Cercare di trasformare ogni rifiuto in una risorsa è la regola-base dell’economia circolare. In tanti – aziende, enti pubblici e cittadini – provano a fare la propria parte in diversi ambiti e, mentre alcuni sono in fase più avanzata, per altri la strada da percorrere è ancora lunga. Esistono poi alcuni tipi di … residui dei quali non si parla mai anche se potrebbero essere messi … a frutto.
Come evidenzia il World Economic Forum (WEF) oggi, in molte parti del mondo, le questioni legate al settore dei servizi igienici (il bagno per intenderci) sono un tabù!
Se, in generale, si aprisse un dibattito sui modi di utilizzare gli scarti organici quali, ad esempio, quelli di frutta e verdura, probabilmente la maggior parte di voi concorderebbe nel fatto che gettarli è uno spreco considerato che potrebbero essere trasformati in compost o in biogas.
Allo stesso modo oggi le conoscenze e le tecnologie consentirebbero di trasformare i nostri rifiuti organici in fertilizzanti ed energia risolvendo anche così alcuni problemi di salute pubblica.
Perché è importante cambiare la percezione che si ha sulle deiezioni
È lo stesso WEF a sottolinearlo: se cambiassimo le norme sociali e, con esse, la percezione che abbiamo maturato sul tema del riciclo delle deiezioni umane, si potrebbero migliorare le condizioni igieniche di molti popoli adottando soluzioni più ecologiche per il trattamento di ciò che oggi rappresenta un vero e proprio scarto.
Laddove non vi siano problemi sanitari ed esistano impianti efficienti, rileva il Forum, si utilizzano comunque grandi quantità di acqua (essa stessa peraltro un bene scarso in molti luoghi del mondo ed ancora più a rischio a causa del surriscaldamento globale) per scaricare i rifiuti nelle reti fognarie (spesso) sovraccariche e tutto ciò comporta anche consumi di energia oltre che la predisposizione di impianti di trattamento.
Nel momento in cui tutto il mondo deve cercare ogni soluzione possibile per contrastare gli sprechi e frenare i cambiamenti climatici, diviene fondamentale andare oltre i tabù e, al contempo, cercare di individuare strumenti più ecologici per la gestione di ogni tipo di rifiuto, inclusi quelli umani.
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Occuparci di feci e urine umani vuol dire anche pensare alla salute di milioni di persone
Individuare nuove tecnologie per lo smaltimento delle feci non è un problema di natura esclusivamente ambientale: secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità oggi 1,7 miliardi di persone nel mondo non ha accesso ai servizi igienici di base (nemmeno le latrine, per essere chiari) e, fra essi, 494 milioni addirittura defecano all’aperto ovverosia dietro cespugli, nei canali di scolo delle strade o in specchi d’acqua all’aperto con evidenti rischi per la salute umana (basti pensare alla possibile diffusione di colera e alla diarrea).
Il problema è talmente grave da aver spinto l’assemblea dell’Onu ad indire, a partire dal 2001, il World Toilet Day che ricorre ogni 19 novembre. L’obiettivo? Affrontare l’emergenza sanitaria derivante dall’assenza dei bagni perché, come si legge sul sito delle Nazioni Unite dedicato alla giornata, “la salute pubblica dipende dai servizi igienici. I servizi igienici promuovono anche miglioramenti nell’uguaglianza di genere, nell’istruzione, nell’economia e nell’ambiente”. Come riportato da Focus, a vent’anni dalla prima edizione di questa ricorrenza, ancora oggi, ogni giorno, muoiono oltre 700 bambini di età inferiore a cinque anni in conseguenza delle malattie diffuse dalle deiezioni non trattate che inquinano le acque.
La fortuna di poter sbarazzarci dei nostri “rifiuti personali” semplicemente scaricando lo sciacquone non ci autorizza ad ignorare il problema perché, oltre alla drammatica emergenza sanitaria, è importante ricordare che tutto ciò che si butta, anche nel wc, è comunque uno spreco.
Rifiuti umani per produrre energia
Tra gli esempi virtuosi sottolineati dal WEF di reimpiego dei rifiuti umani, si sottolinea come le feci possano divenire un’alternativa ai combustibili legnosi nei sistemi di riscaldamento, grazie a tecnologie capaci di trasformarli in biogas domestici. In pratica tali sistemi prevedono la possibilità di installare un piccolo digestore anaerobico domestico collegato ai servizi igienici. Pensate che tale soluzione già viene introdotta in alcuni paesi a basso e medio reddito, ma, come riporta il Forum, potrebbe essere adottata più diffusamente nel mondo in un‘ottica di economia circolare con vantaggi non solo in termini ecologici, ma anche economici.
In base ad uno studio condotto in Nepal in relazione alle politiche di incentivazione di tali sistemi, è stato sottolineato che, nella lotta al superamento dei tabù legati al riutilizzo degli escrementi umani, sono risultati assai utili i vantaggi legati all’impiego di tale “materia” quale combustibile in sostituzione della legna da ardere riuscendo, peraltro, a cucinare senza fumi.
I benefici derivanti dall’impiego di tali sistemi, in termini planetari, sarebbero enormi: secondo un rapporto dell’Università delle Nazioni Unite del 2015, se in tutto il mondo i rifiuti umani venissero convertiti in biocarburante, si otterrebbe un valore equivalente a circa 9,5 miliardi di dollari di gas naturale.
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Dalle deiezioni umane può nascere un fertilizzante naturale
Essendo le deiezioni umane scarti organici, ci si può porre la domanda se possano essere utilizzati come fertilizzanti. La risposta è positiva, ma, anche in tal caso – come avviene con la filiera della frazione umida – è necessario che siano preventivamente trattati.
Come riportato da uno studio citato da Fondazione Barilla, in Ghana meno del 5% della popolazione dispone di fogne. In questo paese gli agricoltori stessi – necessitando di alternative a basso costo per concimare le terre agricole – chiedono che i liquami vengano scaricati sui propri campi. Sottolinea, però, l’approfondimento che, non essendo trattati in maniera corretta, “sono veicolo di malattie e di agenti patogeni che, se ingeriti ripetutamente, causano disturbi gastrointestinali che influiscono su sviluppo fisico e cognitivo, specie dei più piccoli”.
Così nella città ghanese di Tema è nato un nuovo stabilimento – entrato nel programma del governo per il sussidio di fertilizzanti – che tratta gli escrementi, trasformandoli in nutrimento per la terra. Tuttavia se il problema va spesso affrontato alla fonte – o meglio alla tavoletta – una delle soluzioni può essere quella di introdurre sistemi domestici per produrre energia rinnovabile.
Dalla Svizzera arriva il progetto VUNA realizzato presso Eawag (Istituto Federale Svizzero di Scienza e Tecnologia dell’Acqua) che ha ideato un sistema di servizi igienico-sanitari a secco (quindi con risparmio idrico) a prezzi accessibili e che consente di produrre, a metri zero, un prezioso fertilizzante che, avendo ottenuto le autorizzazioni dell’Ufficio federale dell’agricoltura svizzero, può essere utilizzato per concimare ogni tipo di pianta e sfrutta le proprietà nutrienti …delle urine!
Se pensate che tutto ciò peraltro possa riguardare la “sola” Terra vi sbagliate: la circolarità delle deiezioni umane potrebbe un giorno portarci davvero lontano…
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I progetti di riciclo delle deiezioni umane ci porteranno su Marte?
Uno degli obiettivi più ambiziosi, parlando di spazio, è la sfida dell’uomo ad arrivare su Marte. A tale scopo da oltre 30 anni è in atto il progetto ESA MELiSSA (il cui acronimo sta per Alternativa microecologica per il mantenimento della vita) che ha l’obiettivo di rendere le stazioni spaziali autosufficienti per permettere voli di lunga durata.
Perché questo possa avvenire è però necessario riciclare davvero tutto costruendo un sistema a circuito chiuso. Per questo la ricerca MELiSSA, oltre a purificare acqua e aria, come avviene già oggi, punta anche a riciclare i rifiuti organici umani (come l’urina e le feci) per poter coltivare alimenti e garantire un approvvigionamento di frutta e verdura fresca.
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