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venerdì, Novembre 15, 2024

Scompaiono i Criteri Ambientali Minimi dai contratti pubblici? L’allarme dell’esperto

Dall’ultima bozza del Nuovo Codice dei Contratti Pubblici è scomparso il comma che definiva i Criteri Ambientali Minimi (CAM) per le pubbliche amministrazioni. Una riforma prevista dal PNRR e senza la quale sarebbe difficile ottenere i fondi del Next Generation EU. Una “manina” o una svista?

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista freelance. Ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane - I Quaderni de L’Ora, radio100passi, Palermo Repubblica, MeridioNews - e nazionali. Nel 2014 ha pubblicato il libro inchiesta “Fate il loro gioco, la Sicilia dell’azzardo” e nel 2018 l'ibrido narrativo “La città a sei zampe”, che racconta la chiusura della raffineria di Gela da parte dell’Eni. Si occupa prevalentemente di ambiente e temi sociali.

“Una manina contro gli acquisti verdi”: così Silvano Falocco, esperto di contabilità ambientale e direttore della Fondazione Ecosistemi, lancia l’allarme sulla scomparsa dei Criteri Ambientali Minimi dalle azioni del governo. Previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, i CAM sono una delle basi per la riconversione ecologica dell’economia in quanto disciplinano gli appalti della pubblica amministrazione, garantendo appunti i criteri ambientali minimi da dover rispettare lungo tutto il ciclo di beni, servizi e opere. Definiti già in diverse filiere, dall’edilizia alla cultura, ai CAM adesso andrebbe data un’ulteriore cornice normativa attraverso l’adozione del Nuovo Codice dei Contratti Pubblici.

Nell’ultima bozza visionabile, risalente al 20 ottobre, i criteri ambientali minimi sono scomparsi. O, meglio, a essere cancellato è il comma 2 dell’articolo 57, esistente invece nella precedente bozza, che parlava non a caso di “clausole sociali del bando di gara e degli avvisi e criteri di sostenibilità energetica e ambientale” e disciplinava proprio l’ingresso dei CAM nella pubblica amministrazione. Una scomparsa che solleva più di una domanda: a chi giova far scomparire una riforma prevista dal PNRR, senza la quale sarebbe impossibile ottenere i fondi del Next Generation EU? Di chi sarebbe la “manina” descritta da Falocco? C’entra qualcosa il cambio di esecutivo o si tratta di una semplice svista? In ogni caso, conviene rimediare al più presto.

Leggi anche: La conversione ecologica degli appalti pubblici, il GPP tra potenzialità e nodi da sciogliere

La scomparsa dei Criteri Ambientali Minimi? “Sembra un favore”

Nelle 208 pagine dello “Schema preliminare di Codice dei contratti pubblici in attuazione dell’articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78, recante la Delega al Governo in materia di contratti pubblici”, le parole “criteri ambientali minimi” compaiono solo due volte. Di cui una, per giunta, fa riferimento proprio al comma 2 dell’art.57 citato da Falocco – mentre l’altra citazione si limita genericamente all’ex articolo 34. Come a dire che la “manina” paventata da Falocco ha agito in fretta e furia, togliendo direttamente il comma in questione senza però occuparsi dei successivi rimandi.

“Dentro l’indice c’è ancora il riferimento all’art.57 con i criteri di sostenibilità energetica e ambientale – osserva Falocco – mentre all’interno del testo scompare il riferimento ai criteri, così come viene tolto del tutto il comma 2 che parlava dei CAM. Tra l’altro si tratta di un’azione che va contro la legge delega n°78 del 2022, che fa esplicito riferimento al Green Public Procurement. Ma è chiaro che non ci sono margini: il GPP è talmente incardinato nel PNRR e in tanti documenti del ministero dell’Ambiente che l’unica azione da fare è il ripristino del comma 2 sui CAM. Sembra un favore fatto a qualcuno e in fretta e furia”.

Come abbiamo già spiegato, secondo il testo ufficiale del Pnrr «l’applicazione sistematica e omogenea di questi criteri (i CAM, nda) consentirà la diffusione di tecnologie/prodotti più sostenibili e supporterà l’evoluzione del modello operativo degli operatori di mercato, spingendoli ad adeguarsi alle nuove esigenze della pubblica amministrazione». I criteri ambientali minimi, infatti, si dividono in clausole contrattuali obbligatorie che fungono da base per la gara gara pubblica e criteri premianti, che non sono obbligatori ma vengono inseriti a discrezione di chi la redige. In attesa di capirne di più sul destino dei CAM, quel che appare chiaro è che, al netto del greenwashing imperante, una maggiore sostenibilità spaventa ancora ampi settori della produzione.

Leggi anche: Criteri ambientali minimi, cosa cambia nel settore della cultura

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