Semplificando possiamo definire WeFix.it una sorta di Booking, non per i pernottamenti e il turismo ma per la riparazione dei telefoni cellulari, tablet e Pc. Ci spiega Walter Ruggeri, Marketing & Consulting Manager dell’azienda: “Mettiamo insieme riparatori indipendenti, quindi ognuno ha il suo marchio, il suo logo. Se avete presente Booking, quello degli alberghi, noi facciamo la stessa cosa, ma con l’esclusiva di zona per evitare la guerra di prezzi tra i negozianti. Puntiamo tutto su un negozio da seguire far crescere nel territorio”.
WeFix.it è la piattaforma italiana che mette in contatto i riparatori con chi ha bisogno di riparazioni. Con alcune attenzioni – come evitare la concorrenza spietata sui prezzi o consigliare i piccoli negozi per competere coi grandi distributori – che non possono non fa piacere. Insomma, una piccola rivoluzione nel mondo del riutilizzo e dell’economia circolare delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Da iFix-iPhone a WeFix: l’evoluzione
Fondata nel 2007 a Roma, l’azienda nasce come servizio di riparazione per corrispondenza di iPhone e iPad. Al tempo l’iPhone non era ancora commercializzato in Italia, chi lo possedeva andava ad acquistarlo personalmente o tramite degli amici negli USA: l’assistenza era quindi ancora tutta da creare ed organizzare sia da parte dei produttori che dai vari attori della catena di distribuzione. Da qui il vecchio nome “iFix-iPhone”. Con la crescita del mercato dei cellulari, il servizio viene esteso ai dispositivi Android di fascia alta e iniziano le prime collaborazioni con negozi di zona a cui indirizzare i clienti per ridurre i tempi di trasporto “rendendo un dispositivo riparabile in 30 minuti invece che 2 giorni”. Il servizio di riparazione per corrispondenza resterà negli anni unicamente disponibile per le aziende e società, e nel 2014, per mantenere fede alla propria mission (“Il modo più semplice per riparare uno smartphone”) l’azienda romana diventa la “prima piattaforma Booking dei migliori Centri Assistenza smartphone e tablet”.
Il criterio di scelta dei partner, leggiamo sul sito, avviene sia grazie alla valutazione dei clienti finali, sia attraverso specifici criteri di selezione. Per aderire al network è ad esempio fondamentale esser organizzati per riparare in una media di 30’; garantire un’eccellente qualità dei ricambi per poter offrire una garanzia di 12 mesi; poter dedicare un referente unico ai clienti iFix-iPhone.com.
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Quando l’off line ha la meglio sull’on line
“Prima di avviare questo sistema – racconta Ruggeri – facevamo le riparazioni in tutta Italia utilizzando un corriere. Ma rischiavamo di fallire: perché mandavamo il corriere che so, a Sgurgola, riparavamo a Roma e rispedivamo. Ma quando anche nel paese più piccolo apre un negozio che ripara, non ha più senso aspettare i tempi del corriere e sostenerne i costi”. Questo, riflette, “è uno dei pochissimi casi in cui l’offline ha ucciso l’online. Qui quello che conta è la prossimità con chi deve riparare. E l’online non ce l’ha fatta, mentre noi ci siamo riconvertiti: e quelli che prima erano nostri concorrenti sono diventati nostri clienti, a cui abbiamo venduto la nostra piattaforma, la nostra esperienza e la nostra consulenza”. E così dal 2015 iFix-iPhone.com inizia a mettere a disposizione dei negozianti partner il proprio know how: nasce la WeFix Academy, dove vengono svolti corsi di riparazione base ed avanzata e corsi business e retail marketing 2.0 per sviluppare al meglio le capacità dei negozianti partner. Nel 2018 arriva un nuovo dipartimento, WeFix Consulting, “dedito esclusivamente alla consulenza, al networking e al marketing strategico per tutti gli attori dell’ecosistema relativo all’assistenza smartphone e tablet”: importatori, distributori e rivenditori di ricambi, articoli elettronici, smartphone ricondizionati, franchising e GDO. Nel 2023 iFix-iPhone.com diventa “WeFix.it”: Google Rating medio di 4,9 stelle (su 5) e (ad oggi) 285 riparatori su tutto il territorio italiano grazie ai quali vengono effettuate, assicurano da WeFix.it, più di 4500 riparazioni al mese (oltre 150 al giorno).
Come funziona (per gli utenti)
Rimettere in pista il proprio cellulare zoppicante è facile: basta andare sul sito e scegliere dalla sezione Negozi parter quello più vicino, indicare modello di dispositivo e problema da risolvere. Si visualizza in tempo reale il preventivo (“Nessuna sorpresa! Il prezzo sul sito è quello finale compreso di IVA e montaggio”), poi si può prenotare la riparazione scegliendo il giorno e la fascia oraria più comoda. Il riparatore contatta allora il cliente per l’orario e per verificare il modello da riparare. Si paga in negozio al ritiro del prodotto. Le riparazioni, come abbiamo detto, sono garantite ben 12 mesi. Il servizio del sito è gratuito per l’utente.
Come funziona (per i riparatori)
Sul sito c’è una sezione specifica dedicata a chi vuole candidarsi per entrare nella rete WeFix.it. Dopo aver compilato e inviato i dati, il riparatore viene contattato per verificare se soddisfa i requisiti tecnici ed organizzativi richiesti. Superata la verifica, il negozio viene inserito sulla piattaforma per un mese di prova gratuito e di verifica delle competenza reali del negozio ed il giudizio degli utenti. “WeFix.it non è un franchising – spiega Ruggeri – ma la scelta ideale per chi ha un’attività avviata e non vuol perdere il buon nome che si è duramente costruito negli anni”. Entrare nella famiglia WeFix, spiega l’azienda, vale un aumento del 15-20% dei clienti: grazie ad un cocktail di servizi che vanno ben oltre la visibilità e reperibilità sulla piattaforma. Si va dal supporto tecnico per le riparazioni complesse a quello organizzativo (quali prezzi applicare, dove conviene acquistare ricambi e quanti tenerne a magazzino, migliorare il numero di riparazioni/giorno per tecnico) al networking agli acquisti di gruppo di smartphone ricondizionati o ricambi e accessori, fino allo scambio delle giacenze di magazzino e pezzi rari (ad esempio alcune schede madri).
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Il modello di business di WeFix.it
Abbiamo detto che usare il sito all’utente non costa niente, mente i riparatori pagano un abbonamento. Ma non è questo il core business della piattaforma. “l’80% del fatturato viene dalle consulenze”, precisa Ruggeri. Dagli accessi al sito l’azienda ricava dati anonimizzati che rivende ad esempio alle assicurazioni o a imprese che offrono contratti di servizio al momento della vendita di nuovi dispositivi.
“Noi ti sappiamo dire se in un quartiere di Roma si ripara più il Samsung A51 o l’A71, ti sappiamo anche dire se il colore che tira di più è il nero, il grigio, l’argento o il blu; così come il prezzo medio di una singola riparazione città per città e quartiere per quartiere nelle città con più di 400mila abitanti. Questi dati li abbiamo – spiega ancora -.Sappiamo anche che per i Samsung lo schermo non viene quasi mai riparato, mentre la batteria e il resto sì. Sappiamo che quando il costo della riparazione è inferiore ad un terzo del valore del telefono il cliente accetta sempre; sopra un terzo ci pensa; ma quando il prezzo supera il 50% del valore quasi sempre desiste”.
Tra le consulenze offerte da WeFix, continua il manager, ”assistiamo le imprese nello sdoganamento di merci (la gran parte dei telefonini e tablet, loro ricambi ed accessori viene dalla Cina), aiutiamo i piccoli negozianti a capire cosa fanno le multinazionali, come MediaWorld, aiutandoli a giocare la partita coi colossi in maniera strategica”. Un errore molto comune che fa il piccolo riparatore, racconta, “è pensare di poter battere la grande multinazionale sul suo terreno. Ricordo un proverbio cinese dettomi da un nostro partner: ‘Se un coccodrillo lotta con uno squalo nell’oceano, vincerà lo squalo, ma se lo porta sul fiume vincerà il coccodrillo’. L’unica chance dei piccoli negozi è nel loro ambiente”. La grande distribuzione, spiga, “ha dei problemi obiettivi”. Il primo sono i costi molto alti, perché Mediaworld, Unieuro e quelli che nella grande distribuzione fanno anche riparazione “hanno il problema che devono pagare tanti intermediari: chi fa la formazione, chi gli vende i ricambi. E poi c’è un gande turn over: quindi ai loro riparatori manca l’esperienza”. Inoltre è l’approccio alla riparazione che è diverso: “La GDO ripara per portare il cliente in negozio e cercare di vendergli altro”. E poi, aggiunge, “in genere non fanno molto magazzino: quindi non sai mai con quanta velocità arriverà il pezzo di ricambio”.
Ai riparatori, “spieghiamo che Amazon è fortissimo sulla vendita, ma voi siete forti sul servizio. La gente compra nella grande distribuzione ma poi il passaggio dati (specialmente se, per esempio, il telefono rotto e dal nuovo al vecchio non hai possibilità di passarli), la configurazione, la può fare il piccolo negozio”.
L’algoritmo dei prezzi
Quando si cerca sul sito un riparatore, la piattaforma ci dice già quanto spenderemo. Dietro quelle cifre c’è il lavoro dell’intelligenza artificiale sviluppata da WeFix.it, che periodicamente mixa 24 parametri (come: costo medio della vita, costo medio del ricambio in Italia, propensione all’acquisto in quella parte del mese, costo medio dei concorrenti di zona) per ottenere il prezzo. “Alcuni negozianti – racconta il manager – lo validano sulla piattaforma e lo accettano, altri lo cambiano”, ma il cliente lo vedrà appunto al momento della prenotazione. Il servizio per l’utente è un servizio anche per il riparatore, perché l’intelligenza artificiale tiene conto della variazione di fattori come il prezzo dei ricambi di cui il negoziante, che molto spesso gestisce una piccola attività, fatica a stare dietro.
Il WeFix.it index
Maneggiare così tanti dati relativi ad uno degli oggetti più acquistati sul mercato ha permesso all’azienda romana di dare vita ad un indice che parla del futuro del telefonino che ci apprestiamo ad acquistare. Racconta Ruggeri: “In occasione della collaborazione con Wired – le teste fanno spesso una valutazione dei nuovi prodotti sul mercato – abbiamo immaginato il ‘WeFix.it Index’, che indica il valore futuro del telefono: con un indice sintetico da 1 a 10 indichiamo di quanto il telefono ti svaluterà in un anno; se l’assistenza sarà costosa; quanto durerà il dispositivo; se una volta deciso di venderlo, troverò acquirenti; insomma tutta una serie di informazioni che ci piacerebbe sapere prima dell’acquisto e che spesso è molto difficile da ottenere”.
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