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venerdì, Novembre 15, 2024

Città circolari primo passo per la transizione ecologica, ma servono politiche più strutturali

Nell’ambito delle “Digital Green Weeks”, un programma ricco di incontri e tavoli di confronto suddivisi in 5 settimane per guidare la community della green economy verso i nuovi scenari della transizione ecologica, si è discusso di come l'economia circolare può trasformare radicalmente la vita delle città

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Redazione EconomiaCircolare.com

L’economia circolare può trasformare radicalmente la vita delle città e renderle più sostenibili e inclusive, ma ad oggi non esiste ancora una pianificazione territoriale a lungo termine e spesso progetti e iniziative virtuose non riescono ad incidere in maniera strutturale. Sono queste alcune delle conclusioni del webinar organizzato da Ecomondo lo scorso 27 aprile nell’ambito delle “Digital Green Weeks”, un programma ricco di incontri e tavoli di confronto suddivisi in 5 settimane per guidare la community della green economy verso i nuovi scenari della transizione ecologica.

Il webinar “Politiche e governance di transizione urbana circolare” è stato un’occasione per presentare i risultati del lavoro sulle città circolari svolto da Icesp (Italian Circular Economy Stakeholder Platform), la piattaforma per l‘economia circolare promossa da Enea.

Leggi anche: Lo stato dell’arte dell’eco-innovazione e della ricerca circolare in Italia, il punto di Icesp

“Con un sistema integrato si può far molto”

 

“Con il gruppo di lavoro dedicato alle città circolari abbiamo cercato di fotografare lo stato dell’arte del processo di transizione all’economia circolare delle aree urbane, attraverso l’analisi di best practice, progetti e iniziative virtuose sul territorio. Ci siamo resi conto, però, che per quanto lodevoli questo tipo di esperienze non riescono a tradursi in delle politiche di più ampio respiro a livello cittadino”, afferma Carolina Innella, referente Enea del gruppo.

Il 29 aprile è stato pubblicato, infatti, il terzo volume sulle città circolari elaborato dal gruppo di lavoro, con il coordinamento di Enea, dell’Agenzia per la coesione territoriale e dell’Università IUAV di Venezia. Lo studio si concentra in particolare su alcune filiere importanti del contesto urbano come il settore dei rifiuti e propone soluzioni per la diminuzione del suo impatto ambientale.

Secondo Icesp i rifiuti organici, che rappresentano il 40% degli scarti prodotti, potrebbero essere notevolmente ridotti, grazie alla promozione di politiche per la riduzione dello spreco alimentare e misure d’incentivazione e tassazione a supporto del compostaggio domestico. Le amministrazioni dovrebbero monitorare e migliorare tutte le fasi di trattamento e smaltimento del rifiuto, creando sinergie con il settore industriale e promuovendo la raccolta di prossimità e l’auto-compostaggio.

Fondamentale agire anche sul fronte dei rifiuti e degli scarti edili, spesso molto difficili da smaltire. Le amministrazioni possono giocare un ruolo centrale nella loro diminuzione, con “appalti che realmente vincolino i costruttori e le imprese ad implementare processi virtuosi di costruzione e demolizione, obbligando il recupero in loco, e l’utilizzo di materiali riciclati”, si legge nel testo.

Infine, serve un impegno maggiore da parte dei territori nell’eliminazione dei rifiuti plastici con politiche urbane che favoriscano il più possibile l’utilizzo di “materiali come il vetro e la ceramica, la diffusione di bioplastiche e l’utilizzo di tecnologie innovative per il recupero”.

Tanti i casi raccontati nello studio: dal progetto PoPP, per l’incremento della raccolta differenziata e la redistribuzione dei prodotti dal Mercato di Porta Palazzo di Torino, al caso della scuola sostenibile del Comune di Pesaro, fino ai campi di calcetto in erba sintetica di Vancitelli (Caserta), creati con il riutilizzo di oltre 87 tonnellate di gomma riciclata proveniente da pneumatici fuori uso.

“Se c’è la volontà di cambiare le amministrazioni locali possono fare molto. La crisi pandemica ha reso in parte più evidenti le problematiche territoriali e manca ancora un sistema integrato che coordini le azioni di tutti gli attori coinvolti nel processo di transizione all’economia circolare. Una struttura come il Ministero della Transizione ecologica creato a livello nazionale, dovrebbe in qualche modo essere replicato anche sui territori e ci dovrebbero essere dei ‘patti di transizione ecologica’ in cui i vari soggetti possano mettersi insieme e svolgere azioni sinergiche”, ha affermato durante il webinar Giorgio Martini, dirigente dell’Agenzia per la Coesione Territoriale.

Nel 2021 Icesp proseguirà il suo lavoro per la promozione delle città circolari con un confronto ancora più forte con i territori: alle varie amministrazioni sarà infatti inviata una scheda che permetterà di rilevare difficoltà e necessità incontrate nella creazione di progetti circolari. “Sarà un modo per coinvolgere maggiormente le aree urbane e promuovere la loro partecipazione alla piattaforma, andando ad approfondire con i diretti interessati quali sono gli ostacoli alla promozione dell’economia circolare”, conclude Gianmarco Di Giustino dell’Università IUAV di Venezia.

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