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lunedì, Dicembre 16, 2024

Vaia due anni dopo: la rinascita passa dall’utilizzo del legno

A 2 anni da Vaia, la tempesta che colpì il nord est distruggendo un'area di 42.500 ettari di foreste alpine, Antonio Brunori, segretario generale di PEFC, racconta le criticità legate agli insetti e all'attacco del legno morto. Ma in questi 2 anni sono germogliate anche tante esperienze di solidarietà e circolarità che hanno dato nuova vita agli alberi abbattuti

Letizia Palmisano
Letizia Palmisanohttps://www.letiziapalmisano.it/
Giornalista ambientale 2.0, spazia dal giornalismo alla consulenza nella comunicazione social. Vincitrice nel 2018 ai Macchianera Internet Awards del Premio Speciale ENEL per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all’economia circolare. Co-ideatrice, con Pressplay e Triboo-GreenStyle del premio Top Green Influencer. Co-fondatrice della FIMA, è nel comitato del Green Drop Award, premio collaterale della Mostra del cinema di Venezia. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.

Sono passati 2 anni dalla tempesta Vaia. Le immagini dei danni provocati dalle piogge e dalle raffiche di vento, ad oltre 150 km orari, che hanno raso al suolo 8 milioni di metri cubi di legno – 7 volte quanto si taglia in un anno – in un’area 42.800 ettari di foreste alpine del nord est, hanno scosso il cuore di molte persone.

Da allora due sono state le grandi emergenze da affrontare. La prima ha riguardato la conservazione dei luoghi, con l’obiettivo di ripristinare il patrimonio forestale e garantire la sicurezza delle comunità montane e non. Il lavoro, in questa direzione, non ha fermato una parte della filiera del legno neanche durante tutta la fase di lockdown più stringente. Al contempo, vi è stata l’esigenza di ridurre il danno economico e quindi di utilizzare quell’enorme quantità di legname a disposizione dopo la tempesta. Utilizzarne il più possibile entro un tempo ben definito. 

“Il limite temporale è dovuto alla necessità di proteggere il legno dall’attacco di insetti che, una volta cresciuti, potrebbero attaccare le piante vive”, spiega Antonio Brunori, segretario generale di PEFC. “Potevamo lavorare per massimo due anni, e sono trascorsi. Adesso sono iniziati gli attacchi del Bostrico che dal legno morto sta passando alle piante vive”, aggiunge Brunori.

Le difficoltà di recuperare il legno degli abeti abbattuti da Vaia

Se tutto ciò sembra semplice a dirsi, nella realtà la situazione è stata ben più difficile. Innanzitutto si è dovuto lavorare con un costo di taglio ed esbosco maggiore, a causa delle condizioni di lavoro più rischiose dovute alle piante pericolanti e alle tensioni nel legno travolto dalla tempesta di vento. Inoltre, la resa è generalmente inferiore a causa di perdite per rotture e danni, piante non selezionate e più piccole rispetto ai tagli ordinari che contribuiscono ad aumentare ulteriormente il costo di utilizzazione.

Le iniziative a sostegno

Per sostenere le aree colpite e far partire le filiere economiche per il recupero del legname, non sono mancate iniziative volte a far acquistare il “legno di Vaia”. Citarli tutti non è possibile, ma ecco alcuni dei tanti esempi che spiegano come siano molte le realtà che stanno provando a contribuire a supporto delle aree e delle aziende colpite.

I vassoi di Cheese

Durante Cheese 2019 – la manifestazione promossa da Slow Food – gli espositori presenti in fiera hanno utilizzato taglieri “solidali” realizzati, dall’azienda italiana certificata Leonardi Wood, con legno di abete della Val di Fiemme proveniente dai boschi certificati PEFC colpiti dalla tempesta Vaia. Questo è uno degli esempi rientranti nella Filiera Solidale” di PEFC, progetto attraverso il quale le imprese del settore legno e i consumatori sono invitati ad acquistare il legno proveniente dai danni causati da Vaia a prezzi equi. Una iniziativa di successo, tanto che ad oggi è ancora possibile ordinare e personalizzare delle linee di vassoi con il lego della filiera solidale.

L’amplificatore naturale

Si chiama proprio “Vaia” ed è un piccolo grande pezzo di design. Realizzato con l’ormai celebre legname, può essere usato a supporto per lo smartphone o come amplificatore naturale per godersi la musica preferita. Disegnato da Giorgio Leonardelli, Gabriele Motter e Alice Tonelli, e realizzato a mano da esperti falegnami, è in larice e abete e i creatori garantiscono suoni caldi e profondi.

Un cuore per Vaia

Sono 6000 i cuori solidali realizzati dall’associazione “Conegliano In Cima”, scelti come simbolo del Natale solidale coneglianese nel 2019. La forma di cuore allungato ha voluto simboleggiare un abbraccio, quello idealmente dato alle popolazioni della montagna bellunese e di Venezia, che hanno subito danni dal maltempo e alle quali sono andati i fondi raccolti con l’iniziativa. Sempre per lo scorso Natale, nella piazza inferiore della Basilica inferiore di Assisi, è stato allestito un presepe in legno con una pergamena recante il messaggio: “… e arrivò Vaia che con la sua grande mano schiacciò a terra tutta la foresta, lasciando gli animali senza casa… ma giunse un giovane frate di nome Francesco per guidarli e un bambino chiamato Gesù per dare loro speranza”. Sempre realizzate con il legname di Vaia, le due panchine in legno collocate all’esterno della basilica. 

Arredo outdoor e non solo

Vi è chi, come il portale buynet, dà la disponibilità a chiunque di acquistare fioriere, passerelle, staccionate, tavoli da picnic ma anche segnaposti e portapenne. Una vasta gamma di prodotti nei quali svetta, inconfondibile, il logo della “Filiera Solidale PEFC, insieme si può Vaia 2018”. 

Effetto Vaia

Chi non conosce l’iconica libreria Billy di Ikea? Il celebre brand ha lanciato una limited edition realizzata con il legno degli alberi abbattuti nella zona di Corvara dalla furia distruttrice di VAIA, facendo anche di più. Come dichiarano sul loro sito, attraverso l’acquisto dei tre prodotti della campagna, si potrà aiutare a sostenere il progetto per la riqualificazione e il rimboschimento delle aree colpite dalla tempesta, nell’ambito dell’iniziativa “Compostiamoci Bene” all’interno del progetto nazionale Mosaico Verde, promosso da AzzeroCO2 e Legambiente.  L’obiettivo è la messa a dimora di oltre 4.000 nuovi alberi, la cui gestione avverrà secondo gli standard FSC.

Vaia suona bene

Probabilmente molti di voi lo ricorderanno, una delle informazioni più diffuse nei giorni della devastazione riguardava quanto di pregio fosse il legname degli alberi caduti, tale da essere utilizzato per alcuni dei violini più famosi al mondo. Non possiamo quindi non citare l’iniziativa di Enrico Ciresa srl che ha ideato il crowdfunding “Salviamo il legno di Stradivari” che ha avuto più di 600 adesioni, raggiungendo 140.000 €. Grazie a questi fondi si sta lavorando al ritrovamento, alla selezione e all’esbosco dei tronchi di risonanza degli alberi abbattuti dai quali nasceranno circa 14.000 pianoforti, 2.200 arpe da concerto, e circa 16.000 fra violini e altri strumenti di liuteria.

Ricordare per agire

La tempesta del 2018 è un esempio di come i cambiamenti climatici possano segnare i nostri territori. Ricordare le immagini di quei giorni è fondamentale per proseguire la lotta al climate change ma anche per l’adozione di politiche di adattamento che richiedono una gestione attenta dei territori.

Per questo, all’interno del concorso fotografico ScattailboscoPEFC, nell’edizione 2020 è stata inserita una menzione speciale “Vaia”, andata quest’anno all’opera di Mauro Lena, in grado di mostrare il bosco di Paneveggio dopo il passaggio della tempesta e la drammaticità della distruzione.

Il futuro delle aree devastate

Ripristinare le aree boschive sarà fondamentale sia per la tutela dei territori sia per le filiere economiche. Tra le operazioni forestali partite in tal senso, ad esempio, vi è Ancora Natura, ideata e coordinata da Rete Clima con lo scopo di ricreare foreste da gestire in maniera sostenibile mediante la certificazione forestale, affinché tornino a donare servizi ecosistemici al territorio locale e al clima globale, e a tutelare gli equilibri ambientali di territori e versanti montuosi, contribuendo a prevenire il dissesto idrogeologico.

© Riproduzione riservata

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