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martedì, Maggio 14, 2024

Città circolari a rapporto: quali sono i casi virtuosi europei

Budapest, Oslo, Firenze, Copenhagen e altre 50, per un totale di 16 milioni di abitanti. Sono le città che hanno aderito alla "Circular Cities Declaration". Un report di ICLEI ne evidenzia linee di azione e progressi

Vittoria Moccagatta
Vittoria Moccagatta
Classe 1998. Laureata in filosofia all'Università degli Studi di Torino, è una borsista Training for Circularity WEEE Edition presso il CDCA. Co-fondatrice di startup nell'ambito dell'agricoltura sostenibile, è stata una ricercatrice per il progetto "Torino città solidale e sostenibile"

Le città circolari in Europa esistono? E cosa fanno per potersi sempre più definire tali passando dagli impegni alla pratica concreta? Una risposta arriva anche quest’anno dal report “Circular Cities Declaration” pubblicato da ICLEI, ong internazionale di amministrazioni locali per la sostenibilità. Realizzato con la collaborazione di Ellen MacArthur Foundation e Circle Economy Foundation, il report raccoglie gli obiettivi, le attività e le metodologie di misurazione messi in campo dalle città europee e li analizza al fine restituire una visione d’insieme, condividere le migliori pratiche urbane e mostrare il ruolo pionieristico che le città possono avere nel creare un sistema che, a lungo termine, funzioni contemporaneamente per l’economia, per la società e per l’ambiente. 

Il cuore del rapporto è infatti una raccolta di esempi virtuosi in cui figurano anche Genova, Firenze e La Spezia. L’obiettivo è quello di ispirare le città non firmatarie affinché aderiscano alla dichiarazione e, contemporaneamente, quello di favorire anche lo scambio e l’evoluzione delle buone pratiche messe in campo da chi già aderisce al network e alle sue azioni prioritarie. ICLEI e gli altri soggetti proponenti, tra cui la nostra ENEA (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), vogliono accendere i riflettori sul grande potenziale dell’economia circolare, sulla necessità di svilupparla a diversi livelli, con il protagonismo dei diversi stakeholder e tramite soluzioni sistemiche.

città circolari
Figura 1: Le filiere di settore in cui vengono implementati principi di economia circolare | Dati e grafica: Report Circular Cities Declaration

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Città circolari: a che punto siamo?

Le città firmatarie provenienti da tutta Europa – Budapest, Oslo, Firenze, Copenhagen e altre 50, per un totale di 16 milioni di abitanti – hanno presentato rapporti dettagliati su come stanno implementando principi di circolarità, sui loro sforzi per misurare i progressi e sui principali ostacoli riscontrati. Dalla riduzione del consumo di materiali vergini, dall’aumento del riutilizzo alla rigenerazione degli ecosistemi, queste città europee hanno avviato oltre 200 azioni diverse in vari settori (Figura 1) per rispettare i 10 impegni delle Città Circolari. In riferimento a ognuno di questi impegni, il confronto con il report dello scorso anno suggerisce che ci sono stati progressi anche fino al 20% (Figura 2). Molti di questi progressi sono stati raggiunti attraverso una governance multi-livello che è stata capace di rendere la collaborazione tra le città, gli stakeholder locali e i governi nazionale ed europeo una chiave di volta per il passaggio all’economia circolare.

Figura 2: L’autovalutazione delle città europee sui progressi verso l’economia circolare in riferimento a 10 impegni. Il confronto è tra gli anni 2022 e 2024 | Dati e grafica: Report Circular Cities Declaration

È il caso di Turku e di Espoo, in Finlandia, che si sono date l’ambizioso obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2030 pianificando delle roadmap che portano anche alla creazione di quartieri intelligenti (smart districts), dove i proprietari privati vengono direzionati verso filiere di fornitura edilizia e alimentare più sostenibili e i cittadini possono fruire di eventi e workshop sull’economia circolare insieme a servizi gratuiti di manutenzione e riparazione dei loro mezzi di mobilità leggera. Similmente, Genova ha aperto in città alcuni nuovi spazi come il Circular Hub e il Circular Desk per facilitare la creazione di progettualità locali circolari, e il centro SURPLUSE per connettere la domanda e l’offerta di prodotti da riutilizzare. Firenze si è concentrata sull’obiettivo di aumentare la quantità (per raggiungere il 70% entro il 2025) e la qualità della raccolta differenziata e di ridurre l’uso della plastica con campagne di sensibilizzazione e servizi come Firenze Plastic Free, che ha portato all’installazione di 22 fontanelle d’acqua e alla distribuzione di borracce in 55 scuole. Con lo stesso obiettivo sulla raccolta differenziata, La Spezia ha creato 181 nuove isole ecologiche e incoraggiato il compostaggio domestico raggiungendo quasi l’80% di rifiuti differenziati raccolti. Anche sul fronte della mobilità sostenibile c’è stato l’impegno di mettere in sharing 300 motorini elettrici e 120 biciclette, nonché di estendere e rendere elettriche le linee dei bus che collegano la città.

Figura 3: Strategie di economia circolare delle città europee | Dati e grafica: Report Circular Cities Declaration

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I trend e gli ostacoli verso la circolarità

Dieci strumenti fondamentali per le politiche, dieci principali filiere sulle quali intervenire, cinque tendenze chiave per l’implementazione della circolarità e altre cinque maggiori difficoltà che ostacolano questa stessa implementazione: questi sono alcuni dei punti salienti del report che, se collegati, tracciano un percorso che le città europee stanno compiendo, accumulando momentum con strategie per una transizione equa ed efficace e condividendo anche sfide e ostacoli incontrati. A questo proposito, il report evidenzia che non tutte le leve politiche disponibili vengono pienamente utilizzate ed è perciò necessario ulteriore impegno e sostegno, soprattutto nell’accesso ai finanziamenti e nel rafforzamento dei collegamenti tra economia circolare e natura. Per fare questo “occorre incentivare il networking, non solo tra le città ma anche con le filiere produttive, il mondo della ricerca e la società civile, affinché il processo di transizione diventi mainstream del nostro co-esistere”, spiega Carolina Innella di ENEA (come accennato cofirmataria in quanto parte del network Ecera, The European Circular Economy Alliance). “Su questo aspetto come ENEA siamo molto impegnati e convinti che la leva più efficace per aiutare le città a compiere la transizione verso l’economia circolare si basi su una vision di collaborazione creativa tra tutti gli attori”.

D’accordo con questa linea d’azione, il rapporto si conclude identificando sei azioni prioritarie che consentiranno alle città, con la cooperazione dei decisori politici, imprese, società civile e cittadini, di accelerare il loro progresso verso l’economia circolare: l’adozione di metriche comuni e di obiettivi sul clima più ambiziosi; l’integrazione, l’innovazione e la collaborazione con i diversi dipartimenti e stakeholder urbani, e la necessità di ricomprendere la natura all’interno di ogni processo decisionale: una necessità alla quale si affiancano anche strumenti di mappatura delle infrastrutture e di monitoraggio delle emissioni di gas serra, insieme alla piattaforma europea Urban Nature Platform per accomunare e rendere sistemici gli approcci alla rigenerazione delle risorse naturali.

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