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venerdì, Novembre 15, 2024

Le maglie della squadra non sono abbastanza etiche. Il St. Pauli le produrrà da sé

Nessun fornitore soddisfa i tuoi alti requisiti ambientali? Allora fai da te. È la lezione che arriva dalla nota società calcistica di Amburgo. La nuova collezione sarà disponibile da maggio 2021, ma la maglia potrà essere preordinata, e personalizzata col proprio nome, dall’1 dicembre. Una sfida anche al Coronavirus

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista freelance. Ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane - I Quaderni de L’Ora, radio100passi, Palermo Repubblica, MeridioNews - e nazionali. Nel 2014 ha pubblicato il libro inchiesta “Fate il loro gioco, la Sicilia dell’azzardo” e nel 2018 l'ibrido narrativo “La città a sei zampe”, che racconta la chiusura della raffineria di Gela da parte dell’Eni. Si occupa prevalentemente di ambiente e temi sociali.

“Con il nostro marchio DIIY miriamo a dimostrare che qualità, sostenibilità e condizioni di lavoro eque non devono escludersi a vicenda nella produzione di abbigliamento sportivo”. Coniugare aspetti sociali ed economici alla tutela dell’ambiente è fondamentale. Se poi si tratta della squadra di calcio tedesca del St. Pauli, nota in tutto il mondo per il suo impegno antifascista e per una notevole influenza dell’azionariato popolare, l’attenzione è ancora maggiore. Ad annunciare la nuova produzione è il responsabile vendite Bernd von Geldern: a partire dalla prossima stagione il St. Pauli, che prende il nome dallo storico quartiere portuale di Amburgo, produrrà da sé le proprie maglie. In una nota ufficiale la dirigenza ha spiegato di non aver “trovato nessun fornitore in grado di soddisfare pienamente i criteri di sostenibilità, commercio solidale e trasparente che caratterizzano il St. Pauli”. La nuova collezione sarà disponibile da maggio 2021, anche se la maglia potrà essere preordinata dal prossimo 1 dicembre. Durante le prime quattro settimane della fase di preordine, gli acquirenti avranno l’esclusiva opportunità di personalizzare la propria maglia e di avere il proprio nome stampato sul fronte, al posto del logo dei principali sponsor. 

Fino a quest’anno le maglie sono state realizzate dall’azienda Under Armour, con la quale l’accordo termina appunto nel 2021 e non verrà rinnovato. Dall’anno prossimo dunque sulle divise da gioco comparirà il logo DYYF, acronimo di “Do It, Improve Yourself”. Il motto richiama il celebre Do It Yourself, ovvero il fai da te che il movimento punk diffuse in tutto il mondo e che poi è diventato un vero e proprio stile di vita, nonché uno dei punti fondamentali dell’economia circolare. 

Se vuoi fare qualcosa falla da te

Una scelta che non sorprende chi conosce bene la storia della squadra del St. Pauli. È dagli anni Ottanta che attorno al Millerntor, il piccolo stadio dell’Amburgo nel cuore del quartiere St.Pauli, si aggrega una tifoseria fortemente identitaria, unita dalla bandiera dei pirati che diventa il simbolo più noto di un modo diverso di intendere il calcio, all’insegna della partecipazione popolare, delle lotte antirazziste e contro ogni discriminazione. Dal 2016, poi, l’assemblea generale della squadra assegna il compito alla dirigenza di produrre la merce inerente al St. Pauli in modo equo e sostenibile. Ci sono voluti 18 mesi per rendere concreto il progetto dell’autoproduzione.

“Un tempo lungo ma necessario per determinare se era fattibile – spiega Bernd Von Geldern -. Ora siamo sicuri che lanceremo la collezione di sport di squadra più sostenibile al mondo”. Oltre alle maglie, infatti, il St. Pauli curerà direttamente anche la progettazione e la produzione dell’intera linea di abbigliamento sportivo, che sarà composta da 55 capi diversi, dai calzini alle giacche antipioggia. “Ovviamente questo avrà dei costi per la società, ma non ne approfitteremo per alzare i prezzi dei nostri prodotti – ha spiegato ancora il responsabile del settore vendite – Vogliamo che tutto ciò che viene associato al St. Pauli, a partire dalla maglia da gioco, non sia visto come un semplice gadget, piuttosto deve essere una dichiarazione, una rappresentazione della nostra identità, delle nostre idee su temi importanti come quelli che riguardano l’ambiente”.

La sfida al Coronavirus

In attesa di maggiori dettagli sulla produzione, quel che è certo è che la scelta del St. Pauli è una novità dirompente nel mondo del calcio. Si possono solo immaginare gli effetti benefici sull’ambiente che può avere una produzione interna, con un impatto minimo dei trasporti e una filiera corta, oltre che una riduzione dei costi e garanzie maggiori per i lavoratori e le lavoratrici. E, come al solito, se l’esempio dovesse essere positivo potrebbe essere immediatamente replicato e personalizzato. A guardare al St. Pauli potrebbero essere anche molte società italiane, persino le più grandi, visto che in questo momento storico tutte arrancano – come ha raccontato una recente inchiesta di Repubblica.

“Abbiamo preso una decisione aziendale sicura e potente come club – afferma ancora Von Geldern – In tempi di Coronavirus inizi a vacillare un po’, ovviamente. Prendi i soldi certi di un fornitore di kit o corri un rischio? Abbiamo deciso di affrontare la questione come una comunità, come un’azione collaborativa che coinvolge i nostri dipendenti, membri, fan e stakeholder. Stiamo effettuando vendite anticipate, che riducono il rischio aziendale. Sarà un enorme fardello per il nostro magazzino e per il nostro negozio online, certo, ma ci stiamo avvicinando a quel momento con immensa gioia e ottimismo”.

Da notare poi che la scelta è stata presa a metà stagione, altro fatto piuttosto insolito. “Tempi insoliti richiedono mezzi insoliti – osserva il responsabile delle vendite del St. Pauli – È un chiaro segnale commerciale. Vogliamo creare valore e per farlo dobbiamo intraprendere un percorso insolito. Siamo d’accordo con il consiglio previdenziale e di supervisione sul fatto che non vogliamo semplicemente sederci e aspettare che la pandemia finisca a un certo punto. Non vogliamo sdraiarci sulla schiena come un granchio, non vogliamo rilassarci per forza. Vogliamo andare avanti e fare tutto il possibile per uscire da questa crisi più forti di quando siamo entrati“.

© Riproduzione riservata

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