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sabato, Dicembre 14, 2024

Batterie, “Entro il 2050 la domanda europea di litio sarà 35 volte quella attuale”

L'Europa sta pianificando una transizione verso l’energia rinnovabile. Secondo uno studio di Eurometaux, i veicoli elettrici, il fotovoltaico, l’eolico e l’idrogeno richiederanno però una grande quantità di metalli. Il riciclo può essere una delle soluzioni per far fronte alle carenze

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Redazione EconomiaCircolare.com

L’impegno dell’Unione Europea di portare le emissioni di gas serra a zero entro il 2050 richiederà grandi quantità di metalli e minerali per i veicoli elettrici, le turbine eoliche e gli impianti fotovoltaici. La questione è diventata ancora più critica a causa delle interruzioni delle forniture dovute alla pandemia e dei recenti sforzi per essere meno dipendente dalla Russia per l’energia.

Secondo “Metals for Clean Energy”, uno studio commissionato dal gruppo industriale Eurometaux e condotto dall’Università belga KU Leuven, per rispondere alle esigenze della transizione ecologica europea saranno necessari 35 volte più litio e da 7 a 26 volte più terre rare entro il 2050, utilizzate rispettivamente nelle batterie e nei motori dei veicoli elettrici. I metalli giocheranno dunque un ruolo centrale nel costruire con successo le catene di valore delle tecnologie pulite in Europa e nel raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica per il 2050.

L’Unione europea avrà probabilmente difficoltà legate alle gravi carenze di litio, terre rare e altri metalli necessari per ridurre le emissioni di carbonio, spiegano nello studio, ma il riciclo potrebbe aiutare a colmare il divario dal 2040.

Le risorse che occorrono alla transizione energetica

L’Europa sta pianificando dunque una rapida transizione dall’attuale sistema di combustibili fossili verso tecnologie energetiche pulite. La transizione energetica comporta però l’impiego di risorse: i veicoli elettrici, le batterie, i sistemi solari fotovoltaici, le turbine eoliche e le tecnologie a idrogeno richiedono una grande quantità di metalli di gran lunga superiore rispetto alle loro alternative convenzionali.

Lo studio valuta come l’Europa può “raggiungere la sicurezza delle risorse” e “ridurre le dipendenze strategiche” per i metalli necessari alla transizione energetica, attraverso una valutazione della domanda, dell’offerta e della sostenibilità del Green Deal e dei suoi bisogni di risorse.

In pratica, secondo i diversi scenari tecnologici di energia pulita dell’International Energy Agency, un percorso mondiale per il clima allineato all’Accordo di Parigi richiederà quasi il doppio del volume di metalli entro il 2050 rispetto a un mondo che continua con le sue attuali politiche climatiche.

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I metalli per le batterie

Si avrà bisogno, ad esempio, di nuove forniture significative di nichel, litio e cobalto per i piani nazionali di produzione di catodi per batterie. Di questi metalli, l’Europa ha un solo mercato significativo per il nichel, che è usato principalmente nell’acciaio inossidabile.

Entro il 2050, secondo gli scenari previsti dallo studio, litio, nichel e cobalto saranno usati principalmente per le batterie, con una domanda che raggiungerà fino al 3500% del consumo di litio dell’Europa di oggi, il 350% del cobalto e il 110% del nichel.

Riciclo metalli batterie
Composizione delle batterie – Fonte Eurometaux

Cosa può fare l’Europa

Secondo lo studio di Eurometaux, l’Europa ha diverse opportunità per avviarsi verso una maggiore autonomia strategica e sostenibile che riguarda i metalli attraverso l’ottimizzazione del riciclo, gli investimenti nella catena di valore nazionale e un approvvigionamento globale più attivo. “Ma è necessaria al più presto – scrivono –  un’azione decisiva per evitare di ritrovarci, alla fine di questo decennio, a corto di scorte globali”.

Per i prossimi 15 anni, la transizione energetica dell’Europa richiederà principalmente nuove forniture di metalli primari dall’estrazione e dalla raffinazione. Queste esigenze possono essere soddisfatte attraverso una combinazione tra produzione interna e importazioni, sia di minerali estratti che di metalli lavorati e prodotti chimici.

Il riciclo dei metalli per la transizione energetica

In Europa il riciclo fornisce già tra il 40% e il 55% della fornitura di alluminio, rame e zinco. L’Italia, con 52.900 tonnellate di imballaggi in alluminio riciclate nel 2021, –  secondo i presentati all’assemblea annuale del Cial – Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli Imballaggi in Alluminio – pari al 67,5% delle complessive 78.400 tonnellate immesse sul mercato, si conferma tra le eccellenze a livello europeo per quantità di alluminio riciclato prodotto.

iciclo metalli litio nichel cobalto
Fonte Eurometaux

L’approvvigionamento dal riciclo assumerà quindi un ruolo sempre più centrale man mano che le attuali tecnologie di energia rinnovabile inizieranno a raggiungere la fine del loro ciclo di vita. Entro il 2050 sarà disponibile una maggiore quantità di metallo da riciclare: si dovrebbero raggiungere volumi significativi dopo il 2035. Ma la crescita futura richiederà miglioramenti nelle operazioni di raccolta e smistamento.

Dopo il 2040, il riciclo potrebbe essere dunque la principale fonte di approvvigionamento dell’Europa per la maggior parte dei metalli per la transizione energetica, insieme al continuo bisogno di metalli primari.

Riciclo metalli alluminio rame zinco
Fonte Eurometaux

Perché questo avvenga, però, sottolinea ancora lo studio, le batterie dovranno essere riciclate e dovranno essere commercializzate nuove tecnologie di recupero.

Il report avverte, inoltre, che il contributo del riciclo all’offerta di metalli in Europa è limitato dalla quantità di metalli che sarà disponibile, così come dall’efficacia del sistema di riciclo. I metalli hanno una vita media lunga nell’economia (ad esempio, 30 anni per il rame), c’è dunque il rischio che rimanga un divario tra il materiale secondario disponibile e la domanda.

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Estrazione: risorse e problemi

La strategia dell’Europa sulle materie prime mira a migliorare la sua autosufficienza nell’estrazione e nella raffinazione dei metalli. Per il rame, lo zinco e il nichel, i progetti, in pratica, compenserebbero l’esaurimento delle miniere esistenti, mentre non ci sono piani per estrarre più bauxite e la capacità di estrazione del cobalto è minore rispetto alla domanda.

Tuttavia, secondo Eurometaux, la maggior parte delle nuove miniere pianificate in Europa hanno futuro incerto a causa della mancanza di accettazione locale, delle incertezze tecniche o delle sfide legate ai permessi. Un’azione decisa a breve termine sarebbe necessaria per portare avanti dei progetti per attenuare gli impatti dell’accelerazione della domanda del 2030.

Ma, è bene sottolineare, l’apertura di nuove miniere in Europa attenuerà la domanda di minerali importati, ma non la sostituirà. La rapida diffusione globale dei veicoli elettrici e dell’energia rinnovabile porterebbe a una domanda dirompente di cinque metalli – rame, litio, nichel, cobalto e terre rare – che sarebbe difficile da soddisfare anche se tutti progetti attualmente disponibili venissero messi in atto.

Inoltre, nello studio si evidenziano le criticità legate alle attività estrattive. A livello globale, la produzione dei metalli in questione contribuisce attualmente a poco più del 3% delle emissioni mondiali di gas serra. Le operazioni minerarie hanno un impatto sulla biodiversità e l’inquinamento locale e creano diversi tipi di rifiuti. In ultimo, ma non per importanza, anche la protezione dei diritti umani – compresa quella delle popolazioni indigene – rappresenta una criticità di questo sistema.

Per far fronte a questa situazione e migliorare le catene di approvvigionamento dei metalli, l’Europa può quindi mettere in campo tre azioni.

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Riciclare il più possibile alle giuste condizioni

Ottimizzando le catene di valore di riciclo dei metalli, l’Europa ridurrà la necessità di nuove forniture di metalli primari e gli impatti associati. Sostituire i metalli primari con quelli secondari permetterebbe un risparmio di CO2 tra il 35-96%, a seconda del flusso di rifiuti e della sua complessità. Il riciclo evita, inoltre, la necessità di nuove miniere, risparmiando risorse ed evitando gli impatti ambientali associati all’estrazione.

È necessario assicurare che il riciclo dei metalli avvenga secondo alti standard ambientali; altrimenti, avvertono, ci sarebbe il rischio di un potenziale inquinamento e conseguenze sulla salute.

Produrre ciò che si può in Europa

Produrre metallo in Europa evita i rischi ambientali e sociali che si sono riscontrati in alcune altre giurisdizioni.

I metalli prodotti in Europa hanno un’impronta di CO2 media più bassa rispetto al resto del mondo, e beneficiano di protezioni ambientali e sociali. Il quadro delle politiche climatiche e ambientali in evoluzione dell’UE è un buon punto di partenza per portare avanti un continuo miglioramento nel settore.

L’UE ha implementato un pacchetto di politiche ambientali che controllano gli impatti delle sue operazioni interne di estrazione e raffinazione. Sono in vigore delle regole per limitare le emissioni nell’aria e nell’acqua, per gestire i rifiuti estrattivi, per salvaguardare la biodiversità e per ripristinare i siti minerari dopo la chiusura. Anche gli standard sociali sono elevati.

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Importare da fonti responsabili

Le regole di due diligence proposte dall’UE renderanno un requisito legale per tutti i grandi fornitori europei assicurare che vi siano controlli dei rischi ambientali e sociali nelle loro catene di fornitura, così da mitigare il potenziale impatto negativo delle forniture di metalli importati dall’Europa. Numerosi schemi di certificazione dell’industria permettono, inoltre, alle aziende di verificare le loro performance ambientali e sociali: si basano su quadri internazionali come i principi guida dell’OCSE per i diritti fondamentali.

L’Europa ha collaborato con altri Paesi, come il Canada, che hanno già misure di protezione ambientali e sociali equivalenti stabilite per legge.

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