui ma anche di occupazione e qualità della vita.
Il lockdown conseguente alla diffusione del Covid19 ha costretto buona parte del sistema produttivo a sospendere le attività per diversi mesi e ha contribuito ancor più a metterne in luce i limiti e la insostenibilità. Certamente dobbiamo ripartire, dobbiamo farlo subito, lo stiamo facendo, ma dobbiamo farlo nella giusta direzione e cioè verso l’accelerazione e non del rallentamento verso modelli e sistemi di produzione e consumo più sostenibili, decarbonizzati e circolari, che presuppongono anche una diversa relazione tra capitale economico, capitale sociale e capitale naturale.
Tali nuovi modelli devono essere volti all’uso efficiente delle risorse tramite ecoprogettazione e mantenimento del più alto livello di valore di prodotti, componenti e materiali, nonché capaci di fornire non solo nuovi prodotti, ma anche nuovi modi di utilizzarli in modo più intensivo ed efficiente.
Molti provvedimenti sono stati emanati recentemente, focalizzati su diverse forme di eco-bonus a favore dell’efficienza energetica e della transizione verso energie pulite (ad esempio nel settore residenziale con il famoso bonus 110% e le misure a sostegno della mobilità sostenibile) e sull’innovazione tecnologica in generale mentre esiguo spazio hanno trovato finora misure rivolte in modo più diretto verso l’utilizzo efficiente delle risorse e la transizione circolare. Ma anche su questo, l’Italia è chiamata a portare concrete proposte in Europa e quindi luoghi di dialogo e confronto di attori dell’economia circolare possono rappresentare un’occasione unica per mettere a sistema le buone pratiche già esistenti, promuovendone la condivisione e la replica, per armonizzare linguaggio e principi legati all’economia circolare e per generare la massa critica necessaria a far sentire la voce del nostro Paese – come ad esempio la Piattaforma nazionale ICESP che è pronta per varare un decalogo degli ambiti prioritari per l’economia circolare in Italia o il portale che state leggendo.
L’economia circolare non può però essere considerata soltanto la parte circolare di una economia che rimane sostanzialmente lineare, ma deve essere considerata come un vero e proprio cambio di paradigma dove tutti gli attori coinvolti nella catena del valore sono chiamati a collaborare in azioni concrete. E un cambio di paradigma richiede non soltanto strumenti tecnologici, finanziari e legislativi ma servono infrastrutture impiantistiche adeguate e anche, e soprattutto, un cambio per certi versi radicale di approccio e metodo sia nelle imprese che nelle istituzioni e di approcci culturali e stili di vita e di consumo di tutti noi cittadini. E’ dunque essenziale promuovere la transizione anche con strumenti di informazione di elevato profilo tecnico-scientifico, che siano indirizzati a diverse tipologie di attori, tutti necessariamente chiamati a partecipare attivamente, ciascuno in funzione del proprio ruolo e delle proprie competenze.
Il nostro Paese è decisamente carente nelle infrastrutture impiantistiche ma senza impianti per l’economia circolare sul territorio non ci potrà essere transizione. Non solo il Paese è carente di impianti ma verso questi vi è una grossa conflittualità sui territori ad ostacolo della loro realizzazione. L’unico modo di rimuovere questi ostacoli e realizzare gli impianti che servono non può che essere il pieno coinvolgimento dei cittadini nelle scelte politiche e strategiche sui territori tramite ad esempio azioni di citizen sciences in aggiunta alle più tradizionali ma assolutamente necessarie azioni di formazione e informazione.
Altrettanto cruciale per la transizione circolare è, per tutti noi cittadini consumatori, il passaggio dal concetto di possesso del bene a quello di accesso e fruizione di un servizio così come il passaggio dalla società dell’usa e getta alla società dell’usa, riusa, ripara e ricicla. Società quest’ultima tipica della storia dell’umanità ma che oggi possiamo declinare utilizzando gli strumenti tecnologici, e non solo, che abbiamo a disposizione.
Comunicazione, confronto e approccio collaborativo sono le parole chiave della transizione e quindi un luogo come il portale economiacircolare.com, aperto ai contributi di tutti, può essere, se non il riferimento unico, uno dei riferimenti principali dell’informazione sull’economia circolare e il luogo di incontro e dibattito di tutti gli attori dell’economia circolare in collegamento con le diverse realtà istituzionali, industriali, scientifiche e sociali. Il coordinamento scientifico, previsto tramite ENEA, garantirà la convivenza delle diverse posizioni di approfondimento delle tematiche multidisciplinari dell’economia circolare quale approccio alla diffusione di conoscenza e stimolo del dialogo sull’opportunità di innescare il cambiamento culturale che sta alla base della transizione auspicata.
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