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lunedì, Dicembre 16, 2024

Obiettivi di riciclaggio: ecco la “Prassi di riferimento” UNI

Frutto di lavori svolti sotto la conduzione operativa dell’UNI, la “Prassi di Riferimento UNI/PdR 132:2022 per il calcolo degli obiettivi di riciclaggio” è un documento basilare per il settore della gestione dei rifiuti urbani. La sua stesura ha visto coinvolti attori quali ISPRA, CONAI e i Consorzi di filiera, Assoambiente, Cisambiente, oltre ad imprese associate a Utilitalia (Veritas Venezia, A2A e Hera). Primo passo verso una vera e propria norma organica

Luca Mariotto
Luca Mariotto
Luca Mariotto, laureato in Scienze Ambientali, da 25 anni mi occupo professionalmente di ambiente con particolare attenzione alla gestione sostenibile dei rifiuti per soggetti pubblici e privati come consulente e amministratore. Dal 2019 sono Direttore del Settore Ambiente di Utilitalia, l’associazione che riunisce a livello nazionale le Public Utility nel campo energetico, ciclo idrico e ambiente.

Il nostro Paese ha finalmente una guida per la rendicontazione e per il calcolo degli obiettivi di riciclaggio dei quantitativi dei rifiuti urbani. L’8 settembre scorso, infatti, è stata pubblicata la Prassi di Riferimento UNI/PdR 132:2022, documento che è nato da un’iniziativa di Utilitalia, la Federazione che raccoglie le imprese pubbliche idriche, ambientali ed energetiche, e reso possibile grazie alla collaborazione delle aziende associate.

Partendo dalla raccolta e arrivando al conferimento presso gli impianti di trattamento, definisce una serie di elementi di riferimento relativi al monitoraggio e alla verifica del dato nel rispetto degli obiettivi europei del pacchetto Direttive “Economia Circolare”, stabiliti non più sulla sola percentuale di raccolta differenziata bensì sull’effettivo recupero di materia rispetto a quanto raccolto: quindi, ricordiamo, il 65% di effettivo recupero entro il 2035.

Che cos’è una “prassi di riferimento” UNI

Per i non addetti ai lavori le «prassi di riferimento», come si legge sul sito UNI, “sono documenti UNI che introducono prescrizioni tecniche o modelli applicativi settoriali di norme tecniche, quando non ci sono norme né progetti di norma nazionali, europei o internazionali”. Possono essere, si legge ancora, “buone pratiche già in uso nei servizi al cittadino/consumatore, applicazioni settoriali di specifiche esistenti, disciplinari industriali, protocolli per la gestione di marchi proprietari, modelli di gestione sperimentati a livello locale, adozioni di prassi europee a livello nazionale.
Sono elaborate sulla base di un rapido processo di condivisione tra i soli autori, non più di 9 mesi, in appositi Tavoli e sotto la conduzione operativa di UNI”.

Leggi anche: Riciclo dei rifiuti, ecco come funziona la filiera italiana dei dati

Come funziona la prassi

La prassi comprende tutti i flussi di rifiuti urbani che vengono raccolti separatamente grazie ai vari sistemi di raccolta differenziata, oltre ad altre frazioni derivanti dallo spazzamento stradale e dagli ingombranti. Per ciascun flusso considerato è stato definito e identificato un metodo di calcolo fondato su bilanci di massa degli impianti e su analisi merceologiche, quando disponibili, e atto a determinare:

  • il recupero di materia,
  • il recupero di energia,
  • lo scarto.

Applicando quanto descritto nella prassi, gli operatori della filiera potranno valutare l’efficacia complessiva del sistema di raccolta, attuare un controllo di gestione delle varie fasi della filiera, certificare la destinazione finale dei materiali provenienti dalle loro attività e dare evidenza dei risultati agli utenti; questi ultimi non solo avranno informazioni puntuali ma anche un giusto riconoscimento del proprio impegno in un’ottica di trasparenza, di applicazione delle migliori pratiche e di  miglioramento continuo.

Si tratta di uno strumento del quale potrà beneficiare l’intera filiera in quanto, se correttamente adottato, è capace di offrire agli Enti di controllo e all’autorità di regolazione, per le fasi del ciclo di raccolta e primo trattamento, un riferimento ai fini del controllo e del monitoraggio delle prestazioni ottenute.

Inoltre, rappresenta il primo esempio in questo campo che adotta e fornisce definizioni uniformi e indicatori condivisi, contribuendo a dare maggior credibilità all’informazione in piena sinergia con i metodi di calcolo e quantificazione stabiliti per legge.

Nello specifico, gli operatori che adotteranno la prassi saranno chiamati a fornire indicatori:

  • obbligatori, raccolti periodicamente lungo tutto il periodo di reporting e relativi a quantità di rifiuti raccolti, quantità dei rifiuti all’ingresso dell’impianto, quantità di rifiuti e eventuali materie prime/seconde prodotte/trasferite dall’impianto con dettaglio delle singole destinazioni e trattamenti, scarti in uscita con dettaglio delle singole destinazioni e trattamenti, metodologie di calcolo adottate;
  • volontari, prevalentemente legati alle prestazioni ambientali (quali consumi energetici ed emissioni di CO2 equivalente).

Come si è arrivati alla prassi e cosa succede ora

Il percorso che ho guidato, sotto la conduzione operativa dell’UNI, e che ha portato alla pubblicazione di questo documento basilare per il settore della gestione dei rifiuti urbani, è durato meno di un anno e ha visto coinvolti attori di rilievo nazionale quali ISPRA, CONAI e i Consorzi di filiera, Assoambiente, Cisambiente, oltre a imprese associate a Utilitalia ( Veritas Venezia, A2A e Hera) che hanno dato un contributo fondamentale  mettendo a fattor comune le loro buone pratiche già adottate a livello volontario.

Nell’intento degli autori, la prassi rappresenta un primo passo nell’avvio di un percorso più complesso di definizione di una vera e propria norma organica che arrivi a rendicontare i flussi di rifiuti urbani per l’intero ciclo di raccolta e trattamento, ai fini del calcolo dell’effettivo riciclaggio correntemente con le modalità della Decisione UE  2019/665.

© Riproduzione riservata

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