Se vi chiedessimo di fare un elenco delle fibre tessili naturali che conoscete, probabilmente le prime che vi verrebbero in mente sarebbero cotone, seta o lana.
Quel che forse in pochi sanno, però, è che le materie prime che la natura ci regala e che possono essere usate per ottenere filati per tessuti sono davvero moltissime. Oltre a quelle più note, come cotone e canapa, il mondo delle piante offre materie prime per la moda a volte insospettabili e oggi ve ne parleremo.
Perché il cotone non può bastare per tutti
Attualmente, a livello mondiale, la domanda di filati è davvero molto elevata e il riutilizzo degli abiti o il riciclo dei tessuti servono a soddisfare solo in minima parte le richieste. Se si vuol quindi cercare di venire incontro alla domanda offrendo tessuti di origine naturale, sono fondamentali studio, ricerca e sperimentazione. Il cotone, da solo, non può essere sostenibile sia per la limitatezza della materia prima sia perché – non tutti lo sanno – la sua coltura richiede un elevato consumo idrico e, quindi, la produzione comporta la sottrazione di acqua potabile per gli abitanti delle zone interessate..
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Fibra di banana
Avete presente le banane? La vostra risposta sarà sicuramente positiva: essendo un frutto low cost, invade gran parte delle frutterie in giro per il mondo. Da qualche anno, dalla loro produzione, o meglio, dagli scarti delle colture e, per l’esattezza, dal fusto, si riesce ad estrarre la fibra di banana ovverosia un tessuto di ottima qualità, resistente ed assorbente, col quale si realizzano abiti già in commercio anche nelle nostre città.
A seconda che si estraggano le fibre più interne o esterne cambia il tipo di tessuto realizzabile: con le seconde si ottengono filati idonei a produzioni più ruvide (come le tovaglie, ad esempio) mentre quelle interne sono perfette anche per la biancheria intima.
Orange fiber: eccellenza italiana
Chi segue l’economia circolare anche nel settore tessile non può non conoscere Orange Fiber: questa ditta, partendo dagli scarti delle bucce degli agrumi ottenuti dalla produzione dei succhi, riesce a ottenere una cellulosa idonea a realizzare un fantastico tessuto vegetale, utilizzato anche da case di alta moda. Verrebbe proprio da dire: rifiuto a chi?
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Vestiti fatti di ortica
Un’altra pianta che può letteralmente vestirci è l’ortica della quale non si butta proprio nulla. A dispetto di quanto possano pensare in molti questa pianta ha un largo utilizzo in cucina e può essere impiegata per ottenere un morbido tessuto che non solo non è urticante, ma anzi per la sua lucentezza può essere paragonato alla seta. Secondo Beda Ricklin dell’azienda tessile svizzera Swicofil, l’ortica è proprio una fibra naturale da valorizzare perché cresce senza necessità di fertilizzanti o pesticidi…. a testimoniarlo bastano le strade di molte città italiane.
Legno morbido come il tessuto
Forse non tutti sanno che tra le fibre vegetali che si stanno maggiormente diffondendo si annoverano quelle di cellulosa note come Viscosa, Modal e Lyocell. Come ricorda PEFC Italia, sono fibre chimiche artificiali realizzate attraverso la cellulosa che viene estratta dal legno attraverso un processo chimico. Da quali alberi hanno origine? Eucalipto e faggio da foreste gestite in modo sostenibile.
Grazie alla guida di Forest for fashion sappiamo che, partendo da un albero, si giunge all’alta moda.
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Alghe per l’intimo
Se vi dicessimo che le alghe sono perfette per realizzare maglieria intima e calzini come reagireste? Probabilmente, dopo avervi parlato di banane e ortiche, anche l’utilizzo di alghe nel settore della moda non vi sembrerà una stravaganza irrealizzabile. Vegan friendly, cruelty free, non necessitano di pesticidi e non danno problemi per la quantità di materie prime. Provare, o meglio indossare, per credere sulla qualità della fibra che risulta essere resistente e a prova di lavatrice!
Come trasformare un albero in filato
Gli alberi vengono abbattuti e scortecciati. Attraverso l’uso della cippatrice il legno viene ridotto in piccoli pezzetti. Utilizzando dei digestori chimici questi frammenti vengono lavati e sbiancati e il tutto è arrotolato tramite delle bobine che creano rotoli di cellulosa. Dopo il passaggio attraverso un filtro, il prodotto che si ottiene è una specie di lana grezza. A questo punto la cellulosa viene fatta passare attraverso delle filettature. Da questo momento prende vita un filamento che viene raccolto in rocchetti pronto per essere utilizzato.
Le aziende che trasformano la materia prima legnosa – informano da forest4fashion – fino al tessuto devono avere una certificazione di tracciabilità, garantendo così al consumatore l’origine legale e sostenibile del prodotto che costituisce l’abito certificato PEFC.
Secondo i dati della nota associazione, la produzione di tessili di tessuti di origine forestale necessita di un terzo di energia e una quantità di acqua sessanta volte inferiore di quella impiegata per la produzione di tessuto da cotone.
Voi quali altri stoffe vegetali avete nell’armadio?
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